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Metropol, un segnale a Salvini per indebolire l’Ue? Il commento di Alli

Un anno e mezzo fa, come presidente dell’Assemblea parlamentare della Nato, fui oggetto di una pesante interferenza russa che mi tolse la tranquillità per molto tempo. Gli esperti classificarono quel fatto come un episodio di spionaggio internazionale. Mesi dopo, parlando di quanto accadutomi con un importante personaggio della Lega, lo misi in guardia sul rischio dei loro rapporti con il partito di Putin e con la Russia. Alla luce di quanto accaduto all’Hotel Metropol di Mosca, fui facile profeta.

I fatti del Metropol non avranno conseguenze sul piano penale, ma l’impatto politico potrà essere devastante, specie sul piano internazionale. Poco importa che la trattativa sia andata in porto o meno, in altri Paesi un ministro il cui partito fosse coinvolto in un affare simile si sarebbe immediatamente dimesso, come accaduto recentemente al leader sovranista austriaco Strache, guarda caso proprio per i suoi rapporti con la Russia.

Immaginatevi se qualcosa di vagamente simile fosse accaduto a Renzi o a Berlusconi, apriti cielo! Invece a Salvini si perdona tutto, anzi, si grida al complotto.
Salvini, però, appare per la prima volta in grave difficoltà, reagisce minacciando querele, e, quando uno minaccia querele, è perché non ha altri argomenti.

La cosa che, tuttavia, mi interroga maggiormente, più che il quesito su chi abbia registrato e “venduto” la conversazione, sono le tempistiche di questo caso:
– a metà giugno Salvini si reca negli Stati Uniti per dare segnali tranquillizzanti agli americani;
– a inizio luglio il presidente russo arriva in pompa magna a Roma per la visita di Stato;
– pochi giorni dopo, una agenzia americana, Buzzfeed, diffonde un audio registrato 8-9 mesi prima.

Non ho mai creduto alle coincidenze, in politica tutto si può leggere in termini perfettamente logici, quasi matematici: l’ipotesi di un segnale preciso inviato a Salvini e all’Italia non può non sorgere. Ma da chi? Da Washington o da Mosca?

Luttwak si affretta a dire che non c’è nessun messaggio in codice da parte degli Stati Uniti; sull’altro fronte, fonti russe minimizzano l’accaduto dicendo che il caso interessa assai poco: non può non venire il sospetto di una excusatio non pentita da entrambi i fronti.

In realtà gli Stati Uniti considerano oggi l’Italia un partner inaffidabile, soprattutto per la vicinanza di Salvini alla Russia. D’altronde Putin non può certamente ritenersi soddisfatto del comportamento del nostro governo che, dopo aver promesso “fuoco e fiamme” sulle sanzioni, in realtà non ha fatto nulla.
Credo che un segnale in codice a Salvini non sarebbe sgradito né da una parte, né dall’altra. Senza pensare a un complotto internazionale ordito da Usa e Russia (il leader della Lega e il governo italiano non meritano una attenzione simile), in fondo un ulteriore colpo alla credibilità dell’Italia fa gioco sia a Trump, sia a Putin nella contrapposta ma convergente strategia di indebolimento dell’Unione Europea.

In altri termini, Salvini sta forse – con la complicità dei suoi pseudo alleati grillini – facendo dell’Italia un terreno di comune interesse per Usa e Russia nel gioco, distante e distinto ma alla fine convergente, della delegittimazione dell’intero disegno europeo? E ancora: il Metropol può essere un segnale in codice da parte di entrambi al leader sovranista nostrano Salvini: “Sei troppo amico della Russia” e “ci hai tradito sulle sanzioni”?

Fantapolitica? Dopo quello che mi è accaduto personalmente nel dicembre 2017, penso che qualsiasi scenario sia possibile.

 



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