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5G e Intelligenza Artificiale aiutano la disinformazione russa. Il report Nato

La disinformazione condotta attraverso i social media è un fenomeno destinato a durare e che, anzi, aprirà a nuove sfide poste dall’utilizzo di avanzamenti tecnologici come l’automazione, il 5G e l’intelligenza artificiale.

IL REPORT STRATCOM

In un nuovo report realizzato dallo StratCom – il centro di eccellenza della Nato dedicato alle comunicazioni strategiche con sede a Riga in Lettonia – si analizza l’evoluzione delle operazioni di influenza realizzate in Rete e si delineano nuovi scenari che vedono al centro l’uso di tecnologie innovative e la crescente digitalizzazione di ogni ambito della vita quotidiana.

IL RUOLO DI MOSCA

Sul banco dei principali imputati, sottolinea lo studio, c’è sempre Mosca. Il Paese guidato da Vladimir Putin – identificato dall’inchiesta condotta dall’ex procuratore speciale Robert Mueller il mandante delle interferenze alle elezioni presidenziali americane del 2016 – starebbe puntando, soprattutto in Europa, su una strategia particolare, riassumibile nella definizione di ‘trial and error’. Nello specifico, si starebbe assistendo a continue offensive basate su metodi sempre nuovi e sperimentali, che – anche quando non andrebbero a segno – contribuirebbero a raffinare le operazioni. Il fulcro di queste attività sarebbe la promozione degli interessi e della narrativa di Mosca, portati avanti attraverso la diffusione di fake news e di elementi divisivi, nonché l’utilizzo e la combinazione di strumenti diversi e noti, che vanno dai social network occidentali (Facebook e Twitter su tutti) dove proliferano bot e messaggi mirati, ai contenuti che nascono su piattaforme sotto controllo governativo russo (come RT).

DISINFORMAZIONE E TECNOLOGIA

Queste mosse, rileva il report, sono destinate a trovare nuovi e potenti ‘sostegni’ in alcune delle tecnologie più innovative che sono in via di sviluppo e implementazione, come automazione, intelligenza artificiale e reti mobili ultraveloci di quinta generazione, il 5G.
Tradizionalmente confinata in canali ‘tradizionali’ e social media, la disinformazione starebbe proliferando su larga scala grazie alle possibilità offerte dagli sviluppi nel campo dell’automazione, che rendono possibile la sua diffusione anche su piattaforme con comunicazioni criptate (è, ad esempio, il caso di WhatsApp). Si tratta di un trend considerato ritenuto di grande pericolosità, e che ha già dipanato i suoi effetti dirompenti in Paesi come il Brasile e l’India.
Ma l’automazione non è il solo sviluppo tech a preoccupare. Sebbene la disinformazione possa essere diffusa a prescindere dalle reti utilizzate, il 5G (sul quale si concentrano da tempo i timori Usa relativi alla presenza dei colossi di Pechino nella fornitura delle relative infrastrutture) – evidenzia lo studio – consentirà di realizzare operazioni di influenza più rapide e con un target più ampio, superando alcuni dei limiti attuali nonché rendendone più difficile il monitoraggio e le attività di debunking.
Le reti 5G – che cambieranno anche il modo in cui i media comunicano – abiliteranno l’Internet delle cose, l’IA, realtà aumentata e virtuale, rendendo la minaccia ancora più ampia e non solo disinformativa.
Infine, la crescente domotica e presenza fi smart speaker, potenziati da intelligenza artificiale, aggiungeranno ulteriori ‘porte di ingresso’ per gli hacker di Stato pronti a destabilizzare il funzionamento delle moderne società occidentali, sempre più digitali e al contempo sempre più vulnerabili.

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