Skip to main content

La pancia è con Salvini, ma è Bruxelles a infastidire gli italiani. La foto di Pagnoncelli

Il tema dell’immigrazione è al centro dell’agenda politica e anche, di conseguenza, degli studiosi della politica e del consenso. È cambiato il rapporto degli italiani con questo tema? E se sì, come? Formiche.net ha interpellato Nando Pagnoncelli che con Ipsos Italia è da tempo un punto di riferimento per comprendere le opinioni e i movimenti politici in atto nel Paese.

Pagnoncelli esordisce dicendo che “sì, sul tema la pancia del Paese è con Salvini, ha condiviso la sua linea della fermezza. Per la Sea Watch, così come lo scorso anno per la Diciotti. Ma il fenomeno dell’immigrazione viene osservato e giudicato con le lenti del passato. Il punto non è accoglienza sì, accoglienza no. Il vero nodo, fondamentale per la gran parte degli italiani, è il rapporto con l’Europa. Gli italiani non considerano la chiusura dei porti come un’espressione di disumanità che peraltro cozzerebbe con una tradizione di verso contrario ampiamente consolidata. L’Italia si è distinta a livello internazionale per aver partecipato, con compiti di rilievo, a importanti operazioni di peace-keeping. Non solo. In questi giorni, sta andando in onda in tv la serie tv dedicata a Chernobyl. Anche in quell’occasione l’Italia si distinse per un’elevatissima capacità di accoglienza dei bimbi bielorussi. Agli italiani infastidisce l’atteggiamento di Bruxelles, vorrebbero che ci fosse una più equa ripartizione dei migranti. Questo è il punto. Anche se pure su questo passaggio va fatto un approfondimento sulle percezioni, ma procediamo per gradi”.

LASCIATI SOLI DA BRUXELLES

L’amministratore delegato di Ipsos Italia sottolinea quel che definisce le contraddizioni e le ambivalenze degli italiani. “Sì, perché quando chiediamo agli italiani delle loro paure, delle loro preoccupazioni legate al luogo dove vivono, insomma della vita di tutti i giorni, il migrante è in fondo alla graduatoria. Perché il quotidiano prende il sopravvento e nel quotidiano l’immigrato è la badante che lavora a casa, o qualche bambino che gioca con i propri figli e nipoti. L’atteggiamento cambia quando se ne discute in generale, perché il possibile nuovo arrivo degli immigrati viene considerato – soprattutto da coloro i quali vivono in condizioni di disagio o di difficoltà – come un aumento della concorrenza per l’accesso al mercato del lavoro o comunque per l’acquisizione di altri servizi. Fatta eccezione per questa determinata fascia sociale, il consenso alla chiusura dei porti, che peraltro arriva anche da elettori di centrosinistra e da cattolici praticanti, è legato alla convinzione diffusa che l’Europa ci abbia lasciati soli e che l’Italia sia ingiustamente più esposta rispetto ad altri Paesi sul tema migratorio”.

LA PERCEZIONE

Poi, però, entra in gioco anche il fattore percezione. Che Pagnoncelli definisce molto importante. “I dati di Eurobarometro sono piuttosto chiari, la percezione incide eccome sui pensieri dei cittadini. E il 47% degli italiani sono convinti – a torto – che la maggioranza degli immigrati che sono in Italia siano per lo più irregolari. Così come la maggioranza degli italiani è certa che metà della popolazione carceraria sia composta da immigrati e invece non è vero: lo è per un terzo. Quindi c’è una percezione gravemente distorta del fenomeno migratorio e questo ovviamente incide”.

LE DIFFICOLTA’ DEL M5S

Passando a un’analisi più legata ai partiti, chiediamo a Pagnoncelli del Movimento 5 Stelle. “Io farei un doveroso passo indietro. C’è un aspetto su cui bisogna riflettere quando si pensa al M5s. Alle politiche del 2018 il consenso di cui hanno goduto, era un consenso estremamente trasversale. Misurando i dati ex post, lo abbiamo fatto su campioni grandi e quindi molto attendibili, abbiamo registrato che un terzo dell’elettorato dei Cinque Stelle veniva da forze politiche di centrosinistra, un terzo da un’area di centrodestra e un terzo dal popolo degli astenuti. Il Movimento incarnava, nel 2018, l’ideale per convertire in forza politica la delusione e la rabbia dei cittadini. Andando al governo, però, si sono messi nella condizione peggiore perché si sono ritrovati nell’ineluttabile condizione di dover scontare porzioni dell’elettorato che – ricordiamolo – era un elettorato fortemente eterogeneo. Coloro i quali hanno votato M5S venendo dal centrosinistra, avevano ovviamente aspettative decisamente diverse da chi invece ci arrivava da un passato di centrodestra. E quindi su ogni tema, che sia l’immigrazione , la Tav, l’Ilva, l’Europa, ha contribuito a un’erosione dell’elettorato. È questo il motivo che ha determinato una flessione importante alle Europee, parliamo di sei milioni di voti persi. E. dettaglio tutt’altro che trascurabile, la maggior parte di coloro che non hanno confermato il proprio voto al M5S, si sono astenuti. Sono elettori delusi che avevano scelto il Movimento come ultima spiaggia. Quindi, al di là delle tensioni interne e di cercare di decifrarle, si tratti di capire come possano recuperare consenso elettorale nel Paese. All’indomani di un risultato negativo, la ripresa è storicamente molto complicata. Poi, le tensioni interne non aiutano, contribuiscono alla disaffezione dell’elettore. Questo vale per il M5S così come per il Pd o per Forza Italia. La Lega è invece considerata politicamente più coesa e omogenea, capace di tenere al proprio interno posizioni diverse. E questo incide sull’elettorato”.



×

Iscriviti alla newsletter