Skip to main content

Vi racconto il conflitto tra Usa e Cina sulle terre rare

C’è una new entry nell’immaginario collettivo che ha un nome da film: “le terre rare”. Non si tratta però di terre. Parliamo di una cosa meno vistosa ma assolutamente indispensabile ai tempi di oggi. Scrive il prof. Pietro Greco sul primo numero della riedizione di “Civiltà delle Macchine: “Sono 15 più 2, sono elementi chimici particolari: lucenti come tutti i metalli e piuttosto malleabili. Ed è assolutamente vero che abbiano un valore strategico tanto da suscitare gli incubi sia in alcuni manager di industrie hi-tech che in alcuni Stati maggiori. Non è facile estrarli dai minerali dove si trovano in natura. Per questi li chiamano ‘terre rare”.

È interessante però annotare che molte “terre rare” sono presenti in giacimenti cinesi e anche, ad esempio, venezuelani e sono motivo di conflitto e di competition fra Usa e Cina. Di questo si occuperà domani, nella sede del Centro studi americani, un parterre di discussant che vede in prima fila il professor Pietro Greco, autore dell’articolo citato, poi Diego Fabbri coordinatore di America di Limes, Alessandro Marrone, Head of Iai defence programme, Lucia Votano, fisico, già direttore del Laboratorio del Gran Sasso e componente del team per l’esperimento “Juno”. Modererà Pierangelo Buttafuoco, vice-direttore della rivista “Civiltà delle macchine”. Il dibattito si terrà domani alle 17,30 presso il Centro studi americano in via Caetani.

CIVILTÀ DELLE MACCHINE

Due sono le ragioni profonde di interesse di questa discussione. La prima è che il testo sulle “terre rare” appare nel primo numero della nuova “Civiltà delle Macchine”. La rivista originaria, e questa che si proclama sua erede, vogliono scoprire il mondo che ci sta davanti e per farlo fanno parlare scienziati e artisti, selezionano i temi, illuminano i conflitti mondiali che si vedono poco. Il conflitto Usa-Cina sulle Terre rare è uno di quei conflitti invisibili ma che hanno valore strategico del rapporto fra i due Paesi.

La seconda ragione sta nel fatto che il mondo d’oggi, che usa come fossero caramelle le più complesse tecnologie, spesso ignora il processo per crearle, difenderle, espanderle. Le “terre rare” rappresenta la più interessante scoperta dell’epoca moderna. Non possiamo immaginare, ormai, computer o un telefonino che non siano di nuova generazione e fatti senza pensare che ci sono materiali che consentono ad alcune imprese di produrle persino a basso costo.

Per “Civiltà delle macchine” è questo il territorio da esplorare, là dove nuovi conflitti nascono sui punti alti della modernità e là dove la cultura umanistica trova alimento per dialogare con quella scientifica. Tutto ciò avviene in un contesto di conflitto e di collaborazione. È del tutto evidente che gli Stati Uniti dovranno tenere a mente la forza dei produttori di Terre rare. E viceversa. La presentazione al Centro studi americani ha anche un altro significato. “Civiltà delle Macchine “vuole incontrare i suoi lettori”, li vuol protagonisti di questa operazione culturale senza eguali. È un progetto. L’unica nostra certezza è che indietro non si potrà tornare e che il compito più importante che ci dobbiamo dare è restituire la scienza agli scienziati.


×

Iscriviti alla newsletter