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Una ministra della Difesa a capo dell’Ue. Parla Roberta Pinotti

Roberta Pinotti ha lavorato a stretto contatto per quattro anni con Ursula von der Leyen neo-presidente della Commissione europea. Sono state  ministre della Difesa di Italia e Germania, sono state anche le prime donne a ricoprire quel ruolo nei rispettivi Paesi. Formiche.net si è rivolta alla nostra ministra della Difesa dei governi Renzi e Gentiloni per sapere qualcosa di più sulla donna che ha preso il posto di Juncker.

Dal punto di vista umano, Pinotti descrive von der Leyen come “una persona estremamente disponibile e dalle grandi capacità di relazione, che rivolgeva attenzione sia ai Paesi più importanti che a quelli più piccoli senza mai far pesare l’appartenenza a uno Stato dal grande peso politico”.

Racconta: “Abbiamo lavorato tanti anni insieme e devo dire che è stata tra le primissime colleghe della Difesa con cui sono entrata in contatto. Perché poco dopo la nascita del governo Renzi, ci fu un importante bilaterale con la Germania e in queste occasioni ci sono prima delle riunioni tra ministri che si occupano della stessa materia e poi i classici incontri con le delegazioni al completo. Da allora abbiamo stabilito un rapporto meno formale e abbiamo avuto molte occasioni di collaborazione. Sono proprio questi momenti non ufficiali che ti consentono non solo di scambiare informazioni ma soprattutto di costruire una relazione di empatia umana che poi ti rende più agevole la collaborazione”.

LA LOTTA AL TERRORISMO

Ricorda la senatrice del Pd: “sono stati anni intensi dal punto di vista della Difesa e non soltanto per le riunioni dei ministri a livello europeo, incontri in cui abbiamo impostato la cornice che consente di avere oggi un percorso su cui può progredire la costruzione di una Difesa comune; oltre alle riunioni consuete della Nato, sono stati anche gli anni di un intenso lavoro per la coalizione anti-Isis. L’Italia e la Germania sono sempre state protagoniste: i segretari alla Difesa USA, prima Ash Carter e poi James Mattis, riunivano tutti i Paesi partecipanti ma in modo più assiduo un numero ristretto di stati più coinvolti, per fare il punto sulla battaglia che stavamo conducendo contro il terrorismo.

Abbiamo avuto molte occasioni per parlare, confrontarci, scambiarci pareri. Ricordo che la accompagnai a visitare il quartier generale di Sofia a Centocelle, dove abbiamo il Coi (Comando operativo interforze) e in quella occasione abbiamo approfittato di un viaggio in auto, che abbiamo fatto insieme proprio per chiacchierare fuori dalla formalità, come peraltro è successo anche in altre occasioni”.

L’ex titolare della Difesa sottolinea inoltre che il buon rapporto con la Von der Leyen è dovuto anche al fatto che “Italia e Germania hanno storicamente, ovviamente dopo la seconda guerra mondiale, una visione molto simile sulla Difesa. Su tanti aspetti: sul come muoversi, sul ruolo nelle missioni internazionali, su quel che attiene all’uso della forza commisurata alle situazioni, o ancora, sul rispetto dei diritti umani. C’è un’intesa politica su come intendere la Difesa, facilitata dalle politiche generali che Italia e Germania hanno sempre avuto su questo tema”.

Roberta Pinotti ricorda anche la collaborazione a Erbil nel Kurdistan iracheno “subito dopo la nascita del cosiddetto ‘Stato Islamico’. I peshmerga, l’esercito locale, aveva cominciato a combattere anche con mezzi non all’altezza della situazione. Prima abbiamo approvato l’invio di armamenti e poi partecipato a una vera e propria missione di addestramento, di cui l’Italia era il principale contributore dopo gli Usa. Il comando del Centro di addestramento spettava a rotazione sei mesi all’Italia e sei mesi alla Germania. C’è stata una collaborazione molto stretta nella guerra all’Isis”.

IL GIUDIZIO POLITICO E QUELLO UMANO

Nel giudizio sull’erede di Juncker, Pinotti scinde il lato umano da quello politico. “Io sono italiana e mi riconosco nei socialisti europei, per cui avrei preferito una Presidente di Commissione che avesse una impostazione più vicina a quelle che considero le politiche necessarie per l’Europa e quindi meno improntate alla severità finanziaria e più attente al sociale e al lavoro. Ho grande stima di Ursula von der Leyen come persona ma, come è noto, ho un altro orientamento politico. Ciò non toglie che il mio giudizio sia positivo, ho un ottimo ricordo del lavoro svolto insieme”.

Della neo presidente della Commissione europea colpisce un dettaglio che è tutt’altro che irrilevante: è madre di sette figli. “Effettivamente – confessa Pinotti – è la prima domanda che le ho fatto quando ci siamo trovate in una situazione informale: ho fatto fatica io con due, figuriamoci lei con sette. Politicamente la seguivo da tempo, da quando era ministro della Famiglia e mi era piaciuta molto una sua iniziativa : un ingente investimento finanziario per raddoppiare i posti degli asili nido in Germania . Già allora mi aveva colpito la sua biografia. Alla domanda su come ce l’avesse fatta, lei mi rispose che a volte era un po’ faticoso ma che con una buona organizzazione si riusciva a coniugare lavoro e famiglia. Ovviamente mi disse che era necessario farsi aiutare, ma che la soluzione era avere un’organizzazione ferrea. Evidentemente – sorride Pinotti – ha una buona capacità di gestione delle difficoltà”.

Avere sette figli e riuscire a raggiungere un incarico prestigioso è un messaggio positivo e incoraggiante per le donne. “È un messaggio bellissimo. È un modo per dire alle donne: guardate che la realizzazione dei progetti non deve per forza confliggere con l’avere figli, ovviamente va concessa a tutte le donne la possibilità di farlo. Essere madre di sette figli le diede la visione per capire l’importanza degli asili nido. Nel mio piccolo, ho proposto e finanziato un notevole incremento degli asili nido per il personale delle Forze Armate.

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