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Perché il futuro della Chiesa in Cina è anche il nostro futuro. Lo spiega Padre Sosa

Senza renderci conto della centralità della Cina nel mondo di oggi e in quello di domani si finisce ai margini della storia. Questa elementare considerazione può essere presa come punto di partenza nella lettura dell’importantissimo articolo che il preposito generale dei gesuiti, padre Arturo Sosa, scrive su Civiltà Cattolica a commento della recente pubblicazione del volume curato dal direttore della rivista, padre Antonio Spadaro, “La Chiesa in Cina. Un futuro da scrivere”.

IL CRISTIANESIMO IN CINA

Padre Sosa sa che molti fingono soltanto di sapere  che per un discepolo “ogni paese è patria”, e compito della Chiesa è quello di inculturarsi in tutti i popoli e Paesi del mondo. In realtà per questi molti il cristianesimo è solo occidentale. E invece la dimensione universale della fede cristiana obbliga all’inculturazione. “L’inculturazione secondo lo stile di Gesù – scrive – è un cammino kenotico, cioè il suo punto di partenza è slegarsi, tirarsi indietro, da ogni posizione di privilegio e di potere, per farsi ‘uno dei tanti’”. E chiarisce subito con parole cruciali: “Sinizzare il cristianesimo in Cina non è facile. Si tratta di un processo complesso e sempre incompleto. Tanto complesso quanto la realtà culturale cinese, con la sua immensa varietà e la sua ampiezza di tradizioni. Incompleto, perché nessuna cultura viva è statica: ogni cultura invece è mutevole, per cui il processo di inculturazione comporta uno sforzo continuo nel tempo, impossibile a realizzarsi una volta per sempre. Nessuna espressione culturale, sociale, economica o politica del passato o del presente può considerarsi la piena inculturazione del cristianesimo in Cina. Un autentico processo di ‘sinizzazione’ del cattolicesimo nella varietà di culture della Cina è un processo dinamico, sempre aperto e incompiuto. Come ha dimostrato la storia della Cina, l’inculturazione secondo lo stile ‘kenotico’ di Gesù comporta una notevole dose di umiliazione. Conseguentemente, disporsi a far parte del presente e del futuro della Chiesa in Cina significa accettare la possibilità di essere umiliati per trasformare l’umiliazione in fonte di vita nuova”. Sembra abbastanza chiaro per poter procedere e capire perché questa operazione sia anche di particolare importanza.

RICONCILIAZIONE E GIUSTIZIA

Che la Cina sia una grandissima potenza commerciale, industriale, militare, economica, è una verità che ormai tutti riconoscono. Questo accade in un mondo sempre più interdipendente, o universale: come vogliamo che sia, più o meno conflittuale, più o meno riconciliato? “Contribuire alla riconciliazione e alla giustizia, nel presente e nel futuro, implica, in primo luogo, riconoscere la ricchezza rappresentata dalla diversità culturale del nostro mondo e, in secondo luogo, garantire la giusta partecipazione di ogni espressione culturale al volto multiculturale dell’umanità universale”. Per i gesuiti, sottolinea il preposito generale della Compagnia dalle cui fila proviene Francesco, ci sono quattro preferenze apostoliche, tra le quali spicca l’ accompagnamento degli impoveriti che obbliga a migliorare studi e analisi per comprendere i processi politici, economici e sociali che causano la crescente ingiustizia e contribuire all’elaborazione di modelli alternativi, favorendo la multiculturalità promuovendo  l’interculturalità. Dunque i gesuiti ritengono loro compito fare questo. E loro sanno della crescente partecipazione della Cina ai processi mondiali. Un fatto che non può essere ignorato e l’attuale governo deve essere consapevole dell’enormità di una sfida che cambia l’esercizio del potere pubblico. Il quadro però non è incoraggiante: “In tutte le regioni del Pianeta sorgono infatti governanti che portano avanti ideologie fondamentaliste o populiste, che si ergono a espressione unica delle proprie nazioni e le governano secondo i propri interessi particolari, senza promuovere la partecipazione dei popoli nel prendere decisioni che abbiano come obiettivo il bene comune, sia nel presente sia nel futuro”. La progressiva concentrazione della ricchezza e del potere nelle mani di pochi è un dato collegato che va nella direzione sbagliata, per tornare sulla strada maestra della ricerca del bene comune c’è un indirizzo: “La decentralizzazione del potere e il bilanciamento tra gli attori sociali che lo esercitano sotto il controllo di una cittadinanza consapevole è una condizione per progredire nella giustizia sociale e nella riconciliazione dei popoli e tra le nazioni”.

IL LIBRO A CURA DI SPADARO

Arriviamo così a uno snodo decisivo del ragionamento del preposito generale che ritrova nel libro curato da padre Spadaro un fondamentale contributo per procedere nell’inculturazione in Cina. Questo snodo può essere sintetizzato così: il mondo di domani sarà secolare. Il secolarismo ha una sua malattia “infantile”, per dirla alla Lenin, quella dell’estremismo intenzionato a sradicare la fede religiosa e che vive in simbiosi con il fondamentalismo religioso. Dunque superare questo estremismo laicista è un’esigenza comune a tutti coloro che auspicano un mondo in cui la libertà sia riconosciuta come caratteristica dell’essere umano. Un’altra caratteristica del mondo di domani sarà quella di essere urbano, non contadino. Il mondo urbano stesso è inoltre in continua evoluzione. In questo processo di continuo cambiamento sono coinvolti anche il governo socialista cinese e le relazioni sociali in Cina.

Ovvio dedurre che una Cina riconciliata, una Chiesa riconciliata in Cina e un’inculturazione della fede cristiana avranno o avrebbero rilievo, e non solo in e per quel gigantesco paese direi io. Questa valenza globale però rimane nell’ombra, padre Sosa infatti preferisce sottolineare il dato cinese: “Ricostruire la fiducia apre le porte all’amicizia. Nel caso dei cattolici cinesi, si tratta di quell’amicizia che nasce nel riconoscersi nella condivisione del pane eucaristico alla mensa del Signore. Non c’è dubbio che la riconciliazione all’interno della Chiesa cinese sarà un processo lungo, mediante il quale si potranno superare i conflitti del recente passato, sanare tante ferite e giungere a guardare insieme al futuro da scrivere.

La riconciliazione nell’ambito della Chiesa permetterà di camminare, al contempo, verso la riconciliazione con tante altre dimensioni della vita politica, sociale e culturale cinese, in mezzo a una rapida trasformazione di tutte le sue forme. Senza dubbio questa è una prospettiva entusiasmante per quanti si identificano con la missione della Chiesa”.



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