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Russia fuori dall’Inf. Mosca e Washington si dividono, ma pensano a Pechino

Il sito del Cremlino pubblica (e pubblicizza) la firma del presidente Vladimir Putin su una legge che sospende la partecipazione all’Inf, l’accordo stretto nel 1987 tra Mosca e Washington per contenere la proliferazione di armi nucleari a medio raggio, ossia quelle con una gittata tra i 500 e i 5.500 chilometri e in grado di essere lanciati da terra. Putin aveva già annunciato la sospensione dell’accordo per la Russia a inizio febbraio, dopo che Donald Trump aveva ritirato gli Stati Uniti dall’intesa firmata da Ronald Reagan e Michail Gorbačëv, a seguito del vertice di Reykjavík (11 ottobre 1986) tra i due capi di Stato.

LE RAGIONI DEGLI USA

L’amministrazione Trump ha deciso di ritirarsi dall’accordo perché ritiene – come aveva già fatto l’amministrazione democratica di Barack Obama nel 2014, e come anche la Nato dà per certo – che la Russia non rispetti più i termini del trattato da diverso tempo (segnalazioni di violazione sono partite nel 2008). Mosca, secondo l’Alleanza Atlantica, starebbe già producendo missili nucleari a media gittata con sistemi di lanciamento terrestre.

Washington aveva dato alla Russia 60 giorni di tempo per dimostrarsi scevra dalle accuse, ma il Cremlino, che ha sempre negato responsabilità, non ha fatto niente per bloccare il processo d’uscita americano. La legge odierna è passata in parlamento lo scorso mese, ed è una formalizzazione di una posizione già presa. L’uscita americana libera i russi dagli impegni. Tant’è che Putin ha già detto che ricomincerà a sviluppare nuovi missili – tra questi probabilmente una versione terrestre dei Kalibr, che normalmente sono lanciati dai cacciatorpediniere. Qualche mese fa, il presidente russo ha mostrato i muscoli presentando al mondo un nuovo tipo di missile supersonico, in grado di volare cinque volte più veloce del suono.

UNA QUESTIONE DELICATA

La questione dell’Inf è delicatissima, perché si porta dietro l’impalcatura di sicurezza che ruota attorno all’Europa. Per questo è nato l’accordo, su questo si discute adesso che è stato definitivamente affossato. Putin ha annunciato che la Russia non ha intenzione di schierare verso il territorio europeo i missili a corto e medio raggio precedentemente vietati dall’Inf, a meno che gli Stati Uniti non decidano di posizionarli per primi, all’interno di qualche paese alleato (per esempio, si parla, ma senza niente di certo, di Polonia e Romania).

LE MANI LIBERE PER USA E RUSSIA

C’è un piano superiore, però. Di fatto, l’uscita dall’accordo lascia mani libere a entrambe le potenze di procedere sul proprio programma senza il peso di una decisione vecchia gravante su un dossier nuovo, ossia la Cina. Pechino ai tempi dell’intesa Usa-Urss non aveva sviluppato le dimensioni attuali, dove le grosse capacità di crescita hanno portato alla creazione di un esercito competitivo e attrezzato. I cinesi hanno sviluppato in questi anni missili come quelli proibiti dall’Inf, e nel quadro del confronto strategico globale gli Stati Uniti per primi – e forse anche i russi – non vogliono avere paletti sulla possibilità di competizione.

UN NUOVO ACCORDO

Trump ha lanciato l’idea di firmare un “nuovo accordo nucleare” con la Russia dopo una telefonata di un’ora con Putin a maggio. La Casa Bianca aveva fatto sapere che un nuovo, eventuale accordo avrebbe potuto essere solo multilaterale, tra Stati Uniti, Russia e Cina. Pechino non ha dato segnali sulle proprie volontà. Washington e Mosca stanno lavorando per organizzare un incontro tra il vice ministro degli Esteri russo, Sergey Ryabkov, e il sottosegretario di Stato americano, Andrea Thompson, per discutere questioni di sicurezza strategica, secondo quanto riferito da Russia Toady, outlet internazionale del Cremlino.

Il controllo delle armi è stato una delle preoccupazioni principali quando Trump e Putin si sono incontrati la scorsa settimana al vertice del G20 in Giappone, dove i due leader hanno promesso di continuare il dialogo sulla stabilità strategica. Possibile che sia uno dei punti del piano con cui Trump cerca di mantenere il contatto con la Russia per evitare che scivoli verso la Cina. Il macro-dossier geopolitico del presente e dell’immediato futuro.



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