Vale 700 milioni di euro la nuova militarizzazione dello Spazio in salsa francese. Sono le risorse da aggiungere ai 3,6 miliardi di euro già previsti per il piano extra-atmosferico della Difesa di Parigi, promosso dal ministro Florence Parly e fresco del supporto che Emmanuel Macron ha simbolicamente manifestato alla vigilia della festa nazionale del 14 luglio. Serviranno per accelerare lo sviluppo del settore, rafforzare gli strumenti di sorveglianza e dotarsi di nuovi mezzi per attività oltre l’atmosfera. Il tutto è ben descritto nella nuova “Strategia spaziale francese di Difesa”, presentata dalla Parly dalla celebre base 942, la sede del Comando per la difesa aerea collocata sul monte Verdun, alle porte di Lione. Il documento segue il rapporto presentato all’Assemblea nazionale lo scorso gennaio, elevando il tema al massimo livello istituzionale.
LA SPINTA DI MACRON
Chi aveva attribuito all’annuncio di Macron un carattere di puro proclama celebrativo sarà rimasto deluso. Parigi fa sul serio. Il nuovo Commandement militaire de l’espace sarà operativo dal prossimo settembre a Tolosa. Potrà contare inizialmente su uno staff di 220 persone, operando all’interno dell’Aeronautica militare e trasformandola in Armée de l’Air et de l’espace. Il progetto viene da lontano. Sono diversi anni che i francesi lavorano sulla spazializzazione dei conflitti, un’evoluzione dottrinale che ha portato il ministro Parly a impegnarsi, lo scorso settembre, a dotare il Paese di “un’autentica autonomia spaziale strategica” contro le “minacce portate da alcune grandi potenze”. L’annuncio arrivava affiancato dalle accuse, rivolte direttamente a Mosca, in merito “all’atto di spionaggio” che sarebbe stato condotto nel 2017 contro il satellite militare franco-italiano Athena-Fidus. Nonostante le perplessità sull’accusa avanzata (nonché le difficoltà di normare il settore), la strategia di fondo era chiara: non perdere la corsa verso la militarizzazione dello spazio.
LA NUOVA STRATEGIA
A tal proposito, la legge di Programmazione militare (Pme) 2019-2025 destinava agli aspetti di difesa spaziale 3,6 miliardi di euro. Con il rafforzamento previsto, dovrebbero salire a 4,3 miliardi. La cifra è considerevole, ma comunque proporzionata alle ambizioni. Scorrendo le circa 70 pagine che compongono il nuovo documento strategico, si nota l’intenzione di procedere su tutti i segmenti del settore spaziale, incrementando la sicurezza di ognuno (dall’accesso allo spazio ai satelliti) e prevedendo un nuovo approccio militare che va dalla teoria agli assetti da sviluppare. Si tratta di una postura “attiva” e non “offensiva”, ha tenuto a specificare la Parly, ma comunque con chiari caratteri operativi che superano la logica della pura difesa statica.
PER UN DOMINIO SPAZIALE
“Se i nostri satelliti sono minacciati, accecheremo quelli dei nostri avversari”, ha non a caso spiegato il ministro. Si tratta di “riservare alla Francia il diritto di scegliere tempi e modalità di risposta: ciò potrebbe implicare l’uso di potenti laser dai nostri satelliti o il dispiegamento di mini-satelliti da pattugliamento”. A tal proposito, ecco svelato il programma “Maîtrise de l’Espace”, dove il primo termine indica il “dominio incontrastato”, e il secondo l’ambiente dove lo si vuole ottenere. È un progetto per dotare le forze armate di nuovi assetti operativi. In particolare, si concentrerà su due fronti: sorveglianza e difesa attiva.
LE NUOVE ARMI
Per il primo, l’obiettivo è il potenziamento delle capacità di osservazione delle orbite terrestri, per cui Parigi può già contare sui radar Graves e Satam e sui telescopi gestiti da Ariane Group e dal Cnrs (il Cnr francese). “Il successore di Graves – ha sottolineato la Parly – dovrà essere in grado di individuare satelliti che si trovano a 1.500 chilometri e che non sono più grandi di una scatola di scarpe. Per la parte di “difesa attiva”, si prevedono soprattutto contromisure laser, da affiancare a una rete di monitoraggio spaziale che potrebbe prevedere l’installazione di telecamere a bordo dei satelliti Syracuse (costellazione per comunicazioni militari) e il lancio di nano-satelliti da monitoraggio entro il 2023.
IL TREND GLOBALE
Tutto questo, ha rimarcato il ministro, trova ragione nel trend globale. “Oggi, i nostri alleati e gli avversari stanno militarizzando lo Spazio”. Per questo, “dobbiamo reagire ed essere pronti”. Non ci sono riferimenti a Paesi specifici, ma il primo confronto è chiaramente con la Space Force targata Donald Trump. In realtà, sul fronte dello spazio militare stanno procedendo con decisione tanti Paesi. A marzo, l’India si è aggiunta al novero delle poche potenze (Usa, Russia e Cina) che hanno dimostrato di possedere capacità anti-satellite (Asat), colpendo con un nuovo missile balistico un satellite in orbita. Particolarmente attiva risulta Pechino, con un programma spaziale completo e ambizioso che va avanti spedito su tutti i fronti, dall’esplorazione (tra stazione spaziale e corsa alla Luna) ai lanciatori (compreso un vettore che punta a essere riutilizzabile). E se le guerre stellari sembrano ormai tutt’altro che un’ipotesi fantascientifica, la Francia non vuole certo fare la parte del semplice osservatore.