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Per Londra il cargo iraniano sequestrato potrebbe nascondere armi per Assad

La “Grace 1”, la petroliera sequestrata due giorni fa al largo di Gibilterra, stava trasportando petrolio iraniano verso una raffineria siriana. Per questo Londra ha deciso l’intervento — un’azione da film dei Royal Marines inglesi su cui il ministero ha fatto spettacolo e spin politico. La nave ha scelto un tragitto da 14mila miglia: partita da un terminal nel Golfo Persico ha scelto di non arrivare in Siria salendo per Suez, dove temeva controlli (gli egiziani fanno parte di un allineamento con sauditi ed emiratini molto ostile agli iraniani). Ha circumnavigato l’Africa pensando di passare inosservata via Gibilterra e tagliare tutto il Mediterraneo, ma il tracciamento degli inglesi la seguiva fin dalla partenza (evidentemente avevano buone informazioni). L’hanno aspettata, sono intervenuti nella sacca comfort al sud spagnolo.

Il sequestro è confermato per almeno 14 giorni dalle autorità extraterritoriali inglesi, ma le fonti tra i servizi segreti di sua Maestà fanno sapere che ci sarebbero indicazioni di intelligence sulla presenza a bordo di armi. E sarebbe un aggravio sul fascicolo, anche perché l’Iran sta cercando tra gli europei le garanzie per mantenere vivo il Jcpoa (che il Regno Unito ha firmato in forma diretta), mentre gli Stati Uniti dicono che al di là del rispetto formale dei dettami dell’accordo sul nucleare, a Teheran è lo spirito di integrazione in un sistema dialogante multilaterale che manca. Dare armi al regime siriano, per quanto certi passaggi sono noti (gli israeliani li tracciano continuamente e quando serve li obliterano coi cacciabombardieri), si tratterebbe di dimostrazione dell’agenda “maligna” del regime.

Intanto nel Golfo, un tanker battente bandiera inglese sta seguendo una rotta strana, per traiettoria e velocità davanti agli Emirati. Si tratta del “Pacific Voyager”, il cui viaggio è da tenere d’occhio insieme a quello della “BW Gemini”, altra gassiera inglese in zona. Già nei mesi scorsi navi del genere sono state sabotate tra quelle acque, e secondo inglesi e americani la responsabilità sarebbe degli iraniani, che avrebbero compiuto incursioni di disturbo per alterare gli equilibri nell’area come rappresaglia alle pressioni contro Teheran. Nella zona della Pacific Voyager i tracciamenti indicano la presenza di un peschereccio iraniano: a volte questi battelli vengono usati in forma civetta per coprire attività clandestine. E il sequestro della Grace 1 ha particolarmente innervosito i Pasdaran, che in Iran sono la voce oltranzista che può ordinare tit-for-tat sotto traccia.

C’è da tenere in mente le parole di Mohsen Rezai, ex comandante dei Pasdaran: il sequestro inglese è un atto illegale, e se la petroliera non verrà rilasciata velocemente, allora è dovere dell’Iran catturarne una britannica.

Il dossier iraniano è particolarmente surriscaldato in queste ore, perché già domenica Teheran potrebbe decidere di procedere con l’aumento della percentuale di arricchimento dell’uranio. Una decisione che porterebbe l’Iran a varcare un altro paletto imposto dal Jcpoa (dopo aver oltrepassato la scorsa settimana le quantità di accumulo di materiale fissile concesse), ma stavolta sarebbe una questione più sensibile, visto che incrementare il livello di arricchimento significa accorciare il tempo di break-out verso la Bomba.

Gli americani hanno chiesto una riunione di emergenza dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, fissata per la prossima settimana. Nel frattempo, mercoledì nella grande base statunitense di Al Udeid, in Qatar, sono arrivati i bombardieri stealth F-22, subito seguiti dalle Fortezzs Volanti B-52.

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