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Vi spiego perché Lagarde sarà la degna erede di Draghi. Parla Montanino

Una donna, per la prima volta nella storia, guiderà la Bce. Christine Lagarde si prepara a traslocare da Washington, sede del Fondo monetario internazionale, a Francoforte, quartier generale dell’Eurotower. C’è l’accordo politico tra i Paesi membri, certo, ma ci vorrà ancora del tempo per formalizzare e poi ultimare la nomina: ma dal prossimo 31 ottobre Lagarde sostituirà Mario Draghi alla guida della Banca centrale europea. Le prime reazioni alla candidatura di Lagarde sono state in generale di apprezzamento (per molti era importante soprattutto che non venisse scelto l’attuale capo della Banca centrale tedesca, il falco Jens Weidmann). In molti sono comunque rimasti sorpresi dalla sua nomina: nessuno nei mesi scorsi aveva contemplato seriamente l’idea che Lagarde potesse essere scelta per guidare la Bce, un ruolo fino a oggi riservato a economisti che avessero già guidato la banca centrale del loro Paese.

Formiche.net ha chiesto un parere a chi del Fondo monetario guidato dalla Lagarde ha fatto la sua casa per un pezzo: Andrea Montanino, ex membro del board del Fondo e oggi a capo del Centro studi di Confindustria (qui una sua recente intervista). Nessuna paura, è il senso di fondo, del ritorno dell’asse franco-tedesco (alla Commissione europea è andata la tedesca Ursula Von der Leyen), una Bce a guida Lagarde è una gran bella notizia, per tanti motivi.

UN’OTTIMA SCELTA

“Onestamente mi pare un’ottima scelta, stiamo parlando di istituzioni che necessitano di un largo consenso interno ed esterno e della capacità di portare le persone dalla tua parte e Lagarde ha questo tipo di capacità. Inoltre stiamo parlando di una personalità decisamente poco ortodossa nelle sue scelte”, spiega Montanino. “Al Fondo monetario Lagarde ha fatto emergere temi importanti e di cui non si parlava granché: immigrazione, crescita, donne e lavoro, finendo con l’uscire dagli schemi”. Secondo il capo del Centro Studi di Viale dell’Astronomia dunque, la scelta di Lagarde è vincente. “Ha un grande carisma e al Fondo monetario lo ha dimostrato. Inoltre ha una visione molto ampia delle vicende internazionali. Non ultimo, e non è un dettaglio, è il primo funzionario che non viene da una banca centrale ma allo stesso tempo è molto, molto, preparata”.

LA BCE CHE VERRÀ

Uno sguardo al futuro è comunque doveroso. Chiarita la bontà della scelta, Montanino tiene a fare alcune precisazioni in merito. Prima tra tutte, non è un ritorno del direttorio franco-tedesco. “Non dobbiamo dimenticare che stiamo parlando dei due Paesi più grandi dell’Europa, non vedo un rischio accerchiamento per l’Italia una volta che Draghi se ne sarà andato. E non vedo nemmeno collisioni tra spinte sovraniste e regole europee. L’Europa cambia sempre, è cambiata negli ultimi anni e cambierà nei prossimi. Quello che dovranno fare l’Europa e la Bce sarà interpretare al meglio questi cambiamenti. La competizione globale e la lotta tra il gigante cinese e americano. E poi penso che il tema della crescita dovrà tornare centrale”.

L’AMICA LAGARDE

Una ultima riflessione riguarda proprio l’Italia. Negli ultimi mesi il Fondo monetario guidato dalla Lagarde non è stato tenero con l’Italia. Ma attenzione a non scambiare fischi per fiaschi, pensando a una Bce ostile se paragonata a quella di Draghi. “Al Fondo lavorano migliaia di persone non è che Lagarde critica l’Italia, ma sono gli analisti che fanno il lavoro loro monitorando semplicemente i nostri conti. Non c’è e non ci sarà mai nessun pregiudizio”.

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