LA MANIFESTAZIONE ANDAVA ANNULLATA
Sabato prossimo Mariastella Gelmini non ci sarà al Teatro Brancaccio di Roma dove è in programma il lancio di “Italia in crescita” il movimento politico di Giovanni Toti neocoordinatore di Forza Italia con Mara Carfagna.
“Non ci vado, perché quella manifestazione era nata prima della ricucitura dello strappo con Toti. Secondo me andava annullata. Era una manifestazione nata contro Forza Italia, pensata per costruire un’opzione diversa. Poi – prosegue l’ex ministro dell’Istruzione – è subentrato l’atto di generosità e lungimiranza di Berlusconi che ha affidato a Toti e a Carfagna in qualità di coordinatori e a me, Bernini, Tajani e a tutti i dirigenti del partito, il compito di lanciare una nuova stagione politica. Fossi stata in Toti, avrei annullato la convention di sabato e comincerei ora a partecipare alle manifestazioni di Forza Italia come non ha fatto in campagna elettorale”.
La mossa di Berlusconi ha effettivamente segnato l’inizio di una nuova fase in Forza Italia. Fase che potrebbe culminare nelle primarie. E oltre a Toti e Carfagna, alla contesa elettorale interna si è candidata anche Maria Stella Gelmini che ha concesso una conversazione a Formiche.net.
LO SPAZIO POLITICO
“Io credo che mai come oggi Forza Italia abbia davanti a sé una grande occasione. Il nostro partito ha la possibilità di occupare lo spazio politico che si apre tra il sovranismo e l’isolazionismo di Salvini e Meloni fino al Pd. È uno spazio non presidiato che ci offre l’opportunità di dare voce a una fetta importante di Paese che oggi non si sente rappresentato. E di riconnetterci all’Italia che lavora, produce, investe, studia, rischia. Quel blocco sociale che una volta avremmo definito ceto medio e che è stato falcidiato, indebolito dalla crisi, e che non si ritrova nella propaganda di Salvini e Di Maio. Il nostro compito è elaborare una proposta da contrapporre alle fallimentari politiche del governo soprattutto per quel che riguarda le ricette economiche”.
LAVORO E IMPRESA
Gelmini ha ben chiaro il programma della sua Forza Italia, i punti che caratterizzano la sua azione politica.
“Gli assi portanti saranno lavoro formazione e impresa. Da contrapporre a strumenti come il reddito di cittadinanza. Senza lavoro, lo sappiamo, non c’è libertà né dignità. Ed è inutile che il governo si trastulli con gli ultimi dati Istat. Non c’è stato un sostanziale aumento della platea degli occupati; è successo che l’irrigidimento delle formule contrattuali ha favorito un aumento dei contratti a tempo indeterminato. Il decreto dignità non ha per nulla intaccato i dati di disoccupazione relativi ai giovani e alle donne. Per Di Maio sono fondamentali il reddito di cittadinanza e la decrescita; per noi, invece, l’obiettivo è far avere al lavoratore più soldi in busta paga. Quel che propongo è un nuovo contratto sociale tra Stato impresa e lavoratore, in cui lo Stato si pone l’obiettivo di ridurre le tasse alle imprese che così possono assumere perché si è abbassato il costo del lavoro. E i redditi dei lavoratori possono beneficiarne. Non crediamo alle scorciatoie del reddito di cittadinanza e del salario minimo; solo aumentando gli stipendi, è possibile riattivare la domanda interna dei consumi”.
I TAVOLI DELLE CRISI INDUSTRIALI
Lavoro e impresa ovviamente strettamente connessi. “E in questo governo di cultura d’impresa non ce n’è, anzi c’è ostilità nei confronti del mondo imprenditoriale. Abbiamo il responsabile dello Sviluppo economico, Di Maio, che gli imprenditori li definisce prenditori. Basterebbe questo. Ma purtroppo c’è dell’altro. Ieri sul Sole 24-Ore Annamaria Furlan ha ricordato che in pochi mesi i tavoli delle crisi industriali sono saliti da 138 a 158. Nel pomeriggio in Parlamento ho chiesto un’informativa su questo punto. E ai tavoli Di Maio non ci va di persona ma invia spesso i capi struttura. E gli unici strumenti che ha per provare ad arginare queste difficoltà, che invece sono sistemiche, sono gli ammortizzatori sociali. Ha portato l’industria al collasso, a rischio ci sono 300mila posti di lavoro, forse sarebbe il caso che Di Maio tornasse in Parlamento per parlare di impresa e dei suoi piani di sviluppo dell’industria italiana”.
Manca la formazione. “Bisogna superare il mismatch tra i profili dei laureati e dei tecnici sfornati dalle superiori e le richieste del mercato del lavoro. Bisogna investire nel capitale umano attraverso il rilancio dell’istruzione tecnica superiore e con una attenta politica di distretto. Parallelamente dobbiamo far crescere e sviluppare sistemi di formazione che aiutino l’incontro tra domanda e offerta e favoriscano il superamento delle incongruenze di due mondi che fanno fatica a comunicare”.
LA DISTANZA TRA MILANO E ROMA
Maria Stella Gelmini è bresciana di nascita, conosce molto bene sia Milano sia Roma. Le chiediamo di questa forbice sempre più ampia tra le due principali città italiana, con la bilancia che pende decisamente dalla parte di Milano.
“Oggi stiamo assistendo all’umiliazione di Roma sommersa dai rifiuti. Purtroppo non siamo più soltanto al danno di immagine, che pure è molto rilevante, ma si profila anche un problema di salute per i romani. Quei cassonetti ricolmi di immondizia rappresentano simbolicamente l’incapacità di governare dei Cinque stelle. È un timbro che la Raggi si porta addosso e ha il respiro corto la tattica di scaricare sulle gestioni precedenti, perché Roma in passato è stata governata sia dal centrosinistra sia dal centrodestra e non è mai stata in condizioni simili. È incalcolabile il danno reputazionale che sta subendo la capitale. I romani non si meritano tutto questo: Roma è la nostra capitale ed è apprezzata in tutto il mondo. A Milano la situazione è diversa. Ha beneficiato dell’Expo che è stata una vetrina straordinaria, avrà le Olimpiadi altra grande opportunità che è stata rifiutata sia da Raggi sia da Appendino. Quello di Milano è un modello di governo che si richiama alla sussidiarietà, alle sinergie, al gioco di squadra come abbiamo visto anche in occasione dell’assegnazione delle Olimpiadi invernali. Ciascuno ha svolto la sua parte, governatore, sindaco e anche il governo con Giorgetti. Poi è chiaro che se dovessimo andare nelle periferie, Sala sarebbe contestato. La gestione dell’ordinaria amministrazione è deficitaria anche a Milano e non mancano anche qui situazioni di degrado, però non è mai mancata una visione di prospettiva così come il valore aggiunto del riuscire a fare sistema tra istituzioni”.
FORZA ITALIA PER UN CENTRODESTRA CON LA LEGA
Ha citato Giorgetti e le chiediamo se considera il ritorno al centrodestra la destinazione naturale di Forza Italia. “Il centrodestra lo ha inventato Berlusconi quindi, anche se ora con la Lega i rapporti di forza si sono invertiti, non saremmo certo noi a rompere una coalizione che Berlusconi ha fortemente voluto. Purtroppo l’alleanza di Salvini con i Cinque Stelle non aiuta il consolidamento della coalizione. Ma per noi non esiste una coalizione alternativa. E non solo per noi, il centrodestra viene votato dagli elettori, il centrodestra unito ha vinto tutte le regionali. È la dimostrazione che i cittadini guardano a noi, al centrodestra, come l’unica vera alternativa alle chiacchiere del Pd e alla decrescita di Di Maio.
SALVINI E L’IMMIGRAZIONE
C’è quindi consonanza con Salvini, e certamente una prospettiva. Che può riguardare anche un tema oggi particolarmente delicato come quello dell’immigrazione. “Rispetto alla sinistra – prosegue Gelmini – Salvini ha intercettato l’esigenza di maggior rigore rispetto al tema dell’immigrazione. Quando i parlamentari del Pd salgono sulla Sea Watch, di fatto mettendo in scena una propaganda uguale e contraria a quella del ministro dell’Interno, non fanno che aiutarlo. Il modello di accoglienza aperto, caro alla sinistra, è fallito. Di Salvini condivido il rigore, non sempre i toni e le soluzioni. Per me il rigore va sempre coniugato con l’umanità, poi va considerato che la propaganda – vero e proprio cavallo di battaglia di Salvini – con lui non può mai mancare. Però il governo non ha fatto abbastanza, è incapace di farsi ascoltare in Europa per la riforma del Trattato di Dublino sulla distribuzione delle quote, e manca anche un accordo con i Paesi del Nord Africa, accordo che a suo tempo venne siglato da Berlusconi con Gheddafi e subì numerose critiche. Quindi va bene il rigore di Salvini, però rinuncerei a un po’ di propaganda per una maggiore efficienza nella gestione del fenomeno”.
NON È SOLO TOTI A VOLERE DEMOCRAZIA INTERNA
Infine l’ultima domanda di nuovo su Forza Italia. Le chiediamo se quel che si sta aprendo è un reale processo di trasformazione, oppure il leader indiscusso resta sempre Silvio Berlusconi. “Berlusconi resta ovviamente il leader di Forza Italia. Del resto parliamo di un leader che ha preso 570mila preferenze alle Europee. Le leadership non si assegnano a tavolino, vengono scelte dagli elettori. C’è stata un’apertura alla contendibilità di Forza Italia, siamo tutti favorevoli a una maggiore democrazia. Appunto per questo anche io mi sono candidata alle primarie. Ma non vorrei che passasse il concetto che è solo Toti a volere più democrazia interna. Non è una prerogativa di Toti. Siamo tutti favorevoli a un cambiamento che deve essere condiviso da tutti e non imposto unilateralmente con strappi o ultimatum. Il percorso democratico che abbiamo avviato non è un reality show e va portato avanti in accordo con Berlusconi. In questo periodo storico, noi come Forza Italia abbiamo una grande occasione. E non è certo l’autoreferenziale discussione sulle regole che ci farà recuperare appeal agli occhi dell’elettorato. Non vorrei che perdessimo di vista l’obiettivo di farci sentire sui contenuti mentre il Paese è in stallo e assistiamo al fallimento del governo e dei Cinque Stelle.