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Tria fa le prove di manovra. Ma c’è il rebus flat tax

Mentre il premier Giuseppe Conte si accingeva a incontrare le parti sociali per confrontarsi sui temi della prossima manovra, il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, in un’intervista a Sky Tg 24 dava la sua versione della prossima Legge di Bilancio. Il professore di Tor Vergata è stato come al solito misurato nel suo indicare quello che si potrà fare e quello che invece non si potrà fare, con buona pace delle fantasie e dei sogni di Lega e Movimento Cinque Stelle. La certezza è che i famosi 80 euro di Matteo Renzi non spariranno. Anzi.

80 EURO? NO 90

“Il bonus di 80 euro per i redditi sotto 26mila euro non sarà cancellato. In una eventuale revisione degli 80 euro nell’ambito del progetto per la flat tax non ci sarà una perdita per i beneficiari” ha assicurato Tria. “Potranno essere coinvolti, ma saranno coperti: probabilmente – ha proseguito – avranno un altro nome. Ma magari anziché 80 diventeranno 90”. Il ministro sa bene che parlare di flat tax è prematuro, il sistema fiscale italiano non è pronto a una simile rivoluzione, bisogna andare per gradi. “Non c’è, non c’è nessuna flat tax nel senso di un unico scaglione, si tratta di diminuire il numero degli scaglioni, iniziando il primo anno e poi possibilmente ridurli ancora. La scelta è su quali classi di reddito si potrà ridurre le aliquote”.

STOP ALL’IVA

L’altra grande partita è lo stop alle clausole Iva, che da sole valgono poco meno di 50 miliardi in due anni. Possibile trovare i soldi? Nella risoluzione al Def “il Parlamento ha chiesto al governo di rispettare i saldi di finanza pubblica ma con misure alternative all’aumento dell’Iva, l’impegno è questo col Parlamento quindi noi lavoriamo in questa direzione“, ha detto Tria. E alla domanda se confermasse il disinnesco delle clausole Iva, il responsabile dei nostri conti pubblici ha ribadito: “Stiamo lavorando in quella direzione”.

PRIVATIZZAZIONI ADDIO?

Certo, buona parte delle risorse potrebbero arrivare dalla vendita di partecipazioni pubbliche. Il governo si è dato un obiettivo, che però sarà quasi impossibili centrare. “Sulle privatizzazioni stiamo lavorando, non possono esserci indiscrezioni perché coinvolgono aziende quotate sul mercato”, ha detto Tria spiegando che forse non si riuscirà a raggiungere il target dei 18 miliardi per il 2019. “È un lavoro importante e bisogna stare attenti agli effetti finanziari e che non ci sia un abbassamento del rendimento a lungo termine. Noi dobbiamo fare anche gli interessi delle aziende interessate, a volte le privatizzazioni hanno portato un forte aumento dell’efficienza, dipende, la situazione è molto variegata”.

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