Infrastrutture, accesso, informazione. Tre parole legate a doppio (anzi triplo) filo nell’era della tecnologia digitale, che imperante offre grandi opportunità, ma anche molti pericoli. Tutti gestibili, e ampiamente superabili, se affrontati con lungimiranza, sapienza e, soprattutto, collaborazione fra le parti coinvolte. Di questo e molto altro si è parlato in occasione del convegno Infrastrutture, accesso e informazione nella società digitale, organizzato da Agcom e Iic in concomitanza con il premio Preto, giunto alla sua terza edizione, tenuto presso gli studi di produzione della Rai e moderato dal commissario Agcom Mario Morcellini.
“Sono tre parole, quelle contenute nel titolo di questo appuntamento, che caratterizzano il mondo della comunicazione”, ha esordito il padrone di casa, il presidente Rai Marcello Foa, presente insieme all’ad Rai Fabrizio Salini, nei saluti iniziali. “È fondamentale, però, garantire le infrastrutture affinché le nostre imprese restino competitive. Ci stiamo lavorando, ma bisogna fare uno sforzo per capire che non siamo più in un’epoca di compartimenti stagni. È importante che tutte le parti dialoghino tra loro”.
IL RUOLO DELL’AGCOM
“Le comunicazioni sono il tessuto connettivo della società, ma talvolta ne diventano il veleno”, ha ricordato il presidente di Agcom Angelo Cardani, secondo cui, però, attraverso una corretta attività di regolamentazione possono spiccare per le opportunità che offrono. “Serve uno cambio continuo tra operatori del settore e mondo politico, e in questo senso la responsabilità di quest’ultimo è molto forte”, ha concluso. A chiudere i ringraziamenti, Augusto Preta, esperto di contenuti e media digitali, che ha ricordato come non sempre la collaborazione sia facile, ma che resta fondamentale.
L’OPINIONE DEGLI ESPERTI
Ma cos’è l’opinione pubblica, e come si forma oggi? A tentare di rispondere al quesito, il giudice emerito della Corte costituzionale Sabino Cassese, che salendo sulle spalle di alcuni dei più grandi pensatori della comunicazione, da Benedetto Croce a Jürgen Habermas fino ad Edmund Burke, ha esplicato i due mondi informativi che coesistono in Italia – ad ascensore, partendo dai sentimenti popolari e a cascata, partendo dagli opinion maker – e le relative insidie.
“Sebbene il modello ad ascensore appia più democratico, ha molte criticità perché sottopone la politica a un’esposizione costante, la pone su in tapis roulant dal quale non può mai scendere e finisce per raccontare i fatti non per quello che sono, ma per quello che l’opinione pubblica vuole sentire”, ha allertato. “Secondo una recente ricerca, gli italiani percepiscono una presenza di immigrati pari al triplo rispetto alla realtà e ritengono che la criminalità sia notevolmente aumentata, quando invece è in diminuzione”, ha spiegato. “La perdita dei gatekeeper rappresenta un pericolo per la democrazia”, ha aggiunto, poiché dà l’impressione a tutti, attraverso i canali social, di avere un pubblico a cui parlare, “fa sentire l’uomo potente come il politico che fa un comizio; tutti credono di avere un loro palcoscenico”.
“La disinformazione crea click, e i click portano soldi. Il problema, al di là della disinformazione, è la volontà che c’è dietro”, ha precisato Gina Nieri, nel management di Mediaset e fra i vincitori del Premio Preto secondo cui tanto è stato fatto, ma ancora tanto rimane da fare, soprattutto per garantire la concorrenza e la democraticità dei sistemi di comunicazione, ha detto ammiccando ai giganti del web, che però hanno confermato il loro impegno nel garantire l’assoluto rispetto dei diritti dei cittadini.
“Vogliamo lavorare con i governi e con le autorità – ha detto Luca Colombo, country manager di Facebook – anche perché si capisca che il nostro lavoro non è così facile. Ricordiamo che solo in Italia abbiamo 31 milioni di utenti, cresciuti esponenzialmente negli ultimi due anni. Non possiamo essere noi a decidere cosa è giusto e cosa è sbagliato, ma le istituzioni”. A parlare di regolamentazione, anche Antongiulio Lombardi, direttore affari regolamentari di Wind Tre. “È necessario un nuovo approccio regolamentare volto a creare un ambiente sostenibile per lo sviluppo delle reti 5G – ha detto – senza le norme non più utili e applicando la regolamentazione in modo olistico per combinare la tutela della concorrenza, del mercato e la regolamentazione di settore”.
“L’Italia giocherà alcune grandi sfide. Il 5G può essere senz’altro un’occasione per l’Italia anche per colmare quel divario che c’è con l’Europa”, ha detto invece Roberto Viola, direttore generale di Dg Connect in un videomessaggio. “Ma nelle competenze digitali l’Italia resta sotto la media europea ed è forse la questione più urgente da affrontare. Le infrastrutture non bastano se mancano le competenze”.
“Una commissione coraggiosa” è quanto servirà all’Italia secondo Luigi Gubitosi, ad e dg di Tim, “una commissione che non cerchi la popolarità ma che faccia la cosa giusta. Le normative della Commissione europea hanno fatto molto, ma ci sono anche tante occasioni perdute”. A concordare, il country manager di Google Italia Fabio Vaccarono: “Il nostro Paese è affamato di crescita e il digitale può rappresentare una grande opportunità”.
“Le nuove sfide sono molte e non riguardano solo il 5G”, ha ricordato invece l’amministratore delegato e direttore generale di Open Fiber, Elisabetta Ripa, secondo cui l’obiettivo è innanzitutto “abbassare il livello di conflittualità e di litigiosità”. Una visione molto positiva quella di Tiziana Talevi, responsabile Affari regolamentari di Fastweb. “Ricordiamo che in un momento di crisi i dati sul digitale invece restano positivi, nonostante l’abbassamento dei prezzi, in controtendenza ad altri settori”.