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Il merito della crisi? Il risveglio della democrazia parlamentare. Parla Lupi

È il Parlamento il perno della politica italiana, semplicemente perché è in quell’alveo istituzionale e solo in quello che si celebrano (e si risolvono) crisi, si costruiscono governi, oppure non si trovano nuove maggioranze.

Secondo l’on. Maurizio Lupi, ex forzista ora presidente NcI-Usei, Matteo Salvini lo ha sottovalutato e adesso siamo tutti in un cul de sac, a metà strada tra l’incompatibilità strutturale tra Lega e M5s, e la voglia che pezzi di Italia hanno di una destra non truce. All’orizzonte, sottolinea l’esponente cattolico, la consapevolezza che mai una singola scelta deve mettere a rischio il bene comune (alias, aumento dell’iva).

Dietro le prove di pace tra Lega e M5s vede il mea culpa di Salvini?

Ciò che vedo e che ho sempre visto è l’incompatibilità tra Lega e M5s su azione e contenuti dei programmi. Il risultato del governo gialloverde è stato un ritorno allo statalismo, all’assistenzialismo, alle nazionalizzazioni, al centralismo. Da sempre sono temi lontani dalla cultura politica della Lega e dalle intenzioni del centrodestra. Siamo passati dal contratto al baratto di governo. Penso al reddito di cittadinanza, attaccato adesso da Salvini, ma che comunque è stato frutto dello scambio con quota 100.

Un errore?

Se avessimo usato quei 17 miliardi di euro per la riduzione delle tasse oggi saremmo in presenza dell’attuazione di un punto fondamentale per favorire la crescita.

Marce indietro sono possibili o probabili?

La strada della rottura mi sembra avviata, quella della riappacificazione molto lontana a meno di una giravolta a 360 gradi di Salvini, cosa che non posso credere con gli strali che si sono lanciati. Parallelamente ciò che il leghista ha mostrato di sottovalutare è la nostra condizione di democrazia parlamentare.

Il bivio adesso è tra governo di legislatura o elezioni subito?

Non siamo in un sistema con l’elezione diretta del premier o in una Repubblica presidenziale. Gli italiani hanno votato ed è in corso una legislatura, per cui è evidente che non si può cercare una soluzione al di fuori del Parlamento ma al suo interno. E’quello il grande valore delle istituzioni, perché in quel momento rappresenta il popolo in quei cinque anni e solo lì si gioca la partita della crisi, con la costruzione di un governo, oppure l’assenza di una maggioranza. Preciso che l’impossibilità di una maggioranza ed il ritorno alle elezioni è previsto solo nel momento in cui l’istituzione parlamentare non funziona più e mostra di andare verso la paralisi. E’questo un particolare non indifferente, che Salvini ha sottovalutato.

Un governo Pd-M5S sarebbe una scelta sovrana del Parlamento?

Premesso che non condividerò personalmente mai un governo Pd-M5s, osservo che qualora dovesse nascere non avrebbe minore correttezza di quello gialloverde e non violerebbe la democrazia parlamentare. Quando nacque il governo lo scorso anno non lo votai, ma ritenni che aveva tutta la legittimità di poter essere varato. Il Capo dello Stato ha il dovere, in caso di crisi aperta, di verificare maggioranze possibili in Parlamento prima di sciogliere le Camere.

Allora puzzle risolto?

Non solo ci potrebbe essere un governo Pd-M5s ma anche uno di centrodestra, legittimato dai risultati dalle scorse Europee, che trovi i numeri in Parlamento. Qualora si ripresentasse la coalizione del centrodestra noi preferiremmo che questo ipotetico nuovo governo fosse legittimato non dal Parlamento ma da nuove eventuali elezioni. Questa è la strada che preferiamo e mi sembra una soluzione rispettosa per la democrazia e per le istituzioni. Se perdessimo la coscienza che viviamo in una democrazia parlamentare perderemmo anche il conforto delle regole. Non è solo il ricorso alle urne che garantisce la democrazia.

Salvini ha sbagliato i tempi o il merito della crisi?

I tempi. Se riteneva che l’esperienza di governo fosse terminata per via dell’incompatibilità come noi abbiamo sempre sostenuto, allora dopo il risultato delle Europee che ha dato una chiara fotografia delle intenzioni degli italiani, Salvini avrebbe dovuto prenderne atto. C’erano tutti i tempi per spazzare le ombre di una crisi potenzialmente allungabile. Inoltre non siamo stati noi a prendere impegni con l’Europa, ma il governo che ha evitato la procedura di infrazione solo grazie all’intervento del Presidente della Repubblica, che ha messo in campo la propria autorevolezza. Per cui credo che anche Salvini sappia benissimo che più si allungano i tempi più si rischia l’esercizio provvisorio. Aggiungo che i tempi rappresentano la strada da percorrere per raggiungere l’obiettivo e vale quanto il merito.

Ha firmato l’appello del Foglio per una destra non truce: come attuarla?

La politica non deve dimenticare di avere la responsabilità, partendo dalle convinzioni dei singoli, di garantire il bene degli italiani. Mai una scelta deve mettere a rischio il benessere comune, è la ragione per cui vanno meditati tutti i passi. Se avessi la percezione che, anche inconsapevolmente, l’iva potrebbe aumentare per una scelta politica, allora credo saremmo in presenza di una irresponsabilità da parte di tutti. Dovrebbe essere questo il contribito di forze moderate come quelle che hanno siglato l’appello al Foglio.

twitter@FDepalo

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