La lista dei dissidenti russi è piuttosto lunga e i critici del Cremlino, sebbene messi all’angolo in patria (e in alcuni casi assassinati), sono ancora molto attivi nel sottolineare le storture e le contraddizioni dell’ultradecennale comando di Vladimir Putin. Uno dei più noti di loro – al quale Politico dedica un approfondito ritratto – è il ventisettenne Alexander Gorbunov, considerato non senza una vena di ironia un “troll” del leader russo, dal momento che proprio a Mosca – attraverso l’Internet Research Agency di San Pietroburgo, nota anche come “fabbrica dei troll” – viene attribuita una attività di disturbo mirata alla realizzazione di campagne di influenza e disinformazione oltreoceano e in Europa.
CHI È GORBUNOV
Da diversi canali Web, compreso il suo profilo Twitter dall’eloquente nome di @StalinGulag, che conta oggi più di 1 milione di follower (ai quali vanno sommati i circa 500mila sul suo canale privato di Telegram), l’uomo contesta i metodi e il governo dello Zar russo, nonostante un’incurabile atrofia muscolare spinale che lo costringe oggi su una sedia a rotelle e che forse lo farà per il resto della sua vita, ma che non ha finora fermato il suo spirito critico né la sua battaglia per i diritti umani, la democrazia e la lotta alla corruzione in Russia. Impegno che gli è valso l’endorsement dell’attivista anti Putin Alexei Navalny, che già nel 2017 lo aveva definito il “più importante cronista politico in Russia”.
LE DIFFICOLTÀ
Come quello di altri oppositori, nemmeno il suo percorso è stato o è facile. Dopo aver scritto in modo anonimo per anni – racconta Vijai Maheshwari – è uscito allo scoperto solo a maggio, dopo che la sua famiglia era entrata nel mirino delle autorità russe, che avevano fatto visita a casa della madre nel Caucaso, nella Repubblica musulmana del Daghestan, dove è nato e cresciuto prima di trasferirsi a Mosca più di cinque anni fa.
È stato accusato del reato di “terrorismo telefonico”, perché il suo telefono cellulare era stato usato – secondo la polizia – per fare una finta bomba. L’uomo non vive di informazione, ma guadagna scambiando derivati e criptovalute dal suo appartamento a Mosca, ma ha deciso di rendersi il più visibile possibile, attirando su di sé i riflettori degli organismi internazionali e della stampa russa e estera, rendendo così più difficile per il Cremlino metterlo a tacere nel silenzio generale, tanto è vero che dopo questa esposizione le accuse nei suoi confronti avrebbero iniziato ad essere meno pesanti.
UNA NUOVA SENSIBILITÀ
La sensibilità nel Paese per la libertà di stampa e di critica sta aumentando progressivamente, così come le prese di posizione di giornali tradizionalmente vicini al leader russo, ma che stanno comunque dando, più che in precedenza, rilevanza a fenomeni di protesta o ingiustizie.
Se questo accade, rilevano i media internazionali, è anche per l’opera e il merito di “millennial” come Gorbunov che si rifiutano di lasciare la Russia, dove invece portano avanti a loro rischio progetti informativi e di resistenza alla censura in Rete che potranno, nel tempo, cambiare il volto del Paese e dare speranza alle nuove generazioni.