Le proposte di nomine ai vertici delle istituzioni europee di due donne, Ursula von der Leyen a capo della Commissione e Christine Lagarde alla guida della Banca Centrale Europea hanno dato il proprio marchio al difficile Consiglio Europeo del 2 luglio scorso. Dopo le difficoltà nell’individuare nomi adatti ai vertici dell’Ue, in un meccanismo complesso tra Spitzenkandidat, i candidati guida individuati prima del processo elettorale e le incertezze dovute ai giochi di forza tra partiti europei nella nuova composizione del Parlamento, la scelta di garantire pari opportunità nei top jobs europei è probabilmente parsa la possibilità migliore per mettere tutti d’accordo.
Due donne forti e con una carriera politica consolidata alle spalle. Von der Leyen, 60 anni, più volte ministro, percorso nella Cdu è stata il primo Ministro della difesa donna in Germania ed ha una solida storia personale e politica di europeista. Più globale il profilo di Lagarde, dopo un’esperienza politica come prima donna ministro dell’economia in Francia: l’esperienza alla guida del Fmi ha segnato decisamente la carriera politica internazionale di Lagarde.
Le istituzioni europee sembrano voler quindi dare una svolta in termini di uguali opportunità alle donne. Il tema non è nuovo alle scelte politiche della Ue e incentivare la presenza delle donne nei vari ambiti di politiche dell’Unione è, non da oggi, una delle linee guida delle istituzioni europee. Quello che però fa riflettere è la qualità, davvero, elevata, delle due candidate leader, rispetto ai profili, più mediani, dei due candidati uomini scelti insieme alle due leader, Charles Michel Presidente del Consiglio europeo, Josep Borrel, al vertice della politica estera e di sicurezza dell’Unione. Torna in mente, al proposito, il detto sulla vera parità di genere: essa si raggiungerà non quando una donna con qualità eccellenti ottenga un lavoro che merita, ma quando una donna con qualità normali ottenga un lavoro che non merita.