L’argomento di politica estera che più tiene banco a Bruxelles è l’Iran, su cui l’Europa lavora su un doppio binario avvolgente. Da un lato l’Ue cerca di tenere vivo l’accordo sul nucleare Jcpoa, che dopo l’uscita degli Stati Uniti (maggio 2018) ha subito scossoni quasi fatali. Dall’altra c’è una trattativa diplomatica con al centro il Regno Unito per spostare navi di paesi europei lungo il Golfo Persico: una missione di pattugliamento attorno alle petroliere, dopo che lo stretto di Hormuz è diventato il terreno di sfogo delle tensioni che riguardano la crisi del Jcpoa.
L’operazione navale è stata proposta da Jeremy Hunt, ex ministro degli Esteri appena sostituito col nuovo governo Johnson (di cui è stato uno sfidante tra i conservatori), come atto di risposta al sequestro da parte dei Pasdaran della petroliere inglese “Stena Impero” – ancora alla fonda davanti Bandar Abbas. L’idea di Londra non passa dall’Ue, da cui i britannici si stanno tirando fuori (e il nuovo esecutivo a Downing Street ce l’ha come obiettivo in cima all’agenda, d’altronde è per questo che s’è insediato).
IL PATTUGLIAMENTO EUROPEO
Il progetto è strutturare una cooperazione di volonterosi disposti a inviare qualche unità navale in quel tratto di mare strategico e delicatissimi attraverso cui passa un terzo del petrolio globale. La Francia è già della partita: lo scriveva la Reuters due giorni fa, lo confermava subito, il giorno prima, l’ex ambasciatore di Parigi in Israele su Twitter. Anzi, di più: il gruppo seguirà il coordinamento franco-inglese, perché come gancio logistico dovrebbe essere sfruttate le basi che i primi hanno negli Emirati e i secondo in Oman. L’Eliseo tra l’altro guida i contanti attorno al Jcpoa. Poi c’è la Danimarca, forse la Norvegia (attenzione: si parla di stati europei, non di Ue) probabilmente l’Olanda; poi Svezia e Finlandia. Più sfumata la situazione di altri tre paesi, tra cui l’Italia (se ne parlerà).
Primo la Germania, che è nelle discussioni, ma ha già declinato proposte simili – una arrivata dagli Stati Uniti, per far parte dell’operazione Sentinel, a cui quella europea si potrebbe affiancare, perché la logistica e il sistema di comunicazioni americane sono irrinunciabili ha detto Hunt spiegando il suo piano, ma non inglobare, perché Washington ha un peso delicato, potrebbe esacerbare gli animi mentre gli europei sono un elemento di dialogo per Teheran.
Poi la Spagna: Madrid ha già ritirato la fregata “Méndez Núñez” dal Golfo Persico a maggio, visto le tensioni che si stavano creando con il rafforzamento militare americano (era in arrivo la “USS Lincoln” col suo gruppo da battaglia). Però gli spagnoli hanno la base di Rota che è un punto di appoggio americano nel Mediterraneo e stanno lavorando per chiudere un accordo di cooperazione intrecciato con Parigi: dunque i presupposti ci sono.
E L’ITALIA?
L’Italia è un capitolo a parte. Secondo Reuters Roma è tra i paesi che hanno dato disponibilità, secondo una fonte della Stampa “è in corso una riflessione”, ma ancora “non è stata presa nessuna decisione”. Il senso tecnico della missione è forse sovrastato dal messaggio politico – un messaggio di integrazione europea che andrebbe nei fatti oltre la Brexit, e si posizionerebbe in linea parallela agli Usa sul dossier Iran; aspetto che, a giudicare da una risposta piccata del segretario di Stato, non è stato subito recepito positivamente dagli americani. E al momento non è chiaro su questo quello che voglia fare il governo italiano.
Roma ha una nuova pratica aperta con Washington sul fronte Teheran perché permette tre collegamenti aerei – due a settimana su Malpensa, uno su Fiumicino – alla compagnia aerea Mahan Air, sottoposta alle sanzioni del Tesoro fin dal 2011 perché collegata ai Pasdaran (è la compagnia che si occupa di trasportare i convogli armati iraniani, anche i miliziani mercenari, in Siria, per dire). Nei giorni scorsi, ancora la Stampa, aveva rivelato i collegamenti. Questione che mette in difficoltà l’Italia sia sul piano politico – il vicepremier Matteo Salvini ha dato rassicurazioni a Washington per quanto riguarda l’allineamento sul dossier iraniano – sia per quello tecnico, perché espone i settori dell’aviazione al rischio delle sanzioni extraterritoriali Usa.
Martedì è stata fornita dal dipartimento economico americano una nota di richiamo: senza indicare esplicitamente l’Italia, venivano indicate le potenziali ripercussioni per chi forniva appoggio alle realtà iraniane sanzionate. Si ricordava anche che a inizio anno Germania e Francia hanno già provveduto a escludere Mahan Air dai propri cieli.
(Foto: Stato Maggiore Difesa, la fregata “Virginio Fasan” della Marina impegnata nell’operazione Ue “Atalanta” contro la pirateria nel Corno d’Africa)