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Revocare la concessione ad Atlantia è una follia. Parla Maffè

Ci fosse di mezzo una sentenza di condanna forse sarebbe tutto molto più semplice. Invece non c’è nulla: rinvio a giudizio, processo, eventuale condanna. Niente. Per questo l’attacco sferrato dal governo (sponda 5 Stelle) ad Atlantia sembra qualcosa di forzato, persino gratuito. Nei giorni della demolizione del Ponte Morandi, nella cui tragedia hanno perso la vita 43 persone, la holding della famiglia Benetton che gestisce la nostra rete autostradale è finita sotto il fuoco del Movimento Cinque Stelle, che più intenso non poteva essere.

L’ultima bordata, questa mattina, quando il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli ha chiaramente detto che ci sono le basi per la revoca della concessione (costo 20 miliardi) sull’intera rete viaria autostradale. Un siluro che ha letteralmente affondato il titolo quotato in Borsa, che ha chiuso la seduta a Piazza Affari a -3%. Senza considerare l’agitazione prodotta tra i 60 mila lavoratori del gruppo. Carlo Alberto Carnevale Maffè, economista e docente alla Sda Bocconi e grande esperto di infrastrutture, non ci vede niente di logico in tutto questo, semmai una qualche forma di delirio di onnipotenza.

UN GOVERNO AL DI SOPRA DELLA LEGGE

Maffè prende la questione di petto. “Parlare di revoca della concessione ad Atlantia è una follia, uno spregio allo Stato di diritto. Su quali basi? Nessuna mi pare. Non c’è stato un rinvio a giudizio e nemmeno un processo che abbia provato delle responsabilità, una mossa politica di questa portata, peraltro ai danni di una società quotata è solo e soltanto una provocazione”, attacca Maffè. “Questa forma di schizofrenia per cui in questo Paese si cambia idea ogni volta, si cambiano le leggi, le norme come se nulla fosse è l’ennesimo segnale di un governo del tutto inaffidabile e che manda un pessimo segnale all’estero: quello di un governo al di sopra della legge, che agisce causando danni enormi prima ancora che la giustizia faccia il suo corso. Le regole dicono che per impugnare un contratto serve una sentenza. E invece questo governo va ben oltre le sue prerogative, ergendosi contemporaneamente a procuratore e giudice e questo è inaccettabile. Mi chiedo in quale Paese si possa fare così”.

LO SCHEMA ILVA

Pensare che forse è un film già visto, più a Sud di Genova. “Perché sull’Ilva non è stata fatta la stessa cosa. Arrivato un investitore, che ha stipulato con il governo un regolare e adesso che cosa fa questo esecutivo. Cambia una legge mettendo Mittal nelle condizioni di andarsene. Ma ci rendiamo conto? Con Atlantia è lo stesso schema. Tra l’altro al governo ignorano le sue condizioni finanziarie visto che l’hanno definita decotta quando non mi sembra che lo sia. Peraltro a mercati aperti, provocando tutti i danni del caso. E qui francamente dovrebbe toccare alla Consob per verificare le cause del crollo. Non è detto che sia colpa del governo se il titolo è crollato, va accertato. Quello che però posso dire con assoluta certezza è che se la politica è più veloce della giustizia, anzi vi si mette sopra, allora c’è qualche problema”.

PACTA SERVANDA SUNT

Il discorso Atlantia non finisce qui. “Voglio essere chiaro, io non sono del partito dei Benetton, sono del partito della Repubblica, il quale mette la legge sopra di tutto, il partito del pacta servanda sunt: i patti vanno rispettati e il governo non li rispetta. Non credo ci si renda conto di quello che stiamo trasmettendo all’estero. Qui è in gioco la credibilità di un Paese, l’affidabilità di un Paese. Come se poi non avessimo bisogno di investimenti”.

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