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#Mandatozero, un altro passo del M5S verso la realpolitik?

AL CENTRO DELLA SCENA

Su Twitter, in pochi minuti, è diventato di tendenza. Primo in classifica: #mandatozero. Ed è già indice di successo, almeno mediatico. Il #mandatozero presentato oggi dal vicepresidente Di Maio in un video, ha colpito nel segno. È una di quelle iniziative che bucano il web, perché colpiscono proprio nell’immaginario che hanno del M5S i loro tanti nemici. Viene vista come una trovata che di fatto aggira un regolamento interno considerato fintamente rigido e che invece giorno dopo giorno cede spazi alla realpolitik e rinuncia sempre più alla visione idealistica. Insomma, semplificando e nemmeno centrando, il #mandatozero è più Di Maio e meno Di Battista. Anche se poi, il ragionamento politico potrebbe andare bene a tutti all’interno del Movimento.

In meno di un’ora, e in giorni politicamente complicati, in meno di un’ora Di Maio si prende la scena politica. Ed è un fatto. Che poi lo faccia consegnandosi a migliaia di battute che si rincorreranno sui social, è fondamentalmente irrilevante. Sono battute coniate da chi mai e poi mai prenderebbe in considerazione politicamente il Movimento 5 Stelle e li considera pressoché esclusivamente un gruppo di sprovveduti politicamente che si aggirano nel Paese e nei palazzi.

LA PROPOSTA POLITICA

C’è, ovviamente, l’aspetto principale: la proposta politica in sé (che verrà votata sulla piattaforma Rousseau). Che ha un senso. Innanzitutto, vale soltanto per i consiglieri comunali e municipali. E fa i conti con la realtà. “Se vieni eletto consigliere comunale o di municipio al primo mandato –  spiega Di Maio -, e poi decidi di ricandidarti ma non diventi né sindaco né presidente di municipio, il tuo precedente mandato diventa zero, cioè non vale nel conteggio. Ti viene offerta un’altra possibilità”.

Il M5S non soltanto ha compreso il valore dell’esperienza politica. Ma anche capito che a livello locale in tanti avevano cominciato a preferire non mettersi in gioco per non perdere l’opportunità di andare in Parlamento, quindi di fare carriera. Un segnale che non dovrebbe essere preso sotto gamba dagli avversari. Un’altra presa di distanza dalla visione ingenua che da sempre accompagna mediaticamente questo movimento.

Di Maio spiega: “Tante persone decidono di non ricandidarsi la seconda volta al Consiglio comunale, come sindaco, perché semplicemente pensano che avendo delle armate di sette, otto liste contro, hanno serie difficoltà a riuscire a diventare sindaci e quindi la loro esperienza che hanno maturato nel primo mandato  vorrebbero portarla in Parlamento, in Consiglio regionale, e scelgono di non ricandidarsi”. Per paura di non fare più carriera, restano fermi e quindi danneggiano il M5S. “Ma – ancora il vicepresidente del Consiglio – ci sono alcuni coraggiosi che invece in questi anni ci hanno provato comunque, sempre e comunque e queste persone, se non . riusciranno a diventare sindaco o presidente di municipio, avranno comunque la terza chance. Se invece vieni eletto sindaco, il mandato zero non esiste: hai a disposizione cinque anni per cambiare la tua città in cinque anni anche grazie all’esperienza che hai maturato nel tuo primo mandato”.


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