Donald Trump ha ricevuto ieri l’emiro del Qatar, lo sceicco Tamim bin Hamad Al Thani, alla Casa Bianca. L’accoglienza si è rivelata particolarmente calorosa, con il presidente americano che ha chiamato l’ospite “amico”, sottolineando l’importanza della partnership tra le due nazioni. “Stanno investendo molto nel nostro Paese”, ha dichiarato Trump. “Stanno creando molti posti di lavoro. Stanno comprando enormi quantità di equipaggiamento militare, compresi gli aerei”.
GLI ACCORDI COMMERCIALI
In particolare, secondo Associated Press, sarebbero stati siglati cinque accordi commerciali. Qatar Airways compererà cinque Boeing 777 Freighters, mentre Washington ha reso noto che il ministero della difesa del Qatar abbia in programma di acquistare un sistema di difesa missilistica da Raytheon. Inoltre, Chevron Phillips Chemical e Qatar Petroleum hanno deciso di sviluppare congiuntamente uno stabilimento petrolchimico da otto miliardi di dollari sulla costa del Golfo degli Stati Uniti. Il valore degli altri accordi non è stato al momento reso noto: secondo i beninformati si parlerebbe comunque di decine di miliardi di dollari.
LA SITUAZIONE NELLA REGIONE
Il rafforzamento dei legami tra Stati Uniti e Qatar avviene in un momento di profonda turbolenza nella regione mediorientale. Nazioni arabe molto vicine a Washington, come Egitto, Arabia Saudita, Bahrein ed Emirati Arabi Uniti, hanno infatti rotto i loro rapporti con Doha, accusandola di sostenere gruppi estremisti nell’area e – soprattutto – rinfacciandole i suoi legami con l’Iran. Dell’importanza e delle conseguenze di questo avvicinamento tra Stati Uniti e Qatar ha parlato a Formiche.net Cinzia Bianco, analista della Gulf State Analytics.
L’OPINIONE DI CINZIA BIANCO
“Questa visita ci dice una cosa fondamentale rispetto al dossier iraniano e alle relazioni tra Stati Uniti e Arabia Saudita, ovvero che l’amministrazione Trump – sebbene abbia una convergenza di interessi e di vedute sull’Iran con sauditi ed emiratini – ha intenzione di intraprendere una politica autonoma che non è necessariamente condivisa dai sauditi e dagli emiratini stessi. Anzi, è emerso – da quando è iniziata l’escalation di tensioni nella regione – come Trump abbia un approccio molto erratico. Non è quello che si aspettavano a Riad e ad Abu Dhabi, soprattutto nell’aspetto che unisce una retorica molto aggressiva a una escalation pratica limitata. Mentre Trump sta cercando di giocare, alternando una retorica molto aggressiva con aperture diplomatiche, sauditi ed emiratini ritengono che un approccio molto più forte da parte degli Stati Uniti sarebbe molto più produttivo”.
IL RAPPORTO USA-ARABIA SAUDITA
“Tutto questo”, prosegue Cinzia Bianco, “si estende al rapporto tra Stati Uniti e Arabia Saudita. Un rapporto che, sebbene sia sicuramente forte, non è lineare (come per tante altre situazioni dell’amministrazione Trump). Viene messo in continua discussione, quando non c’è una perfetta convergenza di vedute. Tra le varie cose, la crisi con il Qatar (che inizialmente Trump aveva supportato e cavalcato) è diventata con il tempo un problema per gli Stati Uniti. Trump ha cambiato sicuramente idea e si augura che si possa ricucire per avere il Qatar a bordo nelle operazioni contro l’Iran. L’idea è ricompattare un fronte fortemente frastagliato. E questo è problematico sia per i sauditi sia per gli emiratini, perché anche contro il Qatar costoro avevano immaginato e si aspettavano da parte degli Stati Uniti un atteggiamento diverso. Un atteggiamento coerente con la prima posizione, quella di pressioni sul Qatar, che lasciasse maggiormente i partner regionali a guidare le scelte di policy rispetto a questa situazione”.
NON UN ALLEATO DI LUNGO PERIODO
“Diciamo che”, conclude Cinzia Bianco, “questa è un’ennesima indicazione di come, quando non ci sia un perfetto accordo sul modus operandi, poi Trump effettivamente non è un alleato di lungo periodo. Non ci si può fare affidamento. Questa è la sensazione che si ha anche in Arabia Saudita. È un personaggio erratico, su cui non si può fare affidamento, come con altre amministrazioni repubblicane americane che avevano forti rapporti con i sauditi”.