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Ecco cosa divide Washington e Berlino su Hormuz

Mentre viene resa pubblica la firma di un memorandum d’intesa nel campo della cooperazione militare tra Russia e Iran, che prevede anche esercitazioni congiunte che nel prossimo futuro arriveranno fino allo Stretto di Hormuz, gli Stati Uniti formalizzano la richiesta di collaborazione alla Germania per missioni di pattugliamento in quello stesso tratto di mare, diventato il cuore geopolitico della crisi iraniana.

È il portavoce dell’ambasciata americana a Berlino a renderlo noto all’agenzia tedesca Dpa. Nella nota si aggiunge che la Germania dovrebbe “aiutare” nelle missioni di pattugliamento per la sicurezza della navigazione sullo stretto “insieme alla Francia e al Regno Unito”. In realtà gli inglesi sono già partiti, hanno scortato per decisione unilaterale diverse petroliere dopo che i Pasdaran ne avevano bloccata una battente Union Jack. E intanto hanno rafforzato lo schieramento militare nel Golfo inviando un cacciatorpediniere e alcune unità militari (addetti alla logistica e probabilmente almeno un team dello Special Boat Service) nella base in Bahrein. I francesi invece stanno guidando i contatti diplomatici con Teheran attorno all’accordo sul nucleare e inoltre si sono già detti disponibili a impegnarsi su Hormuz.

Lo stretto è un luogo delicatissimo, perché lì sono sfociate le tensioni attorno all’accordo Jcpoa – compromesso in fase critica da quando gli Stati Uniti sono usciti, maggio 2018, e gli altri firmatari (Russia, Cina, Francia, Regno Unito e Germania come Ue) non hanno trovato una quadra per farlo funzionare senza gli Usa, e si sono creati i presupposti per tensioni interne all’Iran; perché a Teheran il governo moderato ha scommesso sulla crescita economica la propria sopravvivenza contro gli oltranzisti, ma sta perdendo l’azzardo perché l’intesa, gravata dalla reintroduzione delle sanzioni Usa, non riesce a funzionare.

Berlino è un elemento centrale del piano americano – una missione non offensiva mirata alla sicurezza marittima, che però la Repubblica islamica considera già come una presenze militare esterna tra le sue acque (nonostante abbia invitato la Russia a fare altrettanto con le esercitazioni annunciate). Coinvolgere i tedeschi significherebbe creare la possibilità di allargare la partnership ad altri paesi europei (se non addirittura a un quadro operativo Ue).

Il ministro della Difesa tedesco, Annegret Kramp-Karrenbauer (Cdu), ha già detto che prima di accettare il governo dovrà valutare i dettagli specifici – ossia: in cosa consiste la missione? E c’è un precedente: l’esecutivo tedesco ha già rifiutato di prendere parte a un’attività dai contorni simili in Siria, dove l’amministrazione Trump è ansiosa di tirar fuori le proprie truppe per rispettare una promessa della Casa Bianca, ma il Pentagono chiede che almeno siano rimpiazzate da quelle alleate con cui avere coordinamento diretto.

Problematiche e delicatezze sono analoghe a quelle su Hormuz, il senso della richiesta Usa pure. Washington intende inviare a suddividere gli impegni legati a difesa e sicurezza con gli alleati. È stato chiarissimo il segretario di Stato, Mike Pompeo, che intervistato qualche giorno fa sulla Fox ha detto che “spetta al Regno Unito di occuparsi di navi inglesi”, riferendosi alla petroliera inglese sequestrata dai Pasdaran. E ha aggiunto che gli Usa hanno protetto per “molto tempo quelle rotte”, ma ora “anche il resto del mondo deve avere un ruolo importante in questo”.

Una delle accuse che più spesso vengono lanciate da Washington contro Berlino riguarda proprio questo scarso impegno e coinvolgimento negli affari globali a scapito dell’interesse nazionale, giocato anche sfruttando l’impegno americano. Sotto questi aspetti, la richiesta diventa un test di affidabilità. Ma gli alleati non sono lanciatissimi. Lo sfondo è questo: la Germania vuole prendere le distanze dalla politica di “massima pressione” sull’Iran avviata da Donald Trump e attorno a ciò ruotano i dubbi, spiega il Die Zeit. Una missione insieme agli Stati Uniti è considerata problematica da Berlino, perché si teme di essere trascinati in un conflitto armato tra Stati Uniti e Iran.

Il portavoce del ministero degli Esteri tedesco ha dichiarato: “Il nostro interesse è che il nostro impegno nella regione abbia un volto europeo e che sia chiaro che come europei non facciamo parte di una strategia americana di massima pressione sull’Iran”. Una posizione segnata già nei giorni scorsi dal ministro degli Esteri, Heiko Maas, e ripresa subito dai media che diffondono la linea governativa iraniana, Press Tv, e russa, Sputnik, come segnale di debolezza americana davanti agli alleati d’oltreoceano. Ma ora, la richiesta ufficiale, potrebbe cambiare le carte in gioco.

Londra, due giorni prima che Boris Johnson entrasse in carica come primo ministro, aveva avanzato la proposta di una missione puramente europea – non Ue, ma composta da mezzi di paesi europei – che a Berlino sembrava più cavalcabile (almeno leggendo gli editoriali e le dichiarazioni pubblicate sui giornali). Ma poi il Regno Unito ha shiftato la posizione: ora gli inglesi pensano a integrare le forze europee nell’operazione che il Pentagono ha già ribattezzato “Sentinel”.

(Foto: Wikipedia, la fregata Mecklenburg-Vorpommern della Deutsche Marine)

 

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