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Nella disputa aerea Trump strizza l’occhio a Doha

Si registrano tensioni “aeree” tra Stati Uniti e Qatar. Giovedì scorso, si è tenuta alla Casa Bianca una riunione tra Donald Trump, Mike Pence e i dirigenti di alcune delle principali compagnie aeree americane, tra cui United Airlines e American Airlines. Al centro del vertice, è stata posta la questione di Qatar Airways.

TRA USA E QATAR

Stando a quanto affermano le compagnie statunitensi, la società riceverebbe infatti sussidi illegali dal governo di Doha. Inoltre, nel mirino degli americani è finito anche il fatto che la compagnia del Qatar detenga attualmente una partecipazione di minoranza dell’italiana Air Italy, che serve diverse località statunitensi da Milano: in tal modo – questa è l’accusa – Qatar Airways effettuerebbe dei voli illegali, violando la promessa fatta da Doha di non condurre voli in regime di quinta libertà tra Stati Uniti e Qatar con una tappa in un terzo Paese.

 

LA RICHIESTA A TRUMP

Un elemento che ha recentemente suscitato preoccupazioni bipartisan al Congresso. In questo senso, i dirigenti delle compagnie statunitensi hanno chiesto al presidente americano di prendere dei provvedimenti per cercare di risolvere la situazione in loro favore: la speranza era evidentemente quella di poter contare sulla linea protezionista che il magnate newyorchese ha più volte mostrato a tutela dell’economia statunitense. Eppure l’inquilino della Casa Bianca si è mostrato abbastanza tiepido davanti a questa richiesta. Un fattore che – secondo indiscrezioni riportate da Cnbc – avrebbe determinato una certa tensione tra il presidente e i dirigenti delle compagnie presenti.

TRUMP SI SCHIERA COL QATAR?

In particolare, i Ceo e la loro associazione lobbistica – Partnership for Fair and Open Skies – sarebbero rimasti addirittura “scioccati” dal fatto che il presidente non si sia schierato dalla loro parte e che – tra l’altro – fosse stato invitato all’incontro l’amministratore delegato di Qatar Airways, Akbar Al Baker. Un funzionario citato dalla Cnbc avrebbe in tal senso dichiarato: “Il presidente ha espressamente voluto l’amministratore delegato del Qatar perché voleva una varietà di prospettive, come sempre”.

Insomma, tirava un’aria piuttosto pesante. Anche perché pare che lo stesso consigliere al Commercio di Trump, il colbertista Peter Navarro, abbia mostrato un certo fastidio per l’invito di Al Baker. Infine, come se non bastasse, ci si è messa anche l’assenza all’incontro dell’amministratore delegato di Delta, Ed Bastian: il presidente americano non ha affatto gradito la cosa, mentre un portavoce della società ha cercato di gettare acqua sul fuoco, affermando che non si trattasse di un atto di ostilità ma che il Ceo si trovasse semplicemente in viaggio. Nonostante una cordialità di facciata, sembra proprio che la tensione abbia raggiunto livelli particolarmente alti. Trump si è infatti limitato a invitare le compagnie statunitensi a fare ricorso semplicemente attraverso le normative vigenti, escludendo una propria diretta discesa in campo.

COMPAGNIE STIZZITE

Un atteggiamento morbido che certo non è stato troppo gradito dalle società americane. Un atteggiamento morbido che si rivela solo apparentemente strano. Il Qatar risulta infatti un significativo consumatore di beni statunitensi: si pensi solo che, all’inizio di luglio, Trump abbia sollecitato l’acquisto da parte di Qatar Airways di cinque Freighters prodotti da Boeing e l’utilizzo di motori General Electric per alimentare i nuovi aerei. Si tratta di intese, avvenute in occasione della visita dell’emiro del Qatar, lo sceicco Tamim bin Hamad Al Thani, alla Casa Bianca. Intese che si sono inserite nel più ampio e complesso contesto del riavvicinamento diplomatico tra Washinton e Doha. Un riavvicinamento che, al di là delle pur significative dinamiche commerciali, chiama in causa delicati dossier geopolitici (che vanno dai rapporti con l’Arabia Saudita a quelli con l’Iran). Trump non ha quindi al momento alcuna intenzione di rovinare le relazioni con il Qatar.

Insomma, da quanto emerso, è chiaro che il presidente non si configuri come un protezionista ideologico ma – semmai – come un protezionista selettivo. Nella sua prospettiva, la difesa delle aziende statunitensi deve armonizzarsi con la tutela degli interessi americani nel loro complesso, tanto dal punto di vista economico che geopolitico.

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