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Il Vaticano tuona sulla Siria. La lettera del Papa ad Assad

Questa volta non ci possono essere manomissioni o falsificazioni.

Forte della precedente esperienza, quando il Cardinale Zenari consegnò a Bashar al Assad – prima della distruzione di Aleppo est – una lettera personale del Papa nella quale si chiedeva il rispetto del diritto umanitario internazionale, e che il presidente siriano fece presentare come un avallo alla sua pulizia etnico-confessionale, questa volta il Vaticano ha chiarito in via inequivocabile la sua posizione fin dalla consegna della missiva ad Assad da parte del Cardinale Zenari e da uno dei più importanti porporati della curia romana nonché presidente del dicastero per lo sviluppo umano integrale, il cardinale Turkson.

IL DOCUMENTO

Il documento, ha chiarito subito il Vaticano, esprime tutta la preoccupazione della Santa Sede per le condizioni di vita di milioni di civili nella provincia di Idlib, sottoposti ai violenti bombardamenti sia dei russi, sia dell’esercito siriano (il quale starebbe anche incendiando intere coltivazioni per costringere i civili alla fuga). A rendere più chiaro cosa voglia il Vaticano da Assad ci ha pensato poco dopo il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, che in un’intervista concessa al direttore editoriale dei media vaticani, Andrea Tornielli, ha indicato queste richieste: “Protezione della vita dei civili, stop alla catastrofe umanitaria nella regione di Idlib, iniziative concrete per un rientro in sicurezza degli sfollati, rilascio dei detenuti e l’accesso per le famiglie alle informazioni sui loro cari, condizioni di umanità per i detenuti politici. Insieme a un rinnovato appello per la ripresa del dialogo e del negoziato con il coinvolgimento della comunità internazionale”.

LA DENUNCIA DEL VATICANO

Solo ieri si è saputo della morte di un famoso giornalista siriano, molto impegnato nella documentazione dei crimini contro l’umanità perpetrati in Siria. Un crimine come questo è stato infatti commesso proprio mentre decine di elicotteri volteggiavano nei cieli di Idlib, da dove centinaia di migliaia di civili sono tutt’ora in fuga verso il blindato confino turco. Al riguardo di Idlib, il cardinale Parolin in particolare ha affermato: “All’origine di questa nuova iniziativa c’è la preoccupazione di Papa Francesco e della Santa Sede per la situazione di emergenza umanitaria in Siria, in particolare nella provincia di Idlib. Nell’area vivono più di 3 milioni di persone, di cui 1,3 milioni di sfollati interni, costretti dal lungo conflitto in Siria a trovare rifugio proprio in quella zona che era stata dichiarata demilitarizzata l’anno scorso. La recente offensiva militare si è aggiunta alle già estreme condizioni di vita che hanno dovuto sopportare i civili nei campi, costringendo molti di loro a fuggire. Il Papa segue con apprensione e con grande dolore la sorte drammatica delle popolazioni civili, soprattutto dei bambini che sono coinvolti nei sanguinosi combattimenti. La guerra purtroppo continua, così come continuano i bombardamenti, la distruzione in quella zona di diverse strutture sanitarie, mentre molte altre hanno dovuto sospendere le proprie attività (alcune non solo parzialmente)”. Dunque, tra tantissimi e insostenibili silenzi, il Vaticano rompe il muro dell’omertà e denuncia questo ennesimo crimine di guerra.

QUALE INIZIATIVA DIPLOMATICA

L’iniziativa diplomatica della Santa Sede, di altissimo profilo e senza precedenti per le modalità esposte, avviene pochi giorni dopo la visita in Vaticano di Vladimir Putin e pochi giorni prima dell’incontro annunciato ad Astana dalle potenze sin qui vincitrici – Russia, Turchia e Iran – al quale assisterà anche un incaricato della giunta siriana. Il passo del Vaticano è estremamente importante poi anche per il Libano, dove Hezbollah e il ministro degli esteri libanese, il maronita Gebran Bassil, si sono espressi a favore del rimpatrio di oltre un milione di profughi siriani, senza alcuna garanzia sulla loro incolumità e sul ritorno delle loro proprietà confiscate dal regime. La pace di Assad esisterà se sarà una pace con un popolo, non una pace con se stessi e i propri protettori. E perché ciò accada è impensabile non affrontare un altro capitolo agghiacciante, quello dei detenuti politici, sul quale il cardinale Parolin ha affermato: “Nel marzo 2018 l’Independent International Commission of Inquiry on the Syrian Arab Republic ha pubblicato una relazione a questo proposito, parlando di decine di migliaia di persone detenute arbitrariamente. A volte in carceri non ufficiali e in luoghi sconosciuti, essi subirebbero diverse forme di tortura senza avere alcuna assistenza legale né contatto con le loro famiglie. La relazione rileva che molti di essi purtroppo muoiono in carcere, mentre altri vengono sommariamente giustiziati”. Questo capitolo dunque porta con sé quello delle migliaia di siriani inghiottiti da anni nel buio della guerra, senza che di loro si sapesse più nulla. Le prossime ore diranno se anche questa volta la voce di Papa Francesco sarà l’unica voce cristiana pronta a farsi sentire in Siria.

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