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Certe affinità non porteranno Roma verso la Russia. Parla Mikhelidze (IAI)

Ieri Roma è stata bloccata per la visita del presidente russo Vladimir Putin, protagonista delle dinamiche politiche internazionali e affascinante riferimento per quelle visioni politiche che si sintetizzano nella ricerca dell’uomo forte. Per analizzare i contorni della visita del capo del Cremlino nella città eterna — tappe in Vaticano, Quirinale, Chigi e Farnesina — Formiche.net ha contatto Nona Mikhelidze, responsabile del programma “Europa orientale e Eurasia” dell’Istituto Affari Internazionali.

Un argomento interessante è la relazione con Matteo Salvini, vicepremier e uomo forte del governo italiano: rapporto di cui Putin stesso ha parlato in un paio di uscite stampa che hanno anticipato il tour romano.  Salvini ha vecchi rapporti con Mosca, ma sembra aver shiftato verso una posizione più vicina un Washington. Che succede?

L’affinità ideologica condivisa dai partiti di governo in Italia (M5S e Lega) con la Russia e Putin creò molto preoccupazione tra i tradizionali alleati italiani, particolarmente in Europa e Stati Uniti, chi temevano che la nuova coalizione di governo guidata da Giuseppe Conte avrebbe riallineato la politica estera italiana verso la Russia. Mentre il successo elettorale dei partiti populisti in Italia non è direttamente connesso alla Russia o a Putin, queste affinità e l’avvicinamento nei rapporti tra rappresentanti del governo russo e italiano dei gruppi politici populisti è stato apparente per un po’ di tempo. Tenendo questo contesto in mente, la preoccupazione su un riallineamento di Roma verso la Russia può essere comprensibile. In un clima politico-culturale più aperto alle narrazioni di geopolitica di Putin, l’élite intellettuale e politica italiana ha attivamente lavorato per costruire un territorio di dialogo e un’apertura verso la Russia.

Poi è arrivata la fase di governo?

Sì, a uno anno dall’inizio del percorso della nuova coalizione governo, pochissimo sembra essere cambiato in termini di concreti sulle policy. Per esempio, su un argomento cruciale come le sanzioni, l’Italia gialloverde ha seguito la linea generale Ue per tre volte, avallando il rinnovo delle misure a giugno e dicembre 2018 e di quest’anno a giugno, soltanto un settimana fa (ossia un settimana prima della visita di Putin). Ora noi possiamo anche parlare di un qualche genere di cambiamento in Salvini su una posizione verso Washington. Senza dubbio l’influenza russa in Italia rimane forte, ma l’infatuazione è stata molto tempo prima dell’inizio dell’azione di governo.

L’italia ha avuto un ruolo nelle decisioni per i vertici Ue di pochi giorni fa, ruolo giocato anche con i paesi di Visegrad: Putin come considera questa nuove nomine a Bruxelles?

La tedesca Ursula Von Der Leyen e lo spagnolo Josep Borrel, che guideranno rispettivamente la Commissione europea e la politica estera dell’UE, hanno ripetutamente fatto commenti severi su Mosca e sicuramente insisteranno per mantenere il regime delle sanzioni. Von der Leyen è considerata un alleato del cancelliere Angela Merkel e condivide pienamente il suo approccio alle sanzioni dell’Unione europea imposte in risposta all’annessione della Crimea da parte della Russia e al sostegno per i separatisti nell’Ucraina orientale. Questo approccio sostiene che le sanzioni possono essere revocate se vengono eliminate le ragioni della loro introduzione. Come presidente della CE, Von der Leyen probabilmente continuerà ad aderire alla stessa posizione.

Come è recepito questo in Russia?

Tra gli establishment russi è considerata uno dei peggiori candidati possibili, un politico duro e perfino, si potrebbe dire, filoamericano. Come politico, non ha mai fatto alcun tentativo di avvicinarsi alla Russia. Konstantin Kosachev, presidente della commissione affari internazionali del Consiglio della Federazione, l’ha definita “un’euro-atlantista assolutista” per la quale “la NATO e le relazioni rafforzate degli USA e della Germania sono una vacca sacra”. A differenza di alcuni suoi colleghi di gabinetto, Von der Leyen usa spesso la parola “aggressione” quando parla delle azioni di Mosca nei confronti dell’Ucraina. Chiese la liberazione dei marinai ucraini catturati in seguito all’incidente nello stretto di Kerč e il ritorno delle navi sequestrate in quell’occasione.

Se non sbaglio ha preso anche posizioni sull’INF, il trattato sui missili nucleari da cui tra l’altro la Russia è formalmente fuori da ieri, seguendo l’uscita americana di inizio anno?

La nuova presidente della Commissione ha dichiarato di non avere dubbi sul fatto che la Russia abbia violato il Trattato sui missili a medio e corto raggio. Da ministro ha chiesto che Mosca torni ai suoi obblighi e si è impegnata a dare una risposta “intelligente ed equilibrata” al possibile dispiegamento di nuovi missili russi in Europa. Nella primavera dello scorso anno, in un’intervista al quotidiano Bild, Von der Leyen ha esortato “ad essere pronti per un dialogo con Mosca da una posizione di coesione e forza”. Il presidente Putin, ha detto, non rispetta la debolezza e “cercare di ingraziarsi la sua fiducia e la sua duttilità non lo renderà più amichevole”.

Alla luce dell’attuale situazione, anche in UE, quali saranno i futuri rapporti tra Italia e Russia?

Il governo Conte, come i precedenti, ha continuato a insistere sulla necessità di un dialogo con Mosca e ha proposto di lavorare per una normalizzazione delle relazioni. Ma come detto, retorica a parte, l’attuale governo italiano, così come il precedente, non ha riconosciuto la legittimità del referendum in Crimea e l’annessione della penisola alla Russia, continuando a chiedere la piena attuazione del cosiddetto accordo “Minsk II” del 2015. Come ha sostenuto il ministro Salvini già nell’ottobre 2018, il governo italiano ha altre priorità, tra cui l’immigrazione e i negoziati con l’UE sulla politica fiscale italiana, piuttosto che spingere per la fine delle sanzioni contro la Russia.

Per altro, questo tema delle sanzioni riguarda anche il posizionamento dell’Italia del sistema transatlantico, giusto?

La riluttanza di Roma ad opporsi alle sanzioni tocca anche questo tradizionale impegno italiano, e in particolare delle relazioni con gli Stati Uniti. Infatti, durante le loro visite ufficiali a Washington, il vice primo ministro e leader del M5S, Luigi Di Maio e il vice primo ministro Salvini, hanno entrambi rassicurato le controparti statunitensi sul continuo impegno di Roma nei confronti dell’UE, della NATO e dell’unità transatlantica, così come la partecipazione dell’Italia alle missioni militari all’estero. Tutto ciò ci porta a concludere che quando si parla di politica estera italiana verso la Russia non c’è stata e non ci sarà alcuna differenza politica concreta rispetto ai precedenti governi. Le affinità ideologiche non si sono finora tradotte in un nuovo allineamento caratterizzato da concrete decisioni politiche filo-russe a Roma.

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