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La distensione tra Washington e Pechino potrebbe passare dal petrolio iraniano?

Il Dipartimento di Stato americano starebbe ipotizzando di consentire alla Cina di importare petrolio dall’Iran, contravvenendo in questo modo all’impegno della Casa Bianca di azzerare le esportazioni di petrolio iraniane. Stando a quanto riporta Politico, il rappresentante statunitense per l’Iran, Brian Hook, e il suo team di negoziatori avrebbero preso in considerazione l’ipotesi di concedere a Pechino una esenzione, sfruttando un appiglio dell’Iran Freedom and Counter proliferation Act: una norma, risalente al 2012, che ha l’obiettivo di colpire duramente l’industria petrolifera di Teheran, oltre al suo settore navale. Una norma che permette di importare petrolio iraniano soltanto previo consenso del governo americano.

L’alternativa, prosegue Politico, sarebbe quella di consentire alla Repubblica Popolare di violare apertamente le sanzioni imposte dagli Stati Uniti alla Repubblica Islamica. La Cina sta infatti continuando ad importare petrolio iraniano: si pensi solo che, lo scorso giugno, Pechino abbia ricevuto la prima consegna di un carico petrolifero, da quando l’amministrazione Trump a maggio aveva cancellato le esenzioni relative alle sanzioni comminate all’Iran. In questo senso, agli occhi di Teheran, la Cina rappresenta un’importantissima sponda economica per alleviare la pressione delle sanzioni statunitensi. Il comportamento cinese ha suscitato per questo qualche polemica da parte dei falchi del Congresso statunitense (come il senatore della Florida, Marco Rubio), che non hanno digerito troppo il recente atteggiamento relativamente distensivo adottato da Trump verso l’Iran e che – al contempo – invocano un approccio più duro contro la Repubblica Islamica.

Nella fattispecie, la soluzione studiata dal Dipartimento di Stato sarebbe quella di permettere alla Cina di importate petrolio da Teheran come pagamento in natura per gli investimenti considerevoli della compagnia petrolifera cinese Sinopec in un giacimento petrolifero iraniano: è in questo contesto che gli Stati Uniti concederebbero una deroga alla Repubblica Popolare. Per ora, Washington ostenta la linea dura contro Teheran. Ma non è escludibile che, nelle prossime settimane, possa aprire alla possibilità di consentire alla Cina di importare il petrolio iraniano. Una mossa che potrebbe avere vari obiettivi.

In primo luogo, non bisogna dimenticare che – in occasione del recente G20 di Osaka – Donald Trump e Xi Jinping abbiano siglato una sorta di tregua commerciale, riprendendo i negoziati per cercare di porre fine alla guerra dei dazi. In questo contesto, concedere l’esenzione a Pechino significherebbe tendere una mano alla Cina, nel tentativo di mantenere il clima di distensione per facilitare il raggiungimento di un’intesa. Del resto, le importazioni di energia a basso costo costituiscono un fattore assolutamente significativo per mantenere in piedi il sistema economico cinese: un fattore che consente alla Repubblica Popolare di sopravvivere nel mezzo della guerra tariffaria con Washington, garantendo anche (almeno parzialmente) stabilità sul fronte della politica interna. Inoltre, lasciano realisticamente intendere dal Dipartimento di Stato americano che pretendere da Pechino la scrupolosa osservanza delle sanzioni statunitensi non produrrebbe grandi effetti.

Se nei rapporti con il dragone cinese, l’obiettivo è quindi di natura tendenzialmente distensiva, la situazione non è invece troppo chiara per quanto riguarda le relazioni con l’Iran. Sotto alcuni aspetti, concedere l’esonero alla Cina significherebbe per gli Stati Uniti ridurre ufficialmente l’isolamento internazionale della Repubblica Islamica. Dall’altra parte, secondo alcuni analisti, con questa mossa, Washington favorirebbe in realtà il progressivo impoverimento di Teheran, per costringere – in un secondo momento – il presidente iraniano, Hassan Rohani, a sedersi al tavolo delle trattative per una rinegoziazione del trattato sul nucleare: un obiettivo a cui Trump sta tendendo (e non da oggi). E’, questa, per esempio l’opinione di Elizabeth Rosenberg, del Center for New American Security, che ha dichiarato a Politico: “Se l’amministrazione Trump desse il permesso all’Iran di rimborsare la Cina in natura per debiti dovuti a lavori passati da compagnie petrolifere cinesi in Iran, questa mossa potrebbe in realtà far avanzare la politica dell’amministrazione Trump: cioè, le esportazioni dell’Iran priverebbero l’Iran di beni preziosi e aggraverebbero ulteriormente lo stato di difficoltà”.


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