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Il Salone dell’Auto a Milano? Il suicidio perfetto (di Torino)

Il suicidio perfetto. La surreale vicenda dell’addio del Salone dell’Auto a Torino, a vantaggio di Milano, non può essere definita che così. Solo un partito politico ormai privo di una sia pur elementare bussola politica avrebbe potuto produrre un autogoal simile: far perdere alla città, da sempre sinonimo di automobile in Italia, un evento di straordinaria importanza, grande successo popolare e – aggiungiamo – affetto fra i cittadini, per le positive ricadute turistiche e di immagine. Tutto in nome di che cosa? Null’altro che ideologia.

L’ansia di apparire sempre e comunque al di sopra degli altri, intoccabili e arcigne sentinelle di un malinteso senso di purezza genera mostruosità. Sostenere che il Salone dell’Auto possa negare il Parco del Valentino alla città è una sciocchezza di dimensioni cosmiche. Viceversa, proprio grazie all’evento che Torino si appresta a salutare, decine di migliaia di persone hanno potuto apprezzare la bellezza di questo luogo storico, nel cuore del capoluogo piemontese. Una scelta scellerata, dunque, ma non sorprendente.

In azione è la stessa ideologia che ha negato a Roma le Olimpiadi estive del 2024 e messo fuori gioco la stessa Torino, nella corsa alle invernali del 2026.

Siamo sempre lì, al pregiudizio. Una volta, c’erano i comunisti, che detestavano molti aspetti della modernità, confondendoli con la mera corsa al profitto. Oggi, che i comunisti non ci sono più nemmeno per Berlusconi, c’è il Movimento 5 Stelle: sempre pronto a mettere all’indice qualcuno o qualcosa, da sacrificare sull’altare di una vaneggiata purezza. Quello che resta è solo un confuso richiamo ad un’era di pulizia morale, che per ora ha semplicemente condannato la capitale d’Italia ad una fase di rara depressione e Torino ad un imbarazzante regalo alla storica competitor, Milano. Complimenti.



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