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Pd-M5S ok (nonostante Renzi). E a Di Maio consiglio… Parla Domenico De Masi

Quella tra Pd e M5S è l’unica alleanza possibile per non tornare subito al voto, ma non per questo è l’opzione migliore possibile. Tutto quello che succederà da adesso alle prossime elezioni, infatti, è una “perdita di tempo” in attesa di un nuovo pronunciamento degli italiani. Ad esserne convinto è Domenico De Masi, sociologo del Lavoro, ideatore del Reddito di Cittadinanza cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle. Secondo il professore sia M5S che Pd hanno fatto delle grandi giravolte per riuscire ad arrivare al dialogo di questi giorni, ma la chiave di volta è stata l’apertura di Matteo Renzi, che il professore non vede poi così positiva…

Professore, il Movimento 5 Stelle ha scelto di parlare con il Pd?

I 5 Stelle avevano già proposto al Pd di allearsi, la vera svolta è dei democratici.

Ci spieghi meglio…

Forse ricorda come erano andate le cose all’indomani delle elezioni del 4 marzo: come primo approccio i 5 Stelle si erano rivolti alla compagine che aveva vinto le elezioni, cioè il centrodestra composto dalla Lega di Salvini, Forza Italia e Fratelli d’Italia, con la condizione che non ci fosse Berlusconi nel governo, tentativo che andò a vuoto e allora i 5 Stelle si orientarono verso il Partito democratico. Se non sbaglio ci furono 5 giorni di trattative che vennero chiuse poi da Renzi che pur non avendo nessuna carica nel Pd andò da Fazio e dichiarò chiusa ogni possibilità di accordo. Qualsiasi partito lo avrebbe espulso, ma così non andò.

E ora?

Ora i 5 Stelle sono di nuovo in difficoltà con la destra e il Partito democratico è disposto a dialogare. Entrambi i contendenti hanno fatto una giravolta di 360 gradi.

Come vede la mossa di Renzi: pura strategia o scelta di responsabilità verso il Paese?

Vede, gli psicologi dicono che esistono 9 tipi di intelligenza: chessò, l’intelligenza matematica – che io non ho -, l’intelligenza musicale – che io non ho -, insomma ce ne sono di vario tipo. Secondo me Renzi ne ha tante, di queste intelligenze, tranne quella politica.

Perché?

Propone sempre le cose nel momento in cui sono più dannose, perché proposta da lui, l’alleanza di governo con i 5 Stelle, viene presa come una giravolta furbastra e non come un fatto strategico, almeno a me così pare.

Eppure l’accordo con il Pd sembra al momento il più probabile…

Ma perché è nell’ordine delle cose, nonostante l’abbia proposto Renzi, non grazie al fatto che l’ha proposto Renzi.

Cosa pensa che farà Conte oggi?

Io credo che Conte sia il presidente del Consiglio più probabile per un eventuale governo di coalizione, quindi si comporterà di conseguenza, cioè attaccherà Salvini e poi cercherà di sistemare le pedine per una sua permanenza alla presidenza del Consiglio. L’importante, però, sono i possibili scenari da qui a sei mesi, non quello che succede oggi o domani.

Ossia?

Da qui a sei mesi o c’è un governo di destra-destra con Salvini leader o un governo di centrosinistra: queste sono le due alternative al momento in cui si andrà al voto. C’è poco da fare, tutto il resto da qui al voto non è altro che una perdita di tempo per il Paese. D’altra parte se si andasse al voto oggi i risultati sarebbero disastrosi, ossia a favore di Salvini.

Parliamo un po’ del Movimento 5 Stelle. Che bilancio fa dell’anno di governo con la Lega?

Ci sono diversi livelli di cui bisogna tenere conto. A livello di obiettivi raggiunti sono gli unici ad aver ottenuto gran parte di quello che volevano, penso al decreto dignità, al Reddito di Cittadinanza e ora stanno portando avanti il reddito minimo. È come se avesse funzionato soltanto un ministero, quello del Lavoro. La compagine dei 5 Stelle è quella che si è interessata di più dei poveri, se ci pensa, ma come sappiamo interessarsi dei poveri non rende.

Elettoralmente?

I poveri non sono riconoscenti, non lo sono stati mai. È quello che Marx chiamava sottoproletariato. Prendono il sussidio e poi votano Salvini.

Poi, di che altri obiettivi parliamo?

Beh sono riusciti a fermare il progetto di autonomia del nord, almeno nei termini in cui la voleva Salvini, quindi i risultati politici ci sono. Salvini ha ottenuto i decreti sicurezza che sono incostituzionali e impopolari, e secondo me sono la ragione per cui lui ora cade.

Perché?

Credo che anche molti dei suoi, sia compagni di strada che votanti, non volevano una drasticità così poco cattolica, diciamo, come la sua. Ha certamente approfittato della situazione, chiunque l’avrebbe fatto al suo posto, ma non ha tenuto conto del fatto che l’Italia non ha mai amato i pieni poteri a un solo uomo. Tutto sommato la memoria di Mussolini è ancora recente, ci sono molti come me che sono nati durante il fascismo e non hanno dimenticato cosa siano stati quegli anni.

Però gli elettori, comunque, sono passati da M5S alla Lega…

Certo, elettoralmente per i 5 Stelle è stato un disastro. Al momento delle ultime politiche dentro la loro pancia c’era 1milione e 800mila ex Pd, che devo dire non sono stati molto riconoscenti verso i 5 Stelle che hanno fatto politiche, come dicevo prima a favore dei poveri, lontane dal Pd neoliberista da cui si erano allontanati.

Questo eventuale accordo con il Pd potrebbe aiutare i 5 Stelle, elettoralmente?

Ci sono tre Pd: quello di Zingaretti, quello di Renzi e quello di Calenda. Il Pd di Calenda è neoliberista, non si capisce infatti perché lui voglia fare del neoliberismo dentro il Pd, come se a me piacessero le bionde ma sposassi una mora e le chiedessi poi di ossigenarsi i capelli. Questo è uno dei Pd, peraltro molto minoritario.

Poi?

Poi c’è il Pd di Renzi, che è minoritario nel Paese ma maggioritario nel Gruppo del Pd in Parlamento, perché la maggioranza degli eletti sono renziani. La base del Pd invece è prevalentemente zingarettiana, e a dimostrarlo sono le ultime elezioni primarie.

Quale Pd parla con i 5 Stelle?

Il Pd di Zingaretti ha già un accordo collaudato con i 5 Stelle in Regione Lazio, quindi su quel modello si può lavorare anche sul nazionale. Renzi è quanto di più lontano dai 5 Stelle, perché lui è neoliberista. La vera differenza oggi nel mondo è tra socialdemocratici e neoliberisti. Questa è la vera unica differenza che è rimasta, tra destra e sinistra, anche se Di Maio sostiene che non esiste più.

A proposito di Di Maio, come valuta la sua leadership in quest’anno?

Credo che Di Maio abbia imparato molto. Gli italiani sono 60milioni, un solo italiano su 60milioni, di 32 anni, è stato deputato due volte, vicepresidente della Camera, vicepresidente del Consiglio, ministro del Lavoro, dello Sviluppo Economico e responsabile di un Movimento. Nessun italiano, a 32 anni, può vantare un curriculum simile. Cosa dovrebbe fare adesso?

Che cosa?

Fossi in lui, siccome i suoi oppositori soprattutto radical-chic, dicono che parla male l’italiano, l’inglese, però è l’unico ad avere il cv che ha, ecco io se fossi in lui me ne andrei alla London School of Economics, prenderei una splendida laurea, poi prenderei in altri due anni uno splendido master e a 38 anni tornerei essendo l’italiano più preparato in politica.

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