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Curare Roma con i partiti. Cerra spiega “Capitale Italia”

TROVARE SOLUZIONE, NON LITIGARE

Riunire attorno a un tavolo i principali partiti e attori politici. Farlo al Campidoglio. E cominciare a discutere di Roma, delle sue difficoltà sì ma sopratutto di come ripartire. E poi ripartire, con un elenco di obiettivi da raggiungere. Sembra uno scherzo ma non lo è. Oggi al Campidoglio c’è chi è riuscito a mettere attorno a un tavolo il M5S, Forza Italia, il Pd, Fratelli d’Italia, La Lega, +Europa e Energie per l’Italia. Come se fosse un consiglio comunale. Anzi di più. Perché stavolta i partiti si sono seduti al tavolo senza la benché minima intenzione di litigare, ma con il solo obiettivo di trovare soluzioni che possano durare nel tempo e contribuire a creare una governance che regga all’alternarsi delle maggioranze.

Formiche.net ne discute con Rosario Cerra, presidente del Centro Economia Digitale, colui il quale non solo ha partorito questa idea. Ma che da oggi può dire anche di averla messa in pratica. Idea che ha un titolo: “Capitale Italia” e che si pone come obiettivo “il confronto innovativo e costruttivo tra le primarie forze politiche del territorio per attivare una moderna dinamica coopetitiva (cooperativa e competitiva) a favore della crescita e della competitività della Capitale d’Italia, Roma”. La presentazione dell’iniziativa propone una serie di domande che vale la pena riportare (e cui questa collaborazione, alla fine, dovrà trovare risposte):

Perché un’impresa dovrebbe insediarsi a Roma e non altrove?
Perché un’impresa già presente dovrebbe decidere di rimanere a Roma?
Perché una persona di talento dovrebbe decidere di lavorare o studiare a Roma e non altrove?
Perché un turista dovrebbe scegliere di venire a Roma e non altrove?
Perché un cittadino e la sua famiglia, dovrebbero decidere di risiedere e contribuire a Roma e non altrove?
Perché le istituzioni dovrebbero promuovere e investire su Roma e non altrove?

Il primo incontro c’è stato questa mattina, in Campidoglio appunto, e gli chiediamo com’è andata, che clima ha trovato.

Un clima molto positivo. Sfiduciato rispetto alla situazione ma ottimista rispetto alla volontà di collaborare. Voglio subito chiarire un passaggio: ci sono tante lodevoli iniziative su Roma e per Roma, tutte valide, ma a me pareva che la lacuna più importante fosse la mancanza di decisori. Ecco perché il passaggio fondamentale è aver messo i partiti attorno a un tavolo. Lo hanno fatto tutti con entusiasmo. Perché sono consapevoli che a Roma serve la capacità della politica di riprendersi il proprio ruolo. Su questo abbiamo ottenuto l’adesione di tutti.

Non è strano che proprio la politica, che è responsabile dell’attuale situazione di Roma, risponda in maniera compatta alla sua iniziativa? 

No, perché ne hanno colto il senso. È un’iniziativa che ha bisogno della politica ma che ha un approccio manageriale al tema. Non a caso ho usato il termine coopetizione che è un termine aziendale. Sono un consulente strategico e mi occupo di strategia soprattutto per le multinazionali. I partiti hanno aderito perché hanno compreso che non si può andare avanti così. E non parlo di chi oggi è al governo. Anzi, per noi era fondamentale avere al tavolo il M5S che oggi amministra Roma; senza la loro presenza non saremmo partiti. Le diverse forze politiche si sono riconosciute in un progetto che veniva dall’esterno. Nessuno può intestarsi quest’iniziativa, ha senso soltanto se viene condotta collegialmente. A tutti è chiaro che il problema è nella governance. Tant’è vero che si dice che chi vince Roma, pone le basi per perderla. Ed è il motivo per cui abbiamo fortemente voluto che la prima riunione si svolgesse simbolicamente al Campidoglio.

Questo vuol dire anche evitare di rifugiarsi negli alibi politici di convenienza.

Ripeto, abbiamo altri obiettivi. Oggi ho esordito dicendo che per raggiungere un luogo bisogna avere l’automobile ed essere in grado di guidarla. La macchina Roma non funziona. Bisogna partire da questo assunto. Dobbiamo lavorare per creare una macchina che sia in grado di governare, a prescindere da chi vinca le elezioni. Perciò attorno al tavolo ci sono tutti i partiti.

Quali sono le specifiche difficoltà di Roma rispetto ad altre città? 

Innanzitutto le dimensioni. Roma ha un’area metropolitana che è tredici volte quella di Milano. E poi Roma deve darsi una scaletta. La gestione e l’amministrazione della città sono sempre state vissute in termini emergenziali. Non hanno mai avuto chiara la direzione, la rotta. Poi, dettaglio tutt’altro che trascurabile, Roma è una capitale. Le capitali svolgono un ruolo fondamentale per le nazioni. Sono un hub economico, sono anche uno snodo di idee, merci e investimenti. Se la capitale non funziona, ne risente l’intero Paese. In più, in Italia Roma svolge anche il ruolo non banale di cerniera tra Nord e Sud, funzione che al momento non viene più esercitata.

Qual è il primo errore da evitare?

Gerarchizzare le cose da fare. Stabilire le priorità. Cadere nel dannosissimo benaltrismo che per me è idiozia allo stato puro. Non è possibile che non si possa discutere dei problemi di medio periodo perché ci sono le buche da riparare. Si possono fare entrambe le cose. Noi vogliamo dare il nostro contributo per ricucire pezzi e contribuire a ridare identità alla città.

Quali possiamo considerare gli obiettivi principali dell’iniziativa?

Gli obiettivi sono sostanzialmente due. Uno possiamo dirlo raggiunto, cioè la costituzione del tavolo. Non era così scontato. Ed è la prova che la collaborazione tra i partiti è possibile.

L’altro obiettivo, cui abbiamo accennato, è che bisogna iniziare a ragionare in contemporanea su più cose, su più aspetti. Darsi una scaletta, una sequenzialità di azioni da compiere è solo una scusa per non farle. Poi, saranno i partiti a trovare le modalità di collaborazione tra di loro. Noi abbiamo definito un percorso in cui ci sarà una parte più tecnica – ossia l’individuazione dei contenuti – e una più politica che sarà basata principalmente su relazioni istituzionali.

Non può mancare una domanda su Milano che in questo momento, al di là delle Olimpiadi, sembra essere la locomotiva d’Italia.

Milano la sua crisi l’ha avuta nel 1992, e a metà degli anni Novanta era messa molto peggio di quanto sia Roma oggi. Milano però si è rimboccata le maniche e si è data un percorso di managerializzazione del Comune per cui chiunque è subentrato a Palazzo Marino, in sostituzione del precedente sindaco, non ha cambiato il modello di governance. Milano è stata governata in continuità. È un cambio radicale rispetto a Roma ma non solo. È un percorso che Roma deve ancora compiere. Però mi lasci dire che questa contrapposizione tra Roma e Milano è da provinciali. Dobbiamo essere solo contenti della presenza di altre piattaforme in grado di smuovere la nazione. Sono un valore aggiunto, arricchiscono la capacità attrattiva del Paese. Milano cresce ma la stessa Milano è ancora molto indietro rispetto ad altre realtà. È un percorso che va fatto insieme, va visto come sistema. Non possono essere due mondi diversi, sono due mondi che collaborano e che agiscono sulla stessa filiera.

A quando il prossimo incontro?

Ci siamo dati appuntamento a dopo l’estate.

 



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