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Vi spiego come il vortice delle nomine ha travolto l’Ue

In un momento in cui sarebbe auspicabile avere una Europa forte per dare risposte concrete ai cittadini, e prendere posizioni chiare in materie quali migrazione e clima, i leader dei Paesi membri sono caduti in un vortice e faticano a trovare un quadra sulle nomine europee.

Da una parte il Parlamento europeo che insiste sulla legittimità democratica degli spitzenkandidaten (ovvero la scelta di ogni Gruppo parlamentare di votare prima delle elezioni il candidato a presidente della Commissione) e dall’altra il Consiglio europeo che non riconosce la figura degli spitzen.

Oltre a questa spaccatura, appare evidente che siamo in una fase in cui i leader si muovono in ordine sparso; i negoziati sono portati avanti dalla Cancelliera Merkel molto affaticata fisicamente (c’è chi dice che sia ammalata), dal presidente Macron che si “impunta” ai vertici europei per cercare di recuperare la credibilità che in Francia ha ormai perduto, e dal gruppo Visegrad che non ha una posizione chiara e unitaria.

Tanti i nomi fatti nelle ultime ore per trovare la quadra sulle 4 principali cariche europee (presidente del Pe, presidente della Commissione europea, presidente del Consiglio europeo, presidente della Bce). Il francese Macron continua ad opporsi, per partito preso, al candidato popolare alla presidenza della Commissione Manfred Weber (attuale capogruppo Ppe al Parlamento europeo), i popolari continuano a opporsi al candidato socialista Timmermans (attuale vice presidente della Commissione europea) e in questo sistema di veti, “il piccolo gruppo” dei liberali spera di uscire vincente con la formula fra i due litiganti il terzo gode, proponendo una donna l’attuale Commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager.

Per quanto riguarda il governo italiano, in queste ore gli converrebbe supportare le nomine Ppe partito di maggioranza (seppur esigua) all’Europarlamento, perché in cambio potrebbe prendere qualche poltrona nell’emiciclo (presidenza di commissioni parlamentari, o vice presidenze del Parlamento), anche perché visto che negli ultimi anni abbiamo avuto il presidente del Parlamento europeo e il presidente della Bce, non possiamo aspirare a molto in questa fase.

Appare ormai chiaro che in Consiglio è tramontata la politica degli spitzen, e quindi i leader nelle prossime ore dovranno cercare un nome nuovo, sul quale fare convergere anche il Parlamento europeo perché sarà proprio questo a votarlo a fine mese.

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