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L’Europa avvolge il dossier Iran. I contatti di Parigi, la proposta di Londra

C’è un intenso scambio diplomatico tra Iran e Francia, con l’Eliseo di Emmanuel Macron che s’è intestato per ora l’onere (ma forse ci sarà tempo per l’onore) di gestire la pratica negoziale con cui limare le enormi distanze che stanno producendo lo smottamento del Jcpoa — l’accordo sul nucleare iraniano del 2015 (che i francesi hanno cofirmato per conto del CdS Onu) — dopo il ritiro degli Stati Uniti. Una situazione che ha prodotto, per consequenziale piano di rappresaglia e spostamento di interessi, la crisi delle petroliere nel Golfo Persico.

Nelle scorse settimane il capo negoziatore diplomatico della presidenza francese, la super-feluca Emmanuel Bonne, ha bazzicato Teheran per capire quale strada o quanto meno un terreno comune su cui procedere tra le violazioni simboliche iraniane all’accordo e la mancanze di garanzie dall’Europa che hanno stressato Teheran. Nei prossimi giorni sarà invece Abbas Arajiji, primo consulente del ministro degli Esteri iraniano, uno dei volti del Jcpoa Javad Zarif, sarà a Parigi per portare brevi manu all’Eliseo una lettera firmata dal presidente Hassan Rouhani.

Il ruolo dell’Europa sembra diventare particolarmente importante in questa fase critica. E la Francia ha preso una posizione di bilanciamento. Parigi avrebbe accettato la proposta inglese — lanciata con un discorso in parlamento dal ministro degli Esteri, Jeremy Hunt, che cerca anche l’ultimo sprint per il posto di leadership/premiership — di formare una forza navale europea per controllare la libera navigazione nel Golfo. Una missione che avrebbe dimensioni militari e su cui Londra è parte in causa, visto che i Pasdaran hanno sequestrato la “Stena Impero”, un tanker britannico — gesto che inizialmente gli iraniani hanno provato a dipingere come atto legittimato, ma mano a mano che diffondevano dichiarazione i vertici dell’Irgc hanno dato l’impressione che si trattasse solo di una pura rappresaglia per un’azione simile compiuta dai commandos britannici su una petroliera iraniana a Gibilterra, accusata di violare le sanzioni Ue sulla Siria.

Ieri il segretario di Stato, Mike Pompeo, ha detto su Fox News che “spetta al Regno Unito occuparsi delle proprie navi”, e non è proprio il messaggio che Londra — l’unico alleato americano che in queste settimane s’è buttato a capofitto sul confronto nel Golfo anche pensando al futuro delle relazioni con Washington post-Brexit — si aspettava nell’ottica della nuova Special Relationship trumpiana. Ma c’è un perché: il piano di Hunt, che era stato anticipato a Pompeo.

Gli inglesi hanno interessi energetici da difendere in Medio Oriente, e ora per farlo progettano una retromarcia sull’Europa — con cui avevano finora allentato l’impegno per tenere vivo il Jcpoa. Tutto dopo aver compiuto già 17 transiti su e giù nel Golfo con le navi già presenti per assistere 30 tanker, dopo aver accettato la richiesta degli Usa (arrivata il 24 giugno, formalizzata il 30) di far parte dell’operazione Sentinel per assistere la libertà di navigazione tra quelle rotte.

La missione europea non sarà immediata, ha detto Hunt, che però ha annunciato che i contatti con gli altri paesi Ue sono in corso — con Francia, chiaramente, e Germania, Svezia, Finlandia e Danimarca. Il capo del Foreign Office ha anche specificato che i futuri dispiegamenti militari europei non saranno parte della strategia americana della massima pressione — e questo potrebbe essere un punto a favore nell’altro campo del confronto, quello sul Jcpoa. Si tratta di una proposta geostrategica forte per compattare Bruxelles, che sembra un ossimoro arrivare dal paese della Brexit, che porterebbe l’Ue a marcare una differenza con gli Usa e a mantenere i propri interessi (differenti da quelli di Washington) sulla questione Iran. Una posizione che Parigi condivide. Intanto però il 29 luglio passerà davanti Hormuz la “Hms Duncan”, una cacciatorpediniere inglese che potenzierà notevolmente i mezzi operativi della Marina di Sua Maestà nell’area gestita da Sentinel (la cui importanza è irrinunciabile, ha detto Hunt, ma potrebbe anche esacerbare gli animi. Nell’idea dell’inglese c’è di bilanciare la presenza militare per la sicurezza delle petroliere con l’aumento diplomatico macroniano attorno al Jcpoa? Un contrappeso che gli Usa non possono giocare, visto che sono fuori dall’accordo).

 

(Foto: Twitter, @HmsDuncan, il cacciatorpediniere inglese durante un’esercitazione con la marina francese)



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