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La Nato (e l’Italia) tra Cina e Russia. La versione del generale Breedlove

Dopo settant’anni di pace duratura, la Nato deve attrezzarsi per le nuove minacce, non solo per quella tradizionale ad est, con la Russia sempre assertiva, ma anche per la competizione a tutto tondo con il Dragone cinese e per una soluzione durevole della crisi iraniana. Parola di Philip M. Breedlove, il generale americano che ha comandato le forze dell’Alleanza Atlantica negli anni della crisi ucraina e dell’emersione dell’Isis. Breedlove è stato protagonista dell’evento “Il futuro della Nato: scenari geopolitici e il ruolo dell’Italia nel contesto delle relazioni transatlantiche”, organizzato a Roma dal Centro studi americani (Csa) in collaborazione con Airpress, con il supporto di Lockheed Martin e il patrocinio dell’Ambasciata Usa in Italia.

L’EVENTO

Dopo i saluti di Carlotta Ventura, direttore del Csa, e di Luigi Piantadosi, direttore Europa e Nato per Lockheed Martin International, il dibattito con il generale è stato moderato da Marta Dassù, direttore di Aspenia e senior advisor per Affari europei dell’Aspen Institute. In platea, tanti rappresentanti delle istituzioni, delle Forze armate e dell’industria nazionale, tra cui il capo di Stato maggiore dell’Esercito Salvatore Farina e il vice segretario generale della Difesa Dario Giacomin. D’altra parte, l’adattamento della Nato al contesto geopolitico è un tema che Breedlove conosce piuttosto bene. Il generale della US Air Force è stato comandante del Comando europeo degli Stati Uniti (EuCom) e del Supreme Allied Commander Europe (Saceur) della Nato, sostanzialmente la maggiore carica militare degli Stati Uniti nel Vecchio continente. Ha svolto tale incarico in alcuni degli anni più caldi della recente storia europea, dal 2013 al 2016, proprio nel periodo in cui la Russia ha incrementato la sua assertività, con tanto di crisi ucraina e annessione della Crimea, e mentre l’Isis si strutturava in minaccioso Califfato.

UN SUCCESSO DA CONFERMARE

Eppure, “la Nato resta l’alleanza di maggior successo nella storia del mondo”, ha esordito Breedlove. Ha garantito fino ad oggi “settant’anni di pace relativa in Europa”, durando più di qualsiasi altra alleanza militare. “Possiamo considerarci tutti azionisti della Nato – ha aggiunto Piantadosi – in grado di raccogliere ogni anno un dividendo enorme di pace e sicurezza; ecco perché dobbiamo continuare a contribuire all’Alleanza”. Difatti, gli ha fatto eco il generale, “nonostante il successo che abbiamo avuto finora, il mondo si presenta più pericoloso che mai”, ragion per cui “la Nato è più importante di come non lo sia mai stata”. Basta pensare alla varietà di minacce che si muovono dal fianco sud a quello est, passando per il fronte immateriale dello spazio cibernetico e quelle sempre più attuali dello spazio extra-atmosferico. Tra queste, gli Stati Uniti sono pienamente consapevoli di quelle che preoccupano gli alleati. Non a caso, Breedlove ha citato prima di tutto “la pressione esercitata nel Mediterraneo dai flussi migratori”. Il tema, ha notato, “è sfidante per la capacità di rispondere alle esigenze della popolazione, ma anche per la tenuta dell’Alleanza e dell’Unione europea”.

IL FRONTE SUD

Tra l’altro, le migrazioni rappresentano solo l’apice del problema. “È giunto il momento per tutti i Paesi membri della Nato di fermarsi un attimo e chiedersi se stiamo davvero affrontando le cause profonde della questione e non solo i sintomi”, ha spiegato l’ex Comandante supremo delle forze alleate. Gli interventi militari possono essere utili “per curare i sintomi, ma non sono attrezzati per risolvere le cause”. Per questo, allo strumento armato si devono sommare altri tre elementi: diplomazia, informazioni ed economia. Si tratta, ha detto Breedlove, di pensare a un approccio simile al Marshall Plan adottato in Europa dopo la Seconda guerra mondiale per i Paesi di origine e transito dei flussi migratori. C’è da lavorare, ha aggiunto il generale, “occorre potenziare il pensiero strategico dell’Alleanza”.

IL DOSSIER IRANIANO

Ma di temi su cui serve approfondire il pensiero e ricercare una maggiore unità tra gli alleati ce ne sono parecchi, compresa la gestione del dossier che più di tutti è apparso intricato nelle ultime settimane: il rischio di escalation tra Usa e Iran. “Nessuno vuole una guerra”, ha detto Breedlove. Ma senza dubbio resta ad oggi complicata la strada “per un nuovo accordo che sia durevole e garantisca stabilità”. La soluzione secondo il generale c’è, ed è sintetizzata nel “Ppi”, acronimo per “persistente, pervasivo e invasivo”. I tre aggettivi, ha rimarcato, dovrebbero caratterizzare un nuovo regime di ispezioni, da inserire in un più comprensivo accordo al fine di evitare violazioni da parte del regime iraniano.

IL RAPPORTO CON LA RUSSIA…

Certo, in cima alla lista delle preoccupazioni c’è ancora la Russia, attiva “in molti Paesi” con quella “war below the line” generalmente definita “guerra ibrida”. Non ha dubbi Breedlove: “Siamo sotto attacco”. Lo dimostrano le interferenze nei processi elettorali occidentali, così come il caso Skripal nel Regno Unito e la propaganda tesa ad alimentare estremismi e posizioni filo-russe in altri Paesi. La questione non è dunque se il confronto con Mosca ci sia o meno, ma piuttosto “se siamo davvero preparati a combattere una guerra che si muove al di sotto della linea del confronto militare diretto che genererebbe una nostra reazione”.

…TRA DIALOGO E DETERRENZA

Poi, servirà “trovare un modo con cui andare avanti con la Russia, un modo per dialogare in modo più profondo, a livello diplomatico e militare così da procedere verso la de-conflittualizzazione dei rapporti”. Per la Nato, la sfida “è migliorare nella risposta materiale e in quella immateriale, decidendo con urgenza e impegno di entrare nella competizione informativa”. Certo, ha rimarcato Breedlove, “non possiamo fare quello che fanno loro mentendo alla popolazione, ma possiamo dire aggressivamente la verità, mostrando al mondo ciò che davvero succede”.

L’ASSERTIVITA’ DELLA CINA

Lo stesso vale per la Cina, storicamente assente nell’agenda Nato ma ormai di diritto al primo posto tra i competitor dell’Occidente. Rispetto a Mosca, ha notato Breedlove, la sfida mossa da Pechino è soprattutto a livello tecnologico, con software e dispositivi che in territorio cinese già controllano la popolazione e che rischiano di fare lo stesso nei nostri Paesi. L’Alleanza Atlantica deve iniziare a discutere della sua postura rispetto al Dragone. È necessario, ha affermato il generale, “che la Nato affronti insieme e unita il tema della Cina”.

OBIETTIVI: MODERNIZZAZIONE E COESIONE

D’altra parte, di fronte ad avversari così attrezzati, “anche la massima pressione economica può non bastare”. Lo dimostra il caso ucraino, ha ricordato Breedlove, per cui la Russia si è mossa “militarmente, a livello informativo, diplomaticamente ed economicamente”, ricevendo in cambio solo sanzioni. Dunque, ha aggiunto, “dobbiamo continuare a rafforzare le nostre Forze armate; serve prontezza e la prontezza richiede investimenti sulle persone e sugli equipaggiamenti”. Ciò vale soprattutto su quei domini di nuovo confronto, “cyber e spazio extra-atmosferico”, su cui l’assertività degli avversari è decisamente aumentata. Poi, c’è la coesione interna all’Alleanza. La solidarietà, “compreso il rapporto tra Italia e Stati Uniti, rappresenta il centro di gravità del nostro futuro” e, proprio per questo, “l’obiettivo numero uno per i nostri avversari”, ha detto Breedlove. “Sanno – ha aggiunto concludendo – che facendo esplodere dall’interno la Nato o l’Unione europea possono batterci”.

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