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Tutte le grane di Yandex, il Google russo nel mirino degli hacker (e dell’Antitrust)

Grane per Yandex, il cosiddetto ‘Google’ russo, colpito da un cyber attacco avvenuto tra ottobre e novembre del 2018.

L’ATTACCO

Secondo le testimonianze raccolte da Reuters sentendo quattro persone vicine al dossier, il portale con sede a Mosca, che ha confermato l’offensiva, sarebbe stato preso di mira. Obiettivo: con molta probabilità dettagli tecnici, in grado di fare luce sul metodo utilizzato per autenticare gli account degli utenti. Informazioni che, a detta degli esperti ascoltati dall’agenzia di stampa, potrebbero aiutare i malintenzionati a impersonare un utente, a consultare i suoi messaggi privati, o a avere dati riservati come quelli sulla geolocalizzazione.

L’ATTRIBUZIONE

Incerta, come spesso in questi casi, l’attribuzione. Da un lato, la società russa Kaspersky Lab (ritenuta dall’intelligence americana legata ai servizi segreti di Mosca), chiamata da Yandex a analizzare i suoi sistemi, avrebbe riscontrato la presenza del malware Regin, che documenti resi noti da Edward Snowden avevano associato ai Five Eye, l’alleanza anglofona di infosharing composta da Stati Uniti, Australia, Canada, Nuova Zelanda e Regno Unito. Dall’altro, rilevano gli esperti, è impossibile stabilire che aggressori non abbiano utilizzato deliberatamente strumenti di hacking occidentali per coprire le loro tracce.

IL CONTROLLO SULLA RETE

Con quella che alcuni osservatori avevano definito la creazione di un ‘firewall’ di Stato sullo stile cinese (per Mosca un modo per difendersi da potenziali interruzioni di servizio), nei mesi scorsi la Duma, il parlamento russo, aveva approvato in via definitiva, un disegno di legge per creare una Rete completamente autonoma. Il progetto – che comprende un’intera infrastruttura finalizzata a garantire l’operatività della rete anche in caso di impossibilità a connettersi con i server stranieri – è stata ideata pensando alle potenziali conseguenze dei conflitti informatici che, secondo la cyber strategy americana pubblicata nel 2018, vedono Mosca come uno degli attori più aggressivi nel cyber spazio. Le misure introdotte permettono di deviare il traffico internet russo – la cosiddetta Runet, ovvero l’insieme di siti in lingua russa – attraverso punti di scambio approvati e per costringere gli Isp a installare nuove apparecchiature di rete allo scopo di limitare l’anonimato. La legge creerebbe anche un sistema di nomi di dominio parallelo per consentire alla Runet di funzionare indipendentemente nel caso in cui fosse interrotto (da eventuali attacchi informatici). In base a questo e ad altri provvedimenti, sia i colossi stranieri sia quelli domestici – lo stesso Yandex ma anche Telegram – dovranno spostare i propri nodi su server russi, dove i dati dovranno essere fisicamente presenti. Pena l’esclusione dal mercato.

CONCORRENZA SOFFOCATA?

Ma i problemi informatici non sono gli unici per Yandex. Sono infatti cinque le società di siti internet russi – i portali di annunci privati Avito, di ricerca immobiliare Tsian, di ricerca specialisti Profi.ru, di navigazione 2GIS e il cinema online Ivi.ru – che ritengono che il portale limiti l’accesso ai loro servizi, violando la legge sulla concorrenza. A detta di queste aziende, riporta il quotidiano Vedomosti, Yandex darebbe la priorità ai servizi ad essa associati, dando agli utenti risultati che li privilegiano. Per questo, gli operatori sarebbero pronti a rivolgersi all’autorità Antitrust di Mosca, il Fas, Federal antimonopoly service of Russia.

I NUMERI DI YANDEX

Yandex è una società Ict russa che ha il più grande motore di ricerca in Russia (con il 64% del mercato locale) e in alcuni Paesi dello spazio ex sovietico, lanciato nel 1997 da Arkady Volozh (oggi l’ad) e classificato come il quinto al mondo. Il gruppo offre una serie di servizi e prodotti per Internet tra i quali un browser basato su Chromium, un servizio di pagamenti elettronici Yandex.Money, uno di email, uno di mappe, uno di traduzione e uno di Dns gratuiti. Quotata dal 2011 è alla Borsa di New York e dal 2014 a quella di Mosca, ha uffici e centri di ricerca, tra gli altri in Usa, Cina, Germania e Turchia. Nel 2017 dichiarava un fatturato di 1,2 miliardi di euro e l’impiego di oltre 7mila dipendenti.

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