“Il vento di pace dei primi anni del XXI secolo è stato forse un’illusione, un sogno vivido che oggi pare non possedere più le proprie fondamenta. […] Certamente diversi sono gli attori protagonisti, ma identiche sembrano apparire le trame del tempo che fu, sotto un’attenta lente di ingrandimento.
Un remake quasi apocalittico, tipico delle pellicole d’avanguardia che reinterpretano umori e sentimenti da guerra fredda, rivisitate – per usare un eufemismo – in salsa House of Cards.”. Questo l’incipit di ‘L’armonia del potere’, di Riccardo Pilat, uscito recentemente per i tipi di Historica Edizioni con prefazione di Pino Bicchielli.
Con questo saggio l’autore ha cercato di elaborare una visione d’insieme dello scacchiere europeo e internazionale che permea il paese Italia. “La situazione internazionale sembra porre una complessità sempre maggiore, dove le soluzioni sono sempre più difficili da trovare: un risiko all’interno del quale i giocatori e le battaglie si moltiplicano ad ogni turno, dove le formazioni e le alleanze non hanno vincolo e dove la propaganda, fake news e post-verità la fanno da padrone nell’immaginario collettivo della popolazione mondiale.”.
L’armonia del potere, si pone pertanto come mezzo di riflessione sulle varie krisis sociali all’interno del contesto storico dell’Europa, derivante proprio dal primo vuoto, quello del linguaggio, sempre in continuo mutamento.
Ampio spazio è stato dedicato a tutti i principali paesi che plasmano la politica internazionale: Stati Uniti, Russia, Gran Bretagna, Francia, Germania e ovviamente Italia. “Tanti giganti, o presunti tali, che paradossalmente compiono molta fatica a posizionarsi sulla “mappa” del gioco.
Tali attori operano comportamenti provocatori in uno spettacolo dove il ‘gregge della quotidianità’ non comprende i giochi di potere che si vanno delineando.”
E’ studente di giurisprudenza all’Università degli Studi di Trieste, Riccardo Pilat, seppur giovanissimo vanta un curriculum da far invidia a qualunque professionista dei public affairs. Attivissimo nel sociale è inoltre fondatore del Meeting Internazionale «Idee per il XXI Secolo» e coordinatore del Circolo culturale dell’associazione Das Andere Trieste.
Questo ‘L’armonia del potere’ è il suo primo saggio, ma ama scrivere di queste cose, Pilat, è infatti contributor per importanti riviste di geopolitica quali «Formiche» e «Mitteleuropa».
Sensibile, per formazione, agli argomenti ‘alti’ tanto da invocare, nel saggio, un Umanesimo 4.0 è però, come ci si aspetterebbe da un millennials, quale alla fine è, alle profonde trasformazioni che il ‘digitale’ ha già iniziato a produrre nella nostra società che – secondo lui – si avvia a diventare una “GigaSociety: un mondo non solo connesso, ma condiviso.”.
Una visione che sembra ai nostri occhi lontana, forse fantascientifica, ma che nella vita di tutti i giorni iniziamo a percepire nel mondo del lavoro e nelle richieste di mercato.
“La rivoluzione digitale – scrive Pilat – avrà quindi un effetto di distruzione creativa capace di soddisfare solo in parte le esigenze lavorative mondiali, visto e considerato non solo il tasso di incremento demografico, ma anche il mancato adeguamento ad esso di una parte della popolazione.
Si parla infatti della creazione di due nuovi milioni di posti di lavoro, ma allo stesso tempo della scomparsa di 7 milioni, con un saldo netto negativo di oltre 5 milioni di posti lavorativi. Un tasso negativo che vede la necessità progressiva di un cambio di mentalità e di rapporto con la tecnologia a partire dal comparto scolastico. […] Il binomio uomo-robot renderà gli uomini da un lato dei “conduttori digitali”, chiamati ad adeguarsi velocemente ai cambiamenti vorticosi del mercato; al contempo la tecnologia diverrà una sorta di estensione dell’essere umano stesso, aiutando a gestire e dirigere meglio le attività quotidiane, e renderà tracciabili le capacità e le competenze di ogni lavoratore e manager: praticamente uno strumentum consultat in grado di affermare non solo ‘chi’ opera, ma anche il ‘cosa’ compie e il ‘come’ lo effettua.”.
In definitiva, come scrive Pino Bicchielli nella prefazione, l’armonia del potere “È un libro che mette al centro il valore e il senso di appartenenza a una comunità, a un popolo, per poi arrivare a immaginare un vero e proprio ‘smarrimento’ dell’uomo europeo. Valori che, come dice bene l’autore, sono più importanti di quelli materialistici. Da qui, la necessità di un’Europa politica nuova nella tradizio- ne, perché un’Europa politicamente vecchia non sarà in grado di sopravvivere alle sfide moderne.”.