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Riciclo dei rifiuti bloccato. Gli imprenditori si appellano al governo

Tutto il mondo imprenditoriale e associativo (60 sigle) legato alla gestione dei rifiuti, riunito oggi a Roma, ha firmato un appello a governo e Parlamento perché si facciano carico della grave situazione in cui si è venuto a trovare il settore del riciclo a seguito di una sentenza del Consiglio di Stato che di fatto sta paralizzando le operazioni di riciclo dei rifiuti. E non ha risolto il problema la norma dello “Sblocca Cantieri”, approvata a giugno di quest’anno, che si è limitata a salvaguardare le tipologie e le attività di riciclo previste dal decreto 5 febbraio 1998, escludendo quelle che si sono sviluppate nel frattempo.

A prima vista e ad una analisi superficiale e poco attenta potrebbero sembrare problematiche che riguardano solo gli addetti ai lavori, ma le ricadute sono pesanti e si riflettono sulla vita e la salute di tutti i cittadini, sull’ambiente, sui costi di gestione dei rifiuti per imprese e famiglie, su tutta l’economia circolare. Non basta infatti fare una buona raccolta differenziata: questa è solo una precondizione per gestire in modo virtuoso i rifiuti attraverso il loro corretto conferimento verso gli impianti di riciclo. Ma non basta: gli impianti devono essere autorizzati a far cessare la qualifica di rifiuto (End of Waste) in modo che dopo il trattamento restituiscano prodotti, materiali e oggetti destinati al mercato.

La soluzione di inviare i nostri rifiuti all’estero, come avviene, tanto per fare un esempio, per una parte di quelli prodotti dai cittadini della Capitale, risulta ancora avere costi tropo elevati per i cittadini e le imprese. In un Paese come il nostro, povero di materie prime, valorizzare i materiali di scarto significa essere competitivo sui mercati internazionali e rafforzare la propria base imprenditoriale: il blocco delle autorizzazioni ci costa 2 miliardi di euro l’anno. Con l’appello lanciato oggi, il mondo imprenditoriale si rivolge alle Istituzioni, ma anche ai cittadini. Se le operazioni di riciclo non vengono sbloccate rapidamente, la crisi che già colpisce la gestione dei rifiuti urbani (ma anche speciali) si aggraverà e porterà a situazioni critiche in molte città, con il rischio di sovraccaricare le discariche e gli inceneritori.

La soluzione è stata indicata dall’Europa con l’approvazione, nello giugno del 2018, del pacchetto di direttive in materia di economia circolare. Il recepimento di queste direttive negli ordinamenti nazionali dei Paesi membri deve essere fatto entro luglio 2020. Il Senato si appresta a portare in Aula il disegno di legge che delega il governo a recepire le direttive europee, comprese quelle relative alla gestione dei rifiuti. Imprese ed associazioni chiedono di recepire tali direttive “per garantire una gestione sicura ed efficiente dei rifiuti e affrontare le sfide ambientali ed economiche a livello globale”. Lo sviluppo dei processi e dei prodotti legati all’economia circolare,infatti, rappresenta una sfida strategica per garantire un uso razionale delle risorse naturali. Le attività più colpite da questa “impasse” sono proprio quelle che impiegano modalità e tecnologie più innovative per il riciclo e il recupero dei rifiuti e quindi, paradossalmente, le più efficaci per la tutela ambientale e lo sviluppo dell’economia circolare.

Il Circular economy network ha stilato un primo elenco delle attività di riciclo bloccate dalla legge del giugno 2019. Riguardano il riciclo di rifiuti inerti da costruzione e demolizione che vengono esclusi per la produzione di aggregati; gli pneumatici fuori uso per la produzione di manufatti in gomma; i materiali provenienti da raccolta differenziata multimateriale e dallo spazzamento stradale; alcuni flussi di rifiuti provenienti da apparecchiature elettriche ed elettroniche; la rigenerazione degli oli animali e vegetali; i materiali in vetroresina e carboresina; il materiale plastico derivante dal riciclo del tetrapak. Negli ultimi sei anni sono stati emanati soltanto due decreti “End of Waste”: quello riguardante il conglomerato bituminoso (marzo 2018) e quello relativo ai prodotti assorbenti per la persona (maggio 2019). La soluzione proposta oggi dal mondo imprenditoriale è l’introduzione dell’autorizzazione caso per caso, sulla base di precise condizioni e di criteri definiti, uguali per tutta l’Europa, affidate alle Regioni, le uniche istituzioni che in Italia sono preposte a queste autorizzazioni.

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