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Retromarcia russa sui progetti del gas in Artico?

Le compagnie petrolifere e del gas russo difficilmente avvieranno progetti artici prima del 2030, dopo aver annunciato una serie di interventi esplorativi che, nelle intenzioni, avrebbero dovuto contribuire allo sviluppo della rotta del Mare del Nord. Tutto in stand by per i prossimi 10 anni, dunque, stando al piano di ingegneria geologica artica fino al 2035 che è stato redatto dal ministero delle risorse naturali e sta circolando sui media russi.

STOP

Il piano delinea lo sviluppo dei volumi di carico lungo la rotta del Mare del Nord. Secondo il documento, le operazioni di esplorazione nei campi di Rosneft Pobeda e Medynskoye-More, nei campi di Gazprom Leningradskoye, Ludlovskoye, Rusanovskoye e Ledovoye e nel campo di Gazprom Neft di Dolginskoye dovrebbero iniziare solo nel 2025-2030. Una contingenza che si affianca al fatto che dal paper in questione non emerge la sinergia tra i mega player Novatek e Gapzrom Neft.

Quest’ultima avrebbe fatto marcia indietro per due delle regioni meno accessibili, ovvero Kheisovskoye e North-Wrangel che, stando così le cose, dovrebbero essere sfruttati nel 2037. Dal board del colosso assicurano che le attività di esplorazione offshore restano una priorità strategica. Ma c’è dell’altro: Gazprom Neft spera di completare la perforazione nella sezione South-Ob, in aggiunta ad altri tre siti di estrazione offshore da azionare prima del 2030: ovvero Kamennomysskoye-More, North-Kamennomysskoye e Kruzenshternskoye.

TREND

La notizia circolava già da qualche settimana, come confermato all’agenzia Ria Novosti dal presidente dell’Unione dei produttori di petrolio e gas della Russia, Gennady Shmal. “Oggi non siamo ancora pronti – disse poche settimane fa a margine del 6 ° Forum dei futuri leader del World Petroleum Council – non ci sono tecnologie, attrezzature, documenti legislativi, cosa dobbiamo fare? L’attrezzatura è la cosa principale, ne abbiamo bisogno per essere molto affidabili”. Per poi fare una diagnosi sul problema russo: ovvero che il paese non investe abbastanza nella ricerca.

Va ricordato che il giacimento Prirazlomnoye di Gazprom Oil è al momento l’unico campo nella piattaforma artica russa in cui vengono estratti gli idrocarburi. La sua esplorazione industriale è iniziata nel dicembre 2013.

QUI ARTICO

L’artico russo è uno scenario assolutamente peculiare su cui si stanno sviluppando le nuove policies legate al dossier energetico. È il caso di quelle cinesi, che lì puntano con decisione: quindici giorni fa trivellatori petroliferi cinesi sono tornati nell’Artico russo per il terzo anno consecutivo. Il 30 giugno scorso la nave cinese Nanhai-8 (gestita dal China Oilfield Service Limited.) è arrivata a Murmansk in Russia per la perforazione nelle acque artiche, precisamente nella baia di Kola.

Si tratta di una strumentazione da 15mila tonnellate, ovvero la stessa piattaforma cinese che ha fatto una delle più grandi scoperte nell’Artico russo negli ultimi anni, dove opera dal 2017, quando ha perforato il giacimento di gas Leningradskoye nel Mare di Kara e ha ampliato il potenziale delle risorse di oltre 850 milioni di metri cubi di gas per un totale di 1,9 trilioni di metri cubi.

In seguito Gazprom ha confermato che le trivellazioni a Rusanvoskoye hanno rivelato la presenza di 390,2 miliardi di metri cubi di gas. Il campo, che prende il nome dal ministro sovietico dell’Energia Vasily Dinkov, si trova a circa 100 chilometri dalla costa occidentale della penisola di Yamal.

SCENARI

Ma l’interlocuzione russa potrebbe non essere solo made in China. Un documento ufficiale tra Arabia Saudita e Russia cita l’interesse dei sauditi per i progetti GNL in Russia, tra cui il Baltic LNG di Gazprom e i progetti LNG dell’Estremo Oriente di Rosneft. Inoltre vorrebbero prendere parte anche alla crescente produzione di GNL di Novatek nell’Artico russo. Ma se il nuovo progetto Arctic LNG 2 è stato da Novatek appaltati ad investitori francesi, ecco che i player sauditi sono operativi per incunearsi nelle società in questione. E’il caso di Saudi Aramco che è in trattative con le controllate di Transneft, operatore di pipeline di proprietà dello stato russo, per la cooperazione sulla diagnostica nei progetti di infrastrutture petrolifere e petrolifere saudite.

twitter@FDepalo

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