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Italia nel mirino. Nelli Feroci (Iai) spiega il fuoco incrociato di Parigi e Berlino

Divise su (quasi) tutti i dossier europei, la Francia di Emmanuel Macron e la Germania di Angela Merkel hanno trovato nel governo gialloverde un collante formidabile. Dalla partita per le nomine Ue alla procedura d’infrazione paventata dalla Commissione, passando per il caso Sea-Watch, l’Italia subisce il fuoco incrociato di critiche da Parigi e Berlino. C’è poco da sorprendersi, spiega a Formiche.net Ferdinando Nelli Feroci, presidente dello Iai (Istituto affari internazionali), già rappresentante permanente dell’Italia a Bruxelles.

Sul caso Sea-Watch l’Italia è finita nel mirino congiunto di Francia e Germania. Siamo al già visto?

Non sono sorpreso. Una precisazione però è d’obbligo, a prescindere dall’operato del governo italiano.

Quale?

Se è vero che in questo caso Francia e Germania hanno dato disponibilità in extremis per accogliere alcuni dei migranti sulla Sea Watch, è altrettanto vero che, soprattutto da parte francese, non c’è mai stata concreta solidarietà verso l’Italia sulla gestione dei flussi migratori.

E infatti una riforma del sistema di Dublino è sempre più improbabile.

Da entrambi i partner è mancata la disponibilità a riformarlo. Va detto purtroppo che il regolamento di Dublino sconta pesanti ambiguità, perché non riguarda tanto la gestione dei flussi migratori quanto il trattamento dei richiedenti asilo, che fra i migranti che arrivano sulle nostre coste sono una netta minoranza.

Non solo migranti. Anche sui conti pubblici il governo italiano è criticato da Parigi e Berlino. C’è ancora margine per convincere la Commissione Ue?

Sono relativamente fiducioso che si possa evitare una procedura d’infrazione. Molto dipenderà dal modo in cui il governo gestirà i rapporti con la Commissione. Se prevarrà la linea del dialogo e della moderazione rappresentata dal Mef e dal presidente del Consiglio sarà più facile evitarla.

Altrimenti?

Se dovesse prevalere la linea dello scontro frontale e dell’attacco quotidiano alle istituzioni europee abbracciata dai due vicepremier i giochi si faranno più complicati.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha difeso i conti italiani. Quanto pesa l’intervento del Quirinale?

Le parole di Mattarella sono sicuramente importanti, ma lo sono altrettanto i dati che il governo presenterà dopo aver approvato il bilancio di assestamento. In occasione del confronto con la Commissione Ue sulla legge di bilancio del 2019 il Presidente della Repubblica ha avuto un ruolo di primo piano nell’ispirare la linea del governo e condurla sulla strada di un’interlocuzione costruttiva.

Sullo sfondo resta la partita delle nomine, che vede l’Italia in panchina.

Lo stallo è preoccupante. Riflette la frammentazione fra Paesi membri e famiglie politiche europee già emersa dopo le elezioni del 26 maggio. C’è il rischio non solo di uno scontro fra singoli candidati ma anche fra istituzioni, e in particolare fra Parlamento Ue e Consiglio sul metodo dello spitzenkandidat. Non dimentichiamo che sarà l’emiciclo di Strasburgo ad avere l’ultima parola votando a maggioranza il presidente della Commissione.

L’Italia per chi deve tifare: il socialista Timmermans o il popolare Weber?

Difficile individuare un candidato ottimale per gli interessi italiani fra quelli in corsa. Al governo italiano conviene anzitutto avere alla testa della Commissione una personalità autorevole, in grado di rappresentare l’intera Ue nei confronti dei nostri grandi partner ma anche dei nostri competitor internazionali.

Sulle poltrone europee Francia e Germania hanno montato le barricate. Esclusa l’Italia, sembra ci sia poco a tenere in vita l’asse franco-tedesco celebrato qualche mese fa ad Aquisgrana.

Nulla di nuovo. Il rapporto fra Francia e Germania ha sempre vissuto di alti e bassi. Non è un mistero che oggi Parigi e Berlino abbiano due sensibilità politiche molto diverse. Mi auguro che presto trovino una composizione. Una solida intesa fra i nostri due partner è il presupposto essenziale per un’Ue credibile.

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