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Ok al Sicurezza bis, ma sulla Tav niente sconti. Parla Licheri (M5S)

La quadra è stata trovata, almeno per il momento. Salvo clamorosi colpi di scena, non sarà il voto di fiducia al decreto Sicurezza bis al Senato a far lo sgambetto al governo gialloverde. Un sospiro di sollievo, prima di affrontare il vero nodo estivo dell’esecutivo: la mozione no-Tav che il Movimento Cinque Stelle presenterà mercoledì a Palazzo Madama. Per Matteo Salvini il muro pentastellato sull’Alta velocità può diventare il capolinea del contratto. Ma in casa M5S nessuno vuole fare un passo indietro, dice a Formiche.net il senatore Ettore Licheri.

Licheri, siete sicuri di aver riportato nei ranghi i dissidenti sul decreto sicurezza bis?

Mi aspetto una risposta compatta. La settimana scorsa ci siamo riuniti per esaminare il testo. Ci sono tanti temi che condividiamo. Il potenziamento delle commissioni territoriali, il piano assunzioni per smaltire gli arretrati, le sentenze di condanna passate in giudicato, l’aumento del fondo di premialità per i rimpatri. Fra questi uno in particolare ci sta a cuore.

Quale?

La confisca delle imbarcazioni che violano le leggi sull’immigrazione. Quando un’imbarcazione dolosamente non ottempera agli ordini impartiti dalle autorità portuali e dichiara di non voler osservare le leggi dello Stato deve essere confiscata. Non possiamo più permettere che una nave lasci a cuocere sotto il sole per quattordici giorni uomini, donne e bambine invece che portarli in un altro porto sicuro.

Quindi sposate in toto la linea leghista.

Non aprirei uno scontro sulla disperazione di questi poveretti che scappano dalla miseria. D’altronde anche noi abbiamo qualche dubbio sugli interessi meramente politici che si celano dietro i finanziamenti esteri e non che arrivano a qualche ong.

Questo decreto crea più di un mal di pancia fra le vostre fila.

In un gruppo di 107 senatori è normale che vi siano sensibilità e prospettive diverse. Già è successo nell’anno passato e abbiuamo sempre trovato una sintesi e i numeri in Parlamento, soprattutto quando un provvedimento del governo è aderente alle richieste che provengono dai cittadini.

Mercoledì presenterete la vostra mozione no-Tav. Terrete la barra dritta?

Abbiamo combattuto questa battaglia fino ad oggi e abbiamo intenzione di farlo fino alla fine, costi quel che costi.

Salvini ha detto che chi non vuole finire l’opera non può governare con la Lega.

Siamo consapevoli che Pd e Lega, guardando ai consensi, abbiano cambiato posizione da un giorno all’altro. Noi abbiamo un dovere morale: portare l’urlo delle genti della Val di Susa che da quest’opera vedranno distrutta una montagna, una valle, deturpato un patrimonio boschivo. Porteremo quell’urlo in Parlamento.

Si avvicina la manovra, e di nuovo Salvini e Conte hanno convocato entrambi le parti sociali. Decide il Viminale o Palazzo Chigi?

Il ministro Salvini può convocarsi chi desidera ma i suoi incontri non hanno nulla a che vedere con l’istruttoria per la sessione autunnale di bilancio, che è di stretta competenza del presidente Conte e del ministro dell’Economia Giovanni Tria.

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