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Conte premier ideale e Di Maio leader inaspettato. La versione del filosofo Guzzi

“Quello che sosteniamo è che questa politica, non solo in Italia, manchi di pensiero. Non si avverte la profondità di pensiero che è necessario avere per affrontare le tematiche centrali di questi tempi”. Che sia un filosofo è del tutto evidente, riuscire a parlare di trattative su temi, ministeri o presidenza del Consiglio è solo un dettaglio di un percorso molto più ampio all’interno del Movimento 5 Stelle, e non solo. A parlare con Formiche.net dell’evoluzione di questa forza politica e dei suoi leader, così come delle sue istanze originari è Marco Guzzi, poeta, filosofo e ideatore di Parole Guerriere e Seminari Rivoluzionari, una serie di incontri tra attivisti – ma non solo – sui temi più disparati: ambiente, sostenibilità, identità sono solo alcune.

E sull’attualità stringente spiega: il dialogo tra Pd e M5S è molto più difficile di quello con la Lega, ma non è detto fallisca. Luigi Di Maio leader inaspettato e Giuseppe Conte il miglior presidente del Consiglio da anni.

Partiamo dalla fine: come vede il dialogo tra Pd e M5S di cui leggiamo su tutti i giornali?

Bisogna partire dal 4 marzo del 2018. Dal segnale che il popolo italiano ha dato, chiaro e forte, di una stanchezza e di un bisogno di cambiamento, molto profondo. Se mettiamo insieme i voti che hanno preso M5S, Lega, Fratelli d’Italia, Leu e l’astensione raggiungiamo una massa critica che ha dato un segnale chiaro di insoddisfazione nei confronti di Forza Italia e Partito democratico, ossia i due partiti che negli ultimi vent’anni hanno governato il Paese. Sappiamo bene che M5S, sulla base di una legge elettorale che prende il nome da Ettore Rosato, votata da tutti tranne Fratelli d’Italia, ha dovuto, dopo aver preso oltre il 30%, per evitare nuove elezioni che non avrebbero modificato il risultato e su sollecitazione anche del Presidente della Repubblica, dopo aver tentato invano un’alleanza col Pd troncata immediatamente da Renzi, ecco ha trovato un accordo con la Lega su cose specifiche.

Come valuta quest’anno di convivenza tra M5S e lega?

A mio parere alcune delle cose scritte sul contratto di governo sono state fatte, penso al reddito di cittadinanza, al decreto dignità, l’avvio di una riforma della giustizia, tutta una serie di interventi sociali che mancavano da decenni. La verità, come riconoscono anche personalità come Prodi, il cosiddetto Ulivo mondiale, ha fatto politiche neoliberiste allontanandosi dalla sua base storica. Allora l’attenzione ai poveri del Movimento è reale e consequenziale ai limiti della sinistra, come dimostrano le centinaia di messaggi positivi arrivati a seguito dell’approvazione di queste misure.

Però a un certo punto si è rotto qualcosa…

A partire dalla campagna elettorale europea il dissidio tra le forze di governo è diventato insopportabile perché i sondaggi davano l’apice dalla Lega e il crollo dei 5 stelle diventato a un certo punto insostenibile. Si è creato un dissenso io credo in gran parte irreale, determinato da fattori elettoralistici non politici, per cui con un colpo da teatro che pochi hanno capito, Salvini ha fatto cadere il governo l’8 di agosto. Spero che almeno lui sappia perché l’ha fatto, ma non ne sono troppo sicuro. Ci siamo trovati con il sedere per terra, con una crisi agostana che credo Salvini pagherà elettoralmente.

E ritorniamo, allora, al dialogo col Pd…

Dal mio punto di vista i temi centrali saranno due, lo dico partendo dal punto di vista, il mio, della rivoluzione democratica, ossia un processo che durerà decenni, ineluttabile non solo in Italia, e che avrà come forbice da una parte il cambiamento climatico, che sta diventando di una dimensione apocalittica, e dall’altra le disuguaglianze tra paesi e all’interno dei singoli paesi.

Sono temi sul tavolo tra Pd e 5 Stelle… In base alle sue premesse, non mi sembra creda molto a questo dialogo…

Dal mio punto di vista alla fine conta relativamente, se il Movimento 5 Stelle mantiene la sua ispirazione e ancor più la ritrova, cioè di essere lo strumento della rivoluzione democratica. A me il Movimento 5 Stelle è sempre stato simpatico perché, come diceva Grillo, sosteneva di essere biodegradabile. Ora, se alcuni passi si devono fare con la Lega e altri con il Partito democratico, ok. Siamo consapevoli, comunque, che questo confronto è difficilissimo. Paradossalmente il confronto col Pd è più difficile di quello con la Lega…

Perché?

Tutte e tre queste forze sono alternative, ma tra Movimento 5 Stelle e Lega c’è una base antisistemica che con il Pd non c’è. Poi c’è il tema del premierato. È chiaro che M5S non può rinnegare l’anno e qualche mese di governo, perché sono state fatte cose molto positive; d’altra parte il Pd non può accettare una continuità, di sostituirsi alla Lega sotto Conte. Il Pd anche per il suo popolo deve poter dire: facciamo questa alleanza per il bene del Paese, ma a patto della discontinuità. Quindi io personalmente, e come vediamo il Movimento stesso, non è contrario a questa possibilità a condizione che il cambiamento che gli italiani hanno chiesto dopo il 4 marzo continui. E si potrebbe fare, perché anche il Pd sta vivendo una fase di mutazione interna.

I critici del Movimento potrebbero dire che si è passati dall’uno vale uno all’uno vale l’altro… Cosa ne pensa?

Che queste persone non conoscono bene la storia del Movimento 5 Stelle che ha detto, prima delle elezioni del 4 marzo, “dopo le elezioni dialogheremo con ogni forza politica che voglia portare a casa determinati provvedimenti”. Naturalmente intendiamoci, non è che vedo tutto facile né il Movimento 5 Stelle in una situazione rosea. Anzi. Io credo che M5S dovrà fare un enorme sforzo di identità.

Cosa intende?

Diciamo così, M5S è nato e cresciuto come una forza post novecentesca, perché l’aspirazione sarebbe quella di dare vita a un nuovo grande movimento di contestazione del sistema neoliberista che però si liberi dai condizionamenti della sinistra comunista del 900 e anche della destra. Ma non per abrogare i significati positivi, ma estraendone quello che oggi è ancora positivo in una sintesi nuova. Tanto è vero che è stato votato da gente di tutte le estrazioni. E si vede anche tra i portavoce che lo rappresentano in Parlamento.

Persone che hanno anche manifestato il loro dissenso al governo gialloverde, però…

Questa è la difficoltà, infatti. Nel concreto, deve fare i conti con delle posizioni o di destra classica o sinistra classica. Perciò abbiamo tentato di stimolare, con Parole Guerriere, un pensatoio in cui questi temi vengano sempre analizzati.

Pensa che Di Maio possa essere la guida che porti il movimento attraverso questo percorso?

Certo. Di Maio ha manifestato una grande capacità. Se pensiamo che è solo un ragazzo di 30 anni, ha avuto la capacità di gestire la politica che ha sorpreso un po’ tutti. Per me può continuare, ma come dice lui stesso c’è bisogno di una nuova organizzazione. penso ad esempio a presenze territoriali come abbiamo fatto con Parole Guerriere: Milano, Napoli, Salerno, Cagliari. Gli attivisti ci chiamavano per riflettere insieme. Una forza politica ha bisogno di confrontarsi, non può rinunciare al pensiero, e la rete non basta.

E Giuseppe Conte? Cosa pensa del suo premierato di questi mesi.

Giuseppe Conte è il primo presidente del Consiglio a non avermi fatto vergognare, dopo anni di personalità di cui preferisco non fare nomi. Un Conte bis sarebbe, per i 5 Stelle, ideale.


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