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Caro Zingaretti, sosteniamo il lodo Grasso (e Renzi). Parola della Geloni

Il Lodo Grasso? Va sostenuto secondo l’ex direttrice di Youdem Chiara Geloni, che affida a Formiche.net un ragionamento per incastonare l’attuale crisi di governo in una logica di interesse nazionale e non di parte. Con un richiamo alla Costituzione.

Spunta il Lodo Grasso, ovvero non votare la mozione di sfiducia a Conte. Solo un’ipotesi o già una strada asfaltata?

Grasso conosce bene i regolamenti parlamentari e i passaggi istituzionali che caratterizzano queste fasi. La sua proposta è interessante: credo che tutto ciò che va nella direzione contraria all’agenda della crisi prestabilita da chi non ha titoli per farlo sia da accogliere. Se Salvini avesse voluto determinare la caduta del governo avrebbe potuto dimettersi, al pari di tutti i suoi ministri.

Ma ha scelto un’altra strada…

Allora ognuno potrà fare le proprie valutazioni. E il Lodo Grasso può essere un modo per far emergere una volontà del Parlamento di dare un’agenda alla crisi diversa da quella leghista. Ovvamente se anche si lasciassero soli Lega e M5s a votare la sfiducia o la fiducia, non significherebbe che la crisi non c’è: solo a certificare che non è la Lega a determinare i passaggi formali.

In questo momento può prevalere una logica di interesse nazionale su una di interesse elettorale senza urlare al biscotto?

Non è che può, deve. Va individuata una logica di interesse nazionale e non di parte. Bisogna rifuggire dal tic di usare termini come biscotto o inciucio per etichettare tutto ciò che, semplicemente, è politica: la parola spetta al Parlamento e la sovranità di decidere alla politica.

Nello schema Ursula rivede il tentativo di Bersani del 2013?

In parte sì, ma la coalizione Ursula comprenderebbe anche Forza Italia che Bersani non incluse a quel tempo. Ma comunque penso che, come dimostrano le parole di Renzi, la strategia di alzare un muro tra Pd e M5s è stata sbagliata. Non è stato un bene per la nostra democrazia non far dialogare grillini e sinistra: inoltre non ha portato bene ad entrambi. Ci ha guadagnato solo Salvini.

Il governo istituzionale avrebbe dei vantaggi?

Quando i governi nascono hanno sempre una maggioranza politica e non hanno mai una data di scadenza. Perché parlare di esecutivo a tempo allora? In questa fase non discuterei di formule ma di due punti nevralgici: chi vuole accontentare Salvini su data del voto e modi, e chi vuole contrastarlo con un’iniziativa diversa da far nascere in Parlamento. So benissimo che uno schema come quest’ultimo rischierebbe di far crescere il sostegno al leghista, ma l’alternativa è fare esattamente ciò che lui vuole.

Si riferisce anche ai suoi alleati che, come riporta l’appello del Foglio per una destra non truce, sono chiamati ad un passo in avanti?

In questo momento credo sia un appello che rischia di cadere nel vuoto, per questo dico che si andrebbe al voto nelle condizioni migliori per Salvini. Non pagherebbe il pegno del fallimento di governo, in quanto tutto l’elettorato di centrodestra è con lui. Anche nel campo del centrosinistra non vedo truppe ben organizzate per affrontare le elezioni.

La crisi attuale presenta connotati davvero inediti per la storia repubblicana italiana: il rischio maggiore è quello relativo all’aumento dell’Iva e alla tenuta dei conti o vede anche un problema di grammatica politica smarrita?

Certamente il secondo, anche se non sottovaluto il fattore economico. Anche del possibile aumento dell’Iva Salvini non pagherebbe pegno, perché potrà dire che è colpa dell’Europa. Come osservato ieri dall’ex premier Enrico Letta, con il referendum del 2016 gli italiani hanno rilegittimato la Costituzione scritta 70 anni fa con un voto che ha bocciato la riforma in senso presidenzialistico che intendeva ridurre il potere del Parlamento. Per cui oggi la crisi si può affrontare ripartendo dalla Costituzione. La nostra Carta dice che quando cade un governo il Parlamento verifica se ci sono le condizioni per una maggioranza alternativa.

twitter@FDepalo

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