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Salvini e il messaggio in bottiglia (scritto in cirillico)

Punto primo: nulla di rilevante accade casualmente nel multiforme mondo delle relazioni internazionali, soprattutto quando sono in ballo equilibri delicati e poderosi interessi (economici e non). Punto secondo: è categoricamente escluso che la redazione di BuzzFeed sia venuta in possesso delle registrazioni audio sui rapporti tra Savoini ed i suoi interlocutori russi per caso, così come è escluso che lo “scoop” sia frutto di pressante attività investigativa (nella declinazione giornalistica) della medesima redazione. Punto terzo: la vicenda non è di per sé particolarmente significativa, ma ciò (paradossalmente) ne amplifica la portata, poiché la configura come un raffinato messaggio in bottiglia, una sorta di “warning” a valenza interna (cioè sul fronte italiano) ed esterna (cioè in ambito europeo ed anche oltre, in particolare sul delicato equilibrio tra Mosca e Washington).

Lasciamo da parte però gli aspetti diversi da quelli politici, saranno le sedi preposte ad occuparsene. Concentriamoci invece su quale messaggio manda al mondo intero questa storia, messaggio che va letto in sostanziale continuità con quanto accaduto in Austria non più tardi di poche settimane fa (il video del leader del partito FPÖ Heinz- Christian Strache a colloquio con una sedicente esponente di un gruppo industriale russo), situazione che ha portato alla fine prematura della legislatura ed alla convocazione di nuove elezioni per il mese di settembre.

Ebbene il messaggio è semplice: la forte istanza politica sovranista e nazionalista, che ha in Matteo Salvini uno dei punti di rifermento più importanti a livello internazionale, non ha ancora trovato un suo equilibrio “in società”, ma continua ad essere invisa a larga parte dei soggetti che contano, soprattutto nel Vecchio Continente.

Nessuno infatti deve dimenticare una profonda (quanto banale, se vogliamo) differenza tra l’Italia e la Francia, cioè il fatto che da noi la Lega è al governo (come lo era FPÖ in Austria), mentre il Ressemblement National di Marine Le Pen è all’opposizione, poiché all’Eliseo è solidamente piazzato (ancor più dopo le designazioni per Ue e Bce) Emmanuel Macron.

Quindi (e le scelte compiute a Bruxelles sono tutte in sintonia con questo atteggiamento) c’è un fronte molto determinato a mettere in crisi i sovranisti, un fronte che vuole minarne i consensi crescenti mettendone in luce eventuali aspetti poco chiari, a cominciare dal rapporto (tutto da dimostrare sul fronte economico) con la Russia di Putin. Un rapporto che, nel caso della Lega di Salvini, è solido ed antico (sul piano politico), essendo in essere un accordo formale tra i rispettivi partiti (Russia Unita sull’altro versante).

Eccoci allora al nocciolo della questione, se la vogliamo guardare dal lato di Salvini. La formidabile ascesa nei consensi elettorali del Capitano è sotto gli occhi di tutti, ma essa non è (per ora) sinonimo di stabili e consolidate relazioni internazionali, soprattutto nei circuiti che mantengono saldo il controllo su tutti i gangli vitali del potere in Europa. Per averne una prova ulteriore basta guardare al Parlamento europeo che ha un nuovo presidente dell’assemblea e due nuovi presidenti di commissione italiani, ma, guarda caso, tutti all’opposizione del governo giallo-verde (Sassoli, Tajani e Gualtieri).

La Lega si trova quindi in una situazione per molti versi paradossale: è il movimento politico più forte d’Europa (in termini di consensi) all’interno della propria nazione ma è circondata da una sorta di cordone sanitario a livello europeo.

Ebbene questo palese disequilibrio non giova a Salvini, perché l’ipotesi di reggersi soltanto sui consensi nazionali è destinata a fallire con il passare del tempo.
Ci metta la testa sopra Salvini, prima che sia troppo tardi.

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