La pubblicazione dell’audio di un incontro a Mosca di un (ex?) collaboratore di Matteo Salvini, Gianluca Savoini, per trattare – secondo la ricostruzione della testata BuzzFeed – un presunto finanziamento con cui mandare avanti la campagna elettorale della Lega per il rinnovo del Europarlamento, “non può che venire dalla Russia, irritata per disinvolte capriole del ministro dell’Interno tra Mosca e Washington”.
A crederlo è il politologo Aldo Giannuli, in passato molto vicino al Movimento 5 Stelle, oggi attento osservatore degli equilibri di governo. In una conversazione con Formiche.net il docente e saggista – tra i massimi esperti di servizi segreti, in passato e tutt’ora consulente di diverse Procure della Repubblica e di Commissioni di inchiesta parlamentare – parla degli effetti, “soprattutto politici”, che la vicenda potrebbe avere all’interno del Carroccio e nell’assetto della maggioranza.
Professor Giannuli, sono in molti in queste ore a interrogarsi su chi possa essere stato l’artefice della diffusione dell’audio dell’incontro a Mosca pubblicato da Buzzfeed. Qual è la sua opinione?
Per capire cosa succede partirei da una canzone di Renato Carosone, Tu vuo’ fa’ l’americano.
La butta in musica?
Ha notato le strane analogie tra il caso italiano e quello austriaco di Strache? Quella roba non può che venire dall’interno della Russia. Così come è possibile che ci siano state poi accoglienti orecchie italiane. D’altronde come si fa a registrare conversazioni di quel genere se non dall’interno?
Si è trattato di una operazione di intelligence?
Che dietro questa cosa ci sia la mano dei servizi segreti russi è molto probabile. Se ne sente l’odore. Tuttavia non è detto che già allora, quando è avvenuto il colloquio, vi fosse l’intenzione di renderlo pubblico. Certe cose nel mondo dell’intelligence si fanno in automatico. Si registrano conversazioni e si scattano foto perché magari domani possono servire. E poi è impossibile pensare che un servizio di sicurezza non prenda in ogni caso queste precauzioni.
Che interesse avrebbe avuto Mosca nel divulgare quel colloquio?
Alla mano americana non credo. Non avrebbe avuto alcun senso e poi perché farlo ora? Penso invece che in Russia si siano molto irritati per la “protezione” che Matteo Salvini ha chiesto a Washington nella sua visita negli Stati Uniti. Sono giochi che poteva fare scaltro politico della Prima repubblica, non certo il leader della Lega. Capriole così disinvolte e scomposte si pagano.
Lo staff di Salvini ha ribadito che Gianluca Savoini non faceva parte delle delegazioni ufficiali del ministro dell’Interno durante le sue visite a Mosca. Lo ritiene credibile?
Al fatto che Salvini non avesse rapporti con Savoini non ci crede nessuno. Ma il problema del vice presidente del Consiglio, in questo momento, non sono tanto le sue responsabilità penali o personali in questo caso – che verranno chiarite nelle sedi idonee – ma sono i potenziali effetti politici della vicenda.
Si riferisce alla possibile apertura di una Commissione parlamentare d’inchiesta?
Finora Salvini ha compiuto un’avanzata che è stata una marcia trionfale. E non credo che, nell’immediato, la Lega registrerà un crollo nei consensi. Non è probabile che accada, anche perché in Italia abbiamo avuto una overdose di scandali. Nemmeno il Pd ha collassato per il caso Etruria, ma per altre questioni. Tuttavia…
Tuttavia?
Tuttavia, commissione di inchiesta o no, questo rischia di diventare per il ministro dell’Interno un caso che lo intacca per logoramento. In primo luogo perché paralizza una parte di elettorato incerta, che magari pensava di votarlo e che forse dopo questa storia non lo farà più. Quindi di fatto qualche crepa si apre. E poi perché gli creerà problemi all’interno del suo partito.
Crede che il Carroccio non sosterrà il suo leader in questa vicenda?
La Lega non è il Movimento 5 Stelle, ma ha un gruppo dirigente vero, che ha già dato qualche segnale di nervosismo nei confronti del suo capo. Ad esempio molti nel partito avrebbero voluto troncare prima i rapporti con i pentastellati. Mentre adesso rischia di aprirsi una crisi di governo che vedrebbe il Movimento in posizione favorevole.
Immagina che questa storia possa portare a una rottura dei rapporti tra i due partiti di maggioranza?
Poniamo – e sottolineo che si tratta solo di uno scenario di fantasia – che alla stampa arrivi altro materiale o che a Salvini giunga un avviso di garanzia. Come farebbe il Movimento 5 Stelle a non chiederne conto all’alleato? Per i pentastellati un avviso di garanzia e una sentenza di condanna passata in giudicato sono pressoché uguali. Già il Movimento ha fatto una capriola sulla Diciotti, causando diversi malumori tra i suoi militanti, e non potrebbe senz’altro ripeterla in questo caso.
In quel caso si tornerebbe al voto?
Se l’attuale maggioranza dovesse rompersi, non è affatto detto che si torni al voto nell’immediato e, comunque, a deciderlo sarà il Presidente della Repubblica, che potrebbe anche sondare l’esistenza di una nuova maggioranza in Parlamento. La finestra di settembre è ormai saltata. A ottobre si fa la finanziaria. Quindi tutto sarebbe rimandato alla prossima primavera. Ma nel frattempo, se dovesse nascere un nuovo esecutivo, anche tecnico – basato sul sostegno di deputati del M5S, del Pd, della Bonino, di Liberi e Uguali e, forse, anche di Forza Italia, non entusiasti di tornare alle urne – perché dovrebbe rompersi già l’anno prossimo? La Lega, nonostante i sondaggi, continua a pesare il 17% in Parlamento. Percentuale alla quale potrebbe presto tornare anche nelle intenzioni di voto, perché non è stara la spinta elettorale a favore della Lega a portarla al governo, ma è stata la sua posizione al governo che l’ha spinta. Per questo dico che i problemi di Salvini non sono tanto di immagine né giudiziari, ma politici.