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S-400 russi in Turchia. Così Putin ed Erdogan sfidano Usa e Nato

La notizia è da prendere con tutte le cautele del caso. Perché la stampa turca sa essere foriera di anticipazioni come di fake news colossali. Ma, all’atto pratico stavolta sposta davvero poco.

Secondo il quotidiano Haberturk, di orientamento filogovernativo, oggi sarebbe iniziata la consegna degli S-400, il sistema missilistico di difesa comprato dalla Russia che ha fatto infuriare Nato e Stati Uniti e che mette Ankara in una situazione di grandissima difficoltà con Washington.

Secondo Haberturck, il personale tecnico russo sarebbe arrivato in Turchia già da ieri proprio per assistere al posizionamento delle prime testate, che sono partite dalla Russia domenica. In un certo modo, si può dire che l’ora X sia scattata. La prima consegna era prevista per fine luglio, quindi, anche se la notizia riportata da Haberturk non fosse accurata, poco sposta per quanto riguarda lo stato dell’arte delle cose.

E ADESSO È UN “BEL GUAIO”

Erdogan è stato di parola. Aveva detto che Ankara aveva già pagato la commessa a Mosca e che non vi avrebbe mai rinunciato. E adesso, per dirla con le parole del presidente Donald Trump, è un bel guaio. La Turchia infatti, sulla carta, fa parte anche del programma F-35, i caccia da guerra Usa e Nato di ultima generazione.

Washington ha già provveduto a sospendere la partecipazione di piloti, personale tecnico e aziende turche. Il problema è che la mossa non solo non ha dato risultati, può avere solo una durata temporanea. Ankara ha già pagato oltre un miliardo di dollari per partecipare al programma e difficilmente può essere esclusa senza conseguenze. Nel caso si scegliesse la linea dura, la Turchia, il secondo esercito numerico della Nato, potrebbe sempre decidere di comprare dalla Russia anche i caccia da combattimento. A questo proposito, nei corridoi delle Forze Armate e del ministero della Difesa, circolano voci preoccupanti da settimane. In caso di posizione morbida, si rischierebbe comunque di condividere con i russi informazioni-chiave per la sicurezza dell’Alleanza Atlantica. E questo Washingotn e Bruxelles non se lo possono assolutamente permettere.

Per il momento il presidente Trump ha preso tempo, dicendo che la Turchia non è stata trattata giustamente dall’amministrazione Obama, che per mesi ha rifiutato ad Ankara la vendita dei missili Patriot, che avrebbe evitato di rivolgersi a Mosca. Ma il presidente Erdogan pretendeva anche il trasferimento di competenze e a quel punto la Casa Bianca ha detto no. Perché, poi, questo, è il problema più grosso di tutti. Non solo Ankara vuole liberalizzare il mercato delle sue forniture militari, vuole anche imparare a prodursele da sola. Come se nell’arena internazionale, con la sua politica estera, non avesse già combinato già abbastanza danni. Sul piatto resta la minaccia delle sanzioni, che metterebbe l’economia turca ancora più sotto pressione. Con il dubbio che basti a ricondurre alla ragione quello che al momento è l’alleato più bizzoso di Washington.



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