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È crisi. Nuove elezioni o Conte bis? Il fattore autonomia

La mattina non era cominciata bene per le forze di governo, e non pare che finirà molto meglio. Uno scambio di dichiarazioni tra i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini potrebbe concludersi con una vera e propria crisi di governo.

“Non siamo mai stati così vicini alla crisi, in questi minuti stiamo facendo un tentativo in extremis per evitarla”, hanno detto a Formiche.net fonti della Lega, che confermano quanto già emerso nel corso della giornata. Voci sempre più insistenti, riportano le agenzie, sostengono che Salvini, di ritorno dalla Finlandia, potrebbe salire “ufficiosamente” al Colle ed aprire di fatto la crisi alla luce dei ripetuti scontri con i 5 Stelle, col collega vicepremier Di Maio e col presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Voci che però non vengono confermate dal Quirinale, anche se non è da escludere che se nelle prossime ore la situazione dovesse precipitare, pure l’agenda del presidente della Repubblica potrebbe essere rivista.

Secondo altre ricostruzioni, invece, ago della bilancia potrebbe essere il vertice di domani sulle autonomie. Se l’autonomia non passa, insomma, il partito di Salvini potrebbe staccare la spina su uno dei temi che da tempo vedono gli alleati di governo impegnati in un braccio di ferro senza fine.

“Purtroppo è venuta meno la fiducia tra gli alleati, anche personale. Mi sono fidato per mesi e mesi”, ha detto Salvini da Helsinki in Finlandia dove ha partecipato all’incontro dei ministri degli affari interni dell’Unione europea, parlando con i cronisti al seguito a proposito dei rapporti con gli alleati di governo, aggiungendo che domani non parteciperà al Consiglio dei ministri o al vertice sull’autonomia. Le ragioni non sono legate alla crisi con i 5 Stelle, ha sottolineato Salvini, ma che il dialogo tra i due vicepremier sia sempre più teso resta evidente.

Ma lo scontro degli ultimi giorni arriva all’indomani del voto al Parlamento europeo che ha visto il Movimento 5 Stelle esporsi – assieme al Pd – per la conferma di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione, voto che ha infastidito al tal punto la Lega da portare il ministro dell’Interno a parlare di una alleanza tra 5 Stelle e Partito democratico. “5Stelle e Pd? Da due giorni sono già al governo insieme, per ora a Bruxelles – ha detto Salvini in mattinata -. Tradendo il voto degli italiani che volevano il cambiamento, i grillini hanno votato il presidente della nuova Commissione europea, proposto da Merkel e Macron, insieme a Renzi e Berlusconi. Una scelta gravissima, altro che democrazia e trasparenza”.

“Se il governo dovesse cadere, non sarà certo per volontà nostra. Noi vogliamo andare avanti per lavorare nell’interesse dei cittadini”, ha dichiarato all’Adnkronos Francesco D’Uva, capogruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera. “Non esiste una maggioranza alternativa a quella attuale. Non esiste alcuna ipotesi di alleanza con il Partito democratico”, ha aggiunto d’Uva, che oggi ha incontrato – insieme ad altri esponenti del Movimento 5 Stelle – il vicepremier Luigi Di Maio per fare il punto della situazione politica, alla luce delle ultime tensioni con la Lega.

“Il governo per noi va avanti perché siamo responsabili e leali, ma da quello che vedo la Lega vuole tornare con Berlusconi e se è così lo dica chiaramente, lo dica agli italiani. Dica la verità a chi gli ha dato il voto”, avrebbe detto Di Maio in una riunione con i suoi fedelissimi in mattinata. “Siamo stati colpiti alle spalle – avrebbe aggiunto – le offese e le falsità dette nelle ultime 48 ore contro il M5S non hanno precedenti. Anche contro Di me. Un mare Di fake news solo per screditarci, quel che è accaduto è gravissimo”.

Cosa succederà, allora, se si dovesse rompere l’alleanza gialloverde? Per il leader della Lega non ci sono alternative al voto – “dopo questo governo non ci sono altri governi possibili, la via è quella del voto, sperando che non ci siano maggioranze raccolte sul marciapiede perché qualcuno non vuole mollare la poltrona” – eppure da più parti sembra trasparire la possibilità di un Conte-bis, appoggiato da M5S e Pd (malgrado il no di Zingaretti), sulla falsa riga di quanto visto negli scorsi giorni a Bruxelles. Ovviamente è un percorso che provocherà non pochi di mal di pancia, oltre che a un dibattito piuttosto logorante, all’interno dello stesso Pd.

Ad avere l’ultima parola, comunque, sarà il Capo dello Stato Sergio Mattarella.

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