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Tutte le anomalie dell’attentato al Cairo. L’analisi di Dentice (Ispi)

Un’autobomba è esplosa ieri lungo la riva del Nilo, davanti all’istituto oncologico del Cairo, provocando 20 morti e una cinquantina di feriti: l’esplosione è stata così potente da aver prodotto un cratere in strada – alcune auto sono finite nel fiume – e sventrato la facciata dell’edificio davanti. Non c’è stata nessuna rivendicazione ufficiale, ma un comunicato del ministero dell’Interno egiziano dice che si è trattato di una attentato e che le tracce portano al gruppo Hasm. Tuttavia ci sono diverse circostanze controverse, e per costruire un quadro attorno quel che è successo, Formiche.net ha raggiunto telefonicamente Giuseppe Dentice, ricercatore dell’Ispi e della Cattolica di Milano.

“È un attentato anomalo nella dinamica. E dinamica è la parola chiave, perché oggettivamente non c’è nulla di chiaro nei fatti”, dice Dentice, che analizza costantemente l’Egitto e l’area del Nord Africa e Medio Oriente.

Perché? “Partiamo da un primo aspetto: il veicolo, che girava per il Cairo, una città iper-protetta, carico di una quantità di esplosivo da far saltare in aria tutto quello che vi era nel vicinato. E poi gli autori: Hasm, sigla che sta per Ḥarakat Sāwa’d Miṣr, è un gruppo che non è particolarmente operativo. Da gennaio 2018 non rivendica azioni dirette, le quali comunque non sono mai state indirizzate verso i civili: e far esplodere un’autobomba davanti all’ospedale oncologico al Manial non è nel loro stile. Di solito gli obiettivi del gruppo sono i simboli del potere, come le caserme di polizia o dell’esercito, così come palazzi amministrativi direttamente legati al governo“.

Capire cos’è l’Hasm – oltre alle dinamiche operative – serve a sommare informazioni per costruire il complesso quadro. “Hasm è un gruppoislamista costituito da fuoriusciti della Fratellanza musulmana e da altri ex membri di sigle minori della galassia jihadista locale. I gruppi vicini a questi ambienti sono soliti rivendicare le proprie azioni, che sono pianificate e organizzate (ossia non avvengono in modo maldestro come successo ieri) e indirizzate contro, come detto, i luoghi in cui viene esercitato il potere”. E questo vale in modo particolare in Egitto, dove la Fratellanza è stata forte al punto da esprimere un presidente, Mohammed Morsi, rovesciato dal generale Abdel Fattah al Sisi, che ora s’è intestato le sorti del paese, indirizzando parte della sua azione politica militaresca nel dare la caccia politica e fisica ai Fratelli musulmani non solo in Egitto.

Si tratta di un’attività costante che serve per designare un nemico e una sorta di stato di emergenza permanente; nel caso, con una dinamica del tutto simile a quella con cui Khalifa Haftar conduce i suoi interessi in Libia ispirandosi ad al Sisi. Strumentalmente al Cairo i nemici dello stato sono i terroristi, che spesso vengono identificati con la Fratellanza. O con lo Stato islamico. “Ecco, un altro aspetto particolare dietro a quello che è successo ieri riguarda l’Is – continua Dentice – perché in altre occasioni simili le autorità del Cairo hanno rapidamente incolpato lo Stato islamico in Egitto, che è una branca del Wilayat al Sinai, ossia la provincia del Sinai del Califfato (diventata un hub importante per i baghdadisti, ndr) operativa nel mainland egiziano (Valle e Delta del Nilo e nelle principali città)”.

E invece ieri? “Ieri non è andata così: con molta rapidità, senza nemmeno una rivendicazione, s’è parlato di Hasm ed è un altro aspetto che non collima. Ora, non voglio chiaramente arrivare a dire che si sia trattato di un false flag, ma ci sono punti ancora da chiarire”. Quali sono gli interessi che al Sisi sfrutta sullo sfondo dei fatti? “Beh, diciamo che il governo egiziano ha sempre interesse nello spingere contro la Fratellanza, perché con la scusa di rastrellamenti anti-terrorismo spesso si trova a metterci nel mucchio un po’ tutte le forme di opposizione. Ma non va dimenticato nemmeno il quadro regionale, perché aumentare nuovamente le pressioni sulla Fratellanza potrebbe essere un aspetto utile per diversi dossier, come la Libia (dove l’Egitto spalleggia Haftar, che narra di combattere contro gli islamisti e i terroristi che si trovano in Tripolitania), o ancora il Golfo, dove ci sono attive diverse filiali dei Fratelli musulmani”.
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