La cronaca non aspetta la soluzione delle crisi politiche e, a cavallo del tentativo di accordo tra Movimento 5 stelle e Pd e delle consultazioni del Presidente della Repubblica, un’altra imbarcazione di una ong animerà il dibattito sull’immigrazione. Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha firmato il divieto di ingresso nelle acque italiane della nave Eleonore, di proprietà della ong tedesca Lifeline e battente bandiera olandese, che il 26 agosto ha raccolto 101 migranti al largo della Libia.
Diversamente da quanto avvenuto a Ferragosto, questa volta il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, e quello delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, hanno firmato lo stesso divieto, tanto che dal Viminale si parla di “soddisfazione per la ritrovata compattezza del governo”.
La novità è proprio questa perché, in attesa di capire quanti minori o persone in difficoltà siano a bordo della Eleonore, la scelta dei due ministri del M5s a metà agosto fu motivata da ragioni di umanità e dalle sofferenze patite in Libia da chi era a bordo della Open Arms, con furibonda reazione di Salvini. Stavolta tutto sta proseguendo secondo quanto previsto dal decreto sicurezza bis proprio mentre se ne discute l’abolizione nelle complesse trattative per la formazione del nuovo governo. Solo nelle prossime ore si potrà capire se la “ritrovata compattezza” sia casuale o invece un preciso segnale politico del Movimento al Pd e alla Lega.
Il tema dei flussi migratori continuerà ad avere un peso notevole sugli equilibri politici: poco dopo il salvataggio di quel centinaio di persone, un naufragio è avvenuto al largo delle coste libiche di Khums e un primo bilancio parla di 65 o 90 persone salvate (a seconda delle fonti) e di circa 40 morti secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni. Inoltre, in due giorni la Guardia costiera tunisina ha intercettato un peschereccio con 94 persone a bordo dirette in Italia, di cui 56 tunisini e 38 di varie nazionalità, e ha salvato 18 migranti in difficoltà recuperando anche un cadavere. Entrambe le operazioni sono avvenute al largo di Sfax.
Proprio la notevole presenza di tunisini a Lampedusa contribuisce ad alimentare le tensioni sull’isola: la Tunisia è uno dei pochissimi Stati con i quali l’Italia ha un accordo di riammissione, ma il sindaco di Lampedusa, Totò Martello, lamenta che i tunisini non vengano rapidamente rimpatriati nonostante l’hotspot contenga 182 persone, il doppio del previsto, mentre alcuni di loro continuano a commettere reati. Problemi smentiti dal questore di Agrigento, Maria Rosa Iraci: è tutto sotto controllo.