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Uno a uno nel Golfo. Gli Usa abbattono un drone iraniano

Una nave della US Navy avrebbe abbattuto, nella serata di ieri, un drone iraniano sopra allo Stretto di Hormuz dopo che i suoi operatori hanno ignorato gli avvertimenti perché si ritirasse. Lo ha raccontato pubblicamente il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, anche se da Teheran negano.

Per quanto noto anche tramite le fonti anonime da cui i media americani hanno raccolto subito commenti, il velivolo senza pilota sarebbe arrivato a meno di mille metri dalla “USS Boxer”, una nave d’assalto anfibia arrivata proprio ieri tra le acque del Golfo Persico con a bordo un contingente di spedizione dei Marines. Gli Stati Uniti hanno agito solo per “azione difensiva”, ha detto Trump.

“Il drone è stato immediatamente distrutto”, ha spiegato il presidente, che, a differenza di altre strategie di gestione di certe crisi,  ha scelto la via della pubblicità su certe situazioni, anche come uso per deterrenza pubblica, minaccia e propaganda — più in ampio del fatto di cronaca: in generale è la metodologia comunicativa adottata dall’amministrazione Trump per il confronto Usa-Iran nel Golfo.

“Questa è l’ultima di molte azioni provocatorie e ostili da parte dell’Iran contro navi che operano in acque internazionali. Gli Stati Uniti si riservano il diritto di difendere il nostro personale, le strutture e gli interessi”, ha aggiunto Trump sottintendendo i precedenti: i sabotaggi alle petroliere di maggio e giugno, per cui gli americani incolpano i Pasdaran, e una vicenda ancora misteriosa che riguarda il sequestro di un tanker da parte iraniana (una storia non del tutto chiara, che potrebbe essere anche un bluff pensato da Teheran per gettare caos sul dossier). Si ricorderà inoltre che il 20 giugno furono i Pasdaran ad abbattere un drone americano Global Hawk (un gigante iper tecnologico da oltre cento milioni di dollari) che forse aveva sconfinato tra i cieli iraniani di Hormuz.

Dopo le dichiarazioni di Trump, il ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif ha twittato la parola “reminder“, promemoria, con una mappa che mostra quanto gli Stati Uniti siano lontani dall’Iran e dalle acque del Golfo. Come dire che in linea generale lo sconfinamento è sempre e comunque americano. È un punto chiave della politica sovranista iraniana quello di non accettare ingerenze regionali (nemiche) americane — il fine, ovviamente, è non avere mezzi di contenimento alle proprie mire (egemoniche) regionali. Quello sollevato dal capo della diplomazia iraniana è anche un lato debole del coinvolgimento statunitense, perché gli elettori America First di Trump non accettano di buon grado questo genere di attività lontane dal territorio nazionale (ed è forse questo l’unico elemento di interesse che l’elettorato americano, in rollio pre-voto presidenziale, riserva a questa guerriglia delle petroliere che i cittadini seguono distrattamente e con un solo focus: niente nuove guerre, come d’altronde Trump ripete da sempre).

In seguito Zarif, ai giornalisti presenti al Palazzo di Vetro (dove si trova per una conferenza internazionale sullo sviluppo sostenibile che sta usando anche per fini politici, denunciando come le sanzioni americane stiano impedendo all’Iran di crescere), ha detto: “Non abbiamo informazioni sulla perdita di un drone oggi”.

Stamattina è stato il vice di Zarif, Seyed Abbas Araghchi, a scrivere su Twitter: “Non abbiamo perso nessun drone nello Stretto di Hormuz né altrove. Sono preoccupato che la USS Boxer abbia abbattuto un proprio drone per errore!”. Nelle scorse ore si era parlato anche che il velivolo abbattuto potesse essere yemenita, ossia dei ribelli Houthi, ma è difficile che i separatisti (che hanno connessioni con l’Iran) abbiano deciso di spingere un loro velivolo sopra al Golfo. Così come appare improbabile che la Boxer, che ha comunicazione costante con i centri di comando del CentCom (che gestisce la presenza americana nella regione) possa aver sbagliato così grossolanamente obiettivo. E lo stesso vale per Trump: la dichiarazione pubblica difficilmente sarebbe arrivata senza informazioni sicure, per quanto il presidente sia stato già in passato avventato su pubblicità che riguardano operazioni delicate.

Più possibile un bluff iraniano per non mostrare debolezze e aumentare (di nuovo) il livello di caoticizzazione sul dossier. Un reporter del Wall Street Journal che si trova a bordo della Boxer ha raccontato che all’ingresso della nave (e del convoglio con altre cinque unità di supporto) nelle acque di Hormuz gli iraniani hanno prima inviato un elicottero a stretto contatto, respinto da un altro elicottero americano; poi hanno inviato una serie di barchini dei Pasdaran a compiere azioni di disturbo, anche queste allontanate da un paio di elicotteri U.S. Navy; infine ha visto volare un drone sopra il ponte, che sarebbe poi precipitato dopo che la Boxer ha attivato gli strumenti di electronic jamming che hanno fatto perdere il controllo del velivolo agli iraniani.

Per far precipitare il drone è stato usato il  il Light Marine Air Defense Integrated System (LMADIS), che serve per interferire con il sistema di controllo dei velivoli senza piloti, mandarli in tilt e farli precipitare. È una sorta di radar montato gommato che viene sistemato sul ponte delle unità navali.

(Foto: Wikipedia, la USS Boxer)



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