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L’Italia non può favorire il terrorismo. No ai voli della Mahan Air. Parla Lucaselli (FdI)

“Il punto è evidente, rischiamo di perdere il contatto con il nostro principale alleato storico, gli Stati Uniti, per fornire esposizione politica ad altri attori con i quali però non siamo nemmeno in grado di costruire alleanze”. La deputata di Fratelli d’Italia Ylenja Lucaselli, membro della commissione Bilancio di Montecitorio e dell’intergruppo Usa-Italia, commenta in una conversazione con Formiche.net il caso Mahan Air, la compagnia aerea iraniana collegata ai Pasdaran a cui il governo italiano ha concesso di aumentare gli scali nel nostro Paese.

La vicenda è diventata argomento nel dibattito politico perché “rappresenta l’incapacità di questo governo di fare politica estera”, aggiunge Lucaselli. Breve recap: nei giorni scorsi c’è stato uno scoop della Stampa che raccontava come ora la società abbia ampliato il numero dei voli da e per l’Italia. Uno a settimana su Fiumicino, un altro bisettimanale su Malpensa. Ma Mahan Air non è un semplice vettore aereo: è stata già designata nel 2011 dal Tesoro statunitense in relazione al sostegno dell’Iran al terrorismo internazionale, link con i Pasdaran e con Hezbollah, un ruolo nei trasferimenti di armi e miliziani verso il regime siriano.

Ci sono state due interrogazioni parlamentari, al Senato l’ha presentata Lucio Malan (Fi) e alla Camera Paolo Formentini (Lega), e Lucaselli aggiunge che anche Fratelli d’Italia, il suo gruppo politico, “presto, considerando che il Parlamento sta per andare in pausa ne presenterà un’altra simile per chiedere chiarimenti sulla situazione”.

Che cosa dovrebbe fare l’Italia?

Direi che innanzitutto dovrebbe sospendere i voli. Perché quando ci sono situazioni di dubbio dobbiamo agire prima di tutto con prudenza. A maggior ragione quando riguardano questioni così importanti e delicate. Il dubbio nasce da una serie di elementi messi chiaramente in evidenza dalle designazioni americane. Sono fatti esistenti, sui quali quanto meno servirebbe approfondire, ma intanto mettersi in una posizione protetta è il passo necessario.

Il rischio, secondo quanto esce da Washington, è che gli scali italiani rischino di entrare nel meccanismo sanzionatorio extraterritoriale americano: questo cosa significa?

Credo che siano fatti gravi, e non comprenderlo delinea perfettamente l’incapacità di avere una politica estera gestita in Italia. Perché fare politica estera non è soltanto fare visite istituzionali, ma è soprattutto prendere posizioni su dinamiche interne in funzione della realtà che ci circonda. E significa anche ascoltare i paesi con cui siamo amici.

Ascoltare gli Usa, in questo caso…

Certamente, sono i nostri alleati storici, o meglio, sono i nostri unici alleati e invece con loro stiamo logorando il rapporto. Non è un caso che il presidente Sergio Mattarella stia correndo per organizzare un viaggio alla Casa Bianca che forse ci sarà già a settembre. Ci siamo esposti con altri, per esempio con la Cina, e in questo modo erodiamo la fiducia che gli Stati Uniti hanno in noi. E non è questione di sovranità nazionale, l’alleanza storica con Washington ci ha sempre permesso di avere relazioni con tutti gli altri Paesi, dalla Cina appunto alla Russia. Ma quelle sono relazioni, con gli Usa c’è un’alleanza. Dimensioni diverse. Noi stiamo facendo scelte, come la Mahan Air, il 5G cinese e porti affidati alle società di Pechino, che ci espongono su punti che per gli americani sono molto importanti.

Formiche.net ha chiesto con un appello (in un corsivo firmato dal sottoscritto, ndr) che l’Italia faccia una scelta di campo, si riposizioni sulla linea atlantista con maggiore convinzione e lucidità. Cosa ne pensa?

Condivido l’appello. Nasce chiaramente da quella situazione evidente di cui parlavo prima, ossia la mancanza dell’Italia dai dossier importanti. Noi non ci siamo nei tavoli strategici.

Prendiamo il caso dell’Iran, ancora: ci sono Francia, Regno Unito e Germania che lavorano attivamente per una de-escalation consapevole e controllata, ci sono altri paesi europei che hanno già manifestato la propria adesione a possibili iniziative per garantire la sicurezza della navigazione lungo lo Stretto di Hormuz (diventato il luogo più critico del dossier)….

Ecco, e lei mi dirà: E l’Italia? Assente. Rischia l’irrilevanza, se non peggio.

(Foto: Tesoro Usa, un aereo della Mahan Air mentre scarica armi per le Quds Force iraniane all’aeroporto di Damasco)

 


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