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Geraci, la crisi dell’Occidente e quella via della seta che passa per il Cremlino

Quando si parla di politica estera del governo italiano e in particolare di Cina è difficile non pensare a Michele Geraci che del governo Conte è sottosegretario di Stato con delega al Commercio estero. Con un bagaglio di dieci anni di insegnamento nell’ex Celeste Impero e un mandarino rasente la perfezione, si è ricamato addosso la figura del “Mr China” italiano, vero mediatore delle trattative che hanno portato alla firma del Memorandum of understanding sulla Via della Seta a Roma, di fronte al presidente Xi Jinping. Persona competente, dalle parole ponderate e dal tono pacato, l’esponente leghista (indossa con fierezza la spilla di Alberto da Giussano, simbolo del partito ora di Matteo Salvini) ha il vantaggio di manifestare con chiarezza il suo pensiero, ed anche la sua passione politica (estera).

Proprio in virtù del suo incarico nel governo gialloverde, il sottosegretario al Mise ha partecipato alla cena organizzata a Villa Madama in occasione della presenza romana di Vladimir Putin. Tra una portata e l’altra della fugace cena di governo con un menu siculo a base di gamberetti, scorfani e moscardini, Geraci è riuscito a scambiare qualche parola con il presidente russo. E ne ha voluto dare testimonianza su twitter, senza nascondere una certa emozione. “Ho avuto l’onore di parlare col Presidente #Putin a cena assieme al Premier #Conte, ai due Vice Premier e a Moavero – ha cinguettato il giorno dopo, soddisfatto di aver potuto discorrere di economia con “chi conosce veramente il mondo”.

Oggetto del discorso, ca van sans dire, la Cina. “Con il presidente Putin abbiamo discusso sul perché il liberalismo abbia esaurito le sue forze” – recita la versione inglese di un tweet di Geraci. Vista così, con un po’ di malizia, sembra che il sottosegretario sposi in pieno la lettura del liberalismo come idea “obsoleta” che Putin ha dato in una recente intervista al Financial Times indignando mezza stampa internazionale.

 

Nella versione italiana, Geraci traduce liberamente e scrive che con Putin ha parlato delle “residue forze del liberismo commerciale in Occidente” (delle due, l’una). Poi il piatto forte: “Ci siamo trovati d’accordo sullo sbaglio dell’Occidente nel sottovalutare che la Cina si sarebbe trasformata molto prima del previsto in una superpotenza tecnologica”.

Parole che sembrano aver suscitato qualche perplessità in più di una ambasciata straniera in italia. Non è da poco che un sottosegretario del governo italiano, proprio per l’autorevolezza che gli viene riconosciuta, parli con tanta leggerezza di “sbaglio dell’Occidente” con il presidente di un governo autocratico che ricorre a quelle stesse parole per ricordare quotidianamente all’Occidente i suoi “errori”.

Né passa inosservato l’entusiasmo condiviso con Putin per un altro regime illiberale, la Cina, che, per stessa ammissione di Conte a Palazzo Chigi, non era all’ordine del giorno della visita di Stato. A rimarcare il punto di vista, poi, Geraci è tornato sul tema in un’intervista concessa a Sputnik, l’agenzia filogovernativa russa. La Belt and Road cinese, dice, è un’opportunità per far lievitare l’export italiano non solo con la Cina, ma anche con “qualsiasi Paese si trovi nel mezzo, lungo la strada, inclusa ovviamente la Russia”. Bisogna ribaltare la prospettiva dei rapporti commerciali, sentenzia Geraci: “Parlo sempre meno di Europa e sempre di più della nuova Eurasia”. Appunto.

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