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Il generale agosto non ferma Salvini. La corda con M5S è tirata (ma non si spezza)

Scomoda una parafrasi da Bernardo de Chartres, Danilo Toninelli, ministro delle Infrastrutture italiane, per descrivere – “un nano sulle spalle di giganti che lavorano” – il collega di governo Matteo Salvini, vicepremier con ufficio al Viminale, leader della Lega, alleata per accordo con il Movimento 5 Stelle nell’esecutivo gialloverde. Salvini non s’è fatto sfuggire le parole rilasciate nell’intervista al CorSera dal grillino, e replica via Twitter: “Gli insulti di Renzi, della Boschi e del Pd mi divertono, gli attacchi quotidiani dei 5Stelle mi dispiacciono. Come si fa a lavorare così???”.

Sullo sfondo uno dei nodi dietro all’approvazione del decreto Sicurezza bis che tra le varie cose stabilisce che sarà il ministro dell’Interno, Salvini appunto, e non quello delle Infrastrutture, ossia Toninelli, a limitare o vietare l’ingresso, il transito o la sosta di navi in acque territoriali italiane per motivi di ordine pubblico o sicurezza, o per presunto favoreggiamento all’immigrazione clandestina. È uno dei punti dietro al “Porti Chiusi”, lo slogan Italia First salviniano – concentrato soprattutto sul dossier immigrazione, miele elettorale. La questione è stata al centro di discussioni tra Salvini, che considerava già suoi quei poteri, e Toninelli, che invece rivendicava la competenza sui porti. Braccio di ferro chiuso con l’approvazione obtorto collo grillina al decreto.

Discussioni, queste odierne, che arrivano in una giornata delicata, con la Tav che va in votazione al Senato. L’avallo del premier alla costruzione dell’Alta velocità rappresenta la più profonda sconfitta politica per il M5S, e contemporaneamente una vittoria leghista, con il nervosismo crescente. Le due anime del governo italiano sembrano disunite, esasperate da una convivenza forzata dalle contingenze, ma che trova ormai pochi terreni comuni. E intanto Salvini ha lanciato un tour balneare, stagione in cui prima la politica sonnecchiava lasciando spazio alle seconde linee, e che invece in questo momento di caccia al consenso è un fondamentale prologo per una futura campagna elettorale (o forse siamo già partiti?).

Dopo tanti bluff e minacce di crisi, chi crede che questa sia la volta buona? Per questo la corda appare tirata (tiratissima) ma non ancora spezzata. Nessuno ai vertici del Movimento 5 Stelle crede alla crisi irreversibile, ma al massimo si prende in esame un cambio di assetto (il celebre rimpasto) che tutto sommato, proprio ai grillini, potrebbe non dispiacere. Insomma, fra presunti nani e presuntuosi giganti, intanto ammiriamo lo spettacolo dei ballerini impegnati in questo vorticoso valzer del governo.

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