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La Turchia ha molti nemici. Chi ha assassinato i diplomatici nel Kurdistan?

Era l’ora di pranzo al Huqqabaz di Erbil, quando un uomo armato di pistola con silenziatore è entrato nella sala del ristorante della catena turca e ha freddato tre persone, per poi scappare su una macchina tenuta accesa da un complice, pronti alla fuga. Un’esecuzione in stile mafiosa. Il sicario (forse due) ha ucciso il vice capo della missione diplomatica turca nel Kurdistan iracheno; sotto i colpi altri due funzionari, in un ristorante pieno di gente posizionato su una strada che porta all’aeroporto internazionale, nel luogo dove sta crescendo il progetto immobiliare futuristico “Empire World”.

L’assassinio complica la delicatissima situazione di Ankara, coinvolta in una serie di dossier complicati che vanno dal recente scontro politico con gli Stati Uniti (legato all’acquisto del sistema S-400 russo), alla crisi siriana che sta entrando nella nuova fase della ricostruzione (Ankara partecipa al lavorio diplomatico alternativo all’Onu che va sotto il nome di processo di Astana insieme a Iran e Russia, che tecnicamente sono sul lato opposto alla Turchia, e tutti vogliono giocare i propri interessi sul futuro del paese). Ma ancora: la crisi con i curdi del Pkk al sud, collegata per osmosi al fascicolo Siria, dove i curdi siriani, alleati dei guerriglieri separatisti turchi, hanno lavorato con gli Stati Uniti per sconfiggere il Califfato gettando i presupposti per l’autonomia del sognato Rojava; questione che Ankara detesta perché teme possa rappresentare un precedente davanti ai propri problemi e anche negli ultimi giorni ha dato segnali di voler avviare attività militari contro di loro. E ancora, il recentissimo capitolo est-mediterraneo — le prove di forza sulle trivellazioni attorno a Cipro costate sanzioni dall’Ue — malviste nell’ottica della stabilità geopolitica del quadrante da un sistema di paesi che là muove i propri interessi (Cipro, appunto, Grecia, Israele, Egitto, ma anche Usa e Russia).

Nemici ce ne sono. Potenziali mandanti idem. Le forze speciali dei Peshmerga, iper-occidentalizzate, hanno creato un cordone di sicurezza davanti al ristorante. Perdere un diplomatico straniero è uno smacco per i curdi iracheni, gli unici a ricevere riconoscimento ufficiale dalla Comunità internazionale. Erbil è un luogo sicuro, snodo di dinamiche delicatissime, contatti intra-mediorientali, luogo di pianificazione della lotta allo Stato islamico — attore da aggiungere a quelli che potrebbero aver interesse a colpire la Turchia, per gettere ulteriore caos attorno ad Ankara (come d’altronde ha dimostrato in passato). Le informazioni sono sommarie, protette: le indagini avviate, il contesto tesissimo.

(Foto: screenshot da Rudaw TV)

 

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